Bce esclude Italexit e nuova crisi euro post pandemia. Lagarde minimizza su boom debiti ma c’è il paper che avverte sui conti pubblici
Italexit o Italia fuori dall’euro? Il numero due della Bce Luis de Guindos non ci crede e non condivide la preoccupazione di diversi analisti, che ammettono il rischio di un debito-Pil del paese destinato secondo Fitch a balzare al 156% nel 2020, e che segnalano il populismo che avanza.
Non ci crede neanche la numero uno della Bce Christine Lagarde che, in occasione di un evento online dedicato ai giovani, afferma di non temere che si possa verificare una crisi dell’euro a seguito della pandemia, e per colpa del balzo dei debiti. Balzo dei debiti inevitabile visto che, per mettere in sicurezza le rispettive economie, i governi stanno lanciando diversi stimoli fiscali:
“Sicuramente no – ha detto Lagarde – Non siamo preoccupati al momento per i debiti (dei paesi dell’Eurozona). E non ci sarà alcuna crisi dell’euro a causa dei debiti pubblici più alti, visto che i debiti stanno aumentando in tutto il mondo”. Anzi, far salire i debiti in un contesto del genere, caratterizzato dalle gravi conseguenze dell’emergenza coronavirus COVID-19 sull’economia, “è stata la cosa giusta da fare”.
In ogni caso, più che il debito è il costo per servirlo che è importante: e con la bassa inflazione e i tassi di interese negativi, Lagarde fa notare queste spese sono estremamente basse. L’ex direttrice dell’Fmi sembra commentare implicitamente anche quanto scritto dal Washington Post nelle ultime ore:
“Se non si lancerà un qualche tipo di salvataggio finanziaerio, l’Italia potrebbe essere costretta a uscire dall’euro, portandosi dietro altri paesi altamente indebitati”.
Discorso simile a quello fatto dal vicepresidente della Bce:
“Non la metterei in quel modo – ha detto de Guindos rispondendo al rischio di una Italexit e/o di un’Italia che esca dall’euro – credo che qui la cosa importante da considerare sia la necessità di mettere in prospettiva la risposta politica”.Ovvero? “La chiave è la politica fiscale…e, vedete, nel breve termine con la pandemia e la crisi che stiamo soffrendo, una risposta fiscale nazionale ma anche paneuropea sarà assolutamente necessaria”.
Il funzionario parla in attesa della proposta sul Recovery Fund da parte della Commissione europea di Ursula von der Leyen, attesa per oggi. Il debito italiano, dunque? “Sicuramente, alla fine della pandemia, il valore del debito pubblico sarà più alto. Ma l’alternativa di non fare nulla è molto peggio”, ha detto. “Sarebbe molto peggio, in termini di crisi. E sarebbe molto peggio anche nella fase di ripresa”.
Insomma, a suo avviso la priorità ora è su risposte fiscali nazionali ed europee che siano “forti e potenti”. Ai debiti ci si penserà dopo. Idem Lagarde. Ma dopo quando?
Occhio infatti al rapporto Financial Stability Review (FSR) di maggio che la Bce ha appena pubblicato, da cui emerge che l’esplosione del coronavirus ha aumentato i rischi sulla stabilità finanziaria dell’area euro.
“Anche se il tasso dei contagi sta diminuendo in molti paesi, l’impatto sull’economia e sui mercati ha portato alla luce, aumentandole, le vulnerabilità esistenti nella stabilità finanziaria dell’area euro. I rischi alla stabilità finanziaria potrebbero crescere, visto che queste vulnerabilità interagiscono con la pandemia”.
Le vulnerabilità, si legge ancora, “includono prezzi degli asset particolarmente elevati, sostenibilità dei debiti sovrani e corporate e redditività debole delle banche”. Non per niente, il titolo del rapporto è “Bce: la pandemia aumenta i rischi alla stabilità finanziaria”.
“In particolare le banche dell’area euro, sebbene ora meglio capitalizzate, faranno probabilmente fronte a perdite significative e a una ulteriore pressione sulla redditività – si legge ancora nell’analisi, commentata dallo stesso de Guindos:
“La pandemia ha provocato una delle contrazioni economiche più forti della storia recente, ma misure ad ampio raggio hanno impedito il crollo finanziario. Tuttavia, le ripercussioni della pandemia sulle prospettive di redditività delle banche e sui conti pubblici di medio termine dovranno essere affrontate, in modo tale che il nostro sistema finanziario continui a sostenere la ripresa economica”.
Insomma, nel breve termine nessun panico sui debiti. Ma già nel medio, le finanze pubbliche torneranno a essere osservate speciali.