Bce, Nowotny attacca Trump su manipolazione dollaro. Euro scende a minimo tre settimane
La Bce perde la pazienza e accusa gli Stati Uniti, per voce del membro del suo Consiglio direttivo Ewald Nowotny, di manipolare il dollaro. Nowotny – governatore della banca centrale austriaca, non ha certo fatto ricorso a quell’aplomb britannico tipico del numero uno della banca centrale europea, Mario Draghi che, nel corso della sua prima conferenza stampa del 2018 post decisione tassi, aveva comunque puntato il dito contro la strategia Usa ribassista sul dollaro.
In un’intervista rilasciata al quotidiano austriaco Wiener Zeitung, Nowotny ha usato parole decisamente più dure, che hanno fatto precipitare il rapporto euro-dollaro fino al minimo in tre settimane.
Stamattina, la moneta unica rimane sotto la soglia di $1,23, in lieve calo sul dollaro, con il rapporto eur-usd in flessione -0,03%, a $1,2260.
Alla domanda se il presidente americano Donald Trump rappresenti un fattore di incertezza per l’economia e la finanza globale, il membro senior della Bce ha così risposto:
“Sì, assolutamente. Sono due le cose che ci sorprendono davvero tanto. Da un lato, il fatto che il Tesoro Usa stia intenzionalmente mettendo sotto pressione il dollaro, e intenda mantenerne basso il valore. Dall’altro lato, non c’è stato nessuno tra quelli che sono vicini a Donald Trump – e di persone ragionevoli attorno al presidente ce ne sono – che abbia avuto su di lui e sulla sua politica un’influenza positiva”.
Le parole di Nowotny si riferiscono alle dichiarazioni rilasciate a fine gennaio da Davos, in occasione del World Economic Forum, dal segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin.
Mnuchin aveva detto che la debolezza del biglietto verde non lo preoccupava, e che anzi fosse positiva per l’economia americana, in termini di commercio e di altre opportunità.
Le dichiarazioni avevano scatenato forti sell off sulla valuta Usa, che aveva scontato i timori sul rischio che gli Stati Uniti decidessero di imbarcarsi in una guerra valutaria.
Successivamente, intervenendo anche lui da Davos, Trump aveva affermato che “il dollaro sarebbe diventato sempre più forte e che, alla fine, quello che desiderava vedere era proprio “un dollaro forte”. Secondo Trump, le parole di Mnuchin erano state fraintese.
Indubbiamente le varie contraddizioni emerse con le dichiarazioni di Mnuchin e Trump avevano finito per generare il caos sul mercato del forex.
Era stato poi lo stesso presidente della Bce, Mario Draghi, pur non facendo nomi, a lanciare una frecciatina all’America di Trump, nel momento in cui aveva detto che le oscillazioni sul forex erano state provocate in gran parte dal miglioramento dei fondamentali dell’economia, ma in parte anche dai commenti rilasciati da “qualcuno al di fuori della Bce (chiaramente il riferimento è alle parole di Mnuchin)”.