Bce pubblica verdetto Srep, come hanno fatto banche italiane? Intanto su tassi negativi è alert bolla Mersch
La vigilanza della Bce ha reso noti i risultati del processo di revisione e valutazione prudenziale Srep: la buona notizia è che sono solo sei le banche dell’Eurozona, sulle 109 complessive esaminate, ad essere state bocciate, in quanto con un CET1 non ritenuto sufficiente.
Equita SIM fa il punto su quanto emerso dal processo Srep in una nota:
“La Bce ha pubblicato oggi i risultati aggregati del processo di revisione e valutazione prudenziale SREP, condotto nel 2019. Il requisito medio complessivo CET1 è pari al 10,6%, mentre il requisito di secondo pilastro (Pillar 2 requirement) è stato pari in media al 2,1%, entrambi invariati rispetto al 2018″.
“Tra le criticità emerse dall’analisi svolta dalla vigilanza per gli istituti europei – rileva Equita SIM – si segnalano:
- profittabilità al di sotto del costo del capitale e necessità di garantire sostenibilità ai modelli di business.
- deterioramento della governance interna negli ultimi anni
“Si evidenzia invece come la vigilanza abbia sottolineato miglioramenti significativi a livello aggregato in termini di asset quality e che gli istituti con alti NPE Ratio stanno convergendo verso gli obiettivi regolamentari. Viene confermato il focus sul processo di miglioramento del rischio di credito”.
Su come hanno performato le banche italiane nel processo Srep, Equita scrive:
“Nel caso delle banche italiane che hanno già pubblicato i dati, ricordiamo che il requisito di secondo pilastro è sceso di 25 bps per Unicredit(1,75%), è rimasto stabile per Monte dei Paschi (3%), Ubi Banco BPM (2,25%), BPER (2%) e Credem (1%), mentre è salito per la Banca Popolare di Sondrio (da 2,25% a 3%). Le decisioni relative alla valutazione SREP si applicano nel 2020″.
Tornando al problema della redditività delle banche, c’è da dire che la politica di tassi negativi continua a dividere la Bce.
Nell’era post Draghi, e in quella appena inaugurata da Christine Lagarde, si è parlato di una Bce più unita, che ha superato vecchie fratture interne. Ma forse non tutte le divisioni sono state superate.
Sicuramente guarda con preoccupazione al permanere dei tassi al di sotto dello zero Yves Mersch, banchiere della Bce visto che, in un discorso insolitamente allarmante proferito nella giornata di ieri sui rischi di tassi troppo bassi, ha detto chiaramente che è possibile che la politica monetaria ultra espansiva della Bce stia alimentando la formazione di bolle di asset.
“La vigilanza è particolarmente giustificata alla luce di alcuni segnali, che indicano che la politica monetaria sta incoraggiando l’assunzione del rischio e contribuendo a una inflazione dei prezzi degli asset e alla disuguaglianza tra i redditi”, ha detto Mersch che, in passato, aveva criticato la politica monetaria accomodante della Bce.
Il banchiere, in particolare, ha sottolineato che, soprattutto nel mercato immobiliare, i prezzi sono elevati, fattore che “potrebbe scatenare crisi future”.
Tornando al processo Srep, è emerso che ci sono sei banche che non hanno fatto bene i loro compiti, nel senso che hanno presentato livelli patrimoniali inferiori a quelli richiesti. Solo sei istituti dell’Eurozona, sui 109 complessivi che sono stati esaminati. A questi, ha precisato Francoforte, è stato chiesto di conseguenza di aumentare il Core Equity Tier 1 (CET1) ratio.
Nessuna sorpresa per le banche italiane che avevano già comunicato i loro requisiti nel mese di dicembre. Così ha commentato il numero della Vigilanza della Bce, Andrea Enria. La vigilanza Bce si dice “sostanzialmente soddisfatta del livello complessivo di adeguatezza patrimoniale degli enti significativi sottoposti alla nostra vigilanza”.
Enria ha aggiunto che “la maggior parte degli enti significativi detiene livelli di capitale Cet1 superiori ai requisiti e agli orientamenti patrimoniali complessivi”.
Detto questo, oltre al nodo redditività, c’è anche quello rappresentato da alcuni casi di gestione e di condotta delle banche dell’Eurozona. La vigilanza ha citato infatti episodi di “gestione inefficace da parte degli organi di amministrazione e di lacune nei controlli interni” , parlando anche di “rischi di condotta” in aree che rivelano, tra l’altro, un “notevole deterioramento”. Di conseguenza, lo scopo di Francoforte è di rendere più stringente “la valutazione sulla sostenibilità dei modelli imprenditoriali” e di continuare a chiedere alle “banche di accrescere l’efficacia dei loro organi di amministrazione”.
Sul fronte redditività, la Bce ha avvertito che “una valutazione dei modelli imprenditoriali ha mostrato che gli utili della maggior parte degli enti creditizi significativi sono inferiori al costo del capitale”. Fattore, ha messo in evidenza la vigilanza della Bce che “ostacola la loro capacità di generare capitale in modo organico e di emettere nuovo capitale di rischio.