Notizie Notizie Mondo Bce, Draghi terrà a bada i falchi. Tre motivi per farlo tra cui rischio Italia e protezionismo Trump

Bce, Draghi terrà a bada i falchi. Tre motivi per farlo tra cui rischio Italia e protezionismo Trump

Pubblicato 6 Marzo 2018 Aggiornato 8 Marzo 2018 14:52

Venti di protezionismo con il rischio sempre più alto che nel mondo esplodano guerre commerciali, incognita Italia dopo i risultati delle elezioni politiche italiane dello scorso 4 marzo e tracollo del sentiment degli investitori, come certificato dalla performance dell’indice relativo Sentix. Mario Draghi, numero uno della Bce, ha più di una ragione per tenere a bada i falchi, nel prossimo Consiglio direttivo della banca centrale che si terrà dopodomani 8 marzo.

A poco più di un mese rispetto all’ultima riunione di gennaio, il quadro è cambiato: nell’ultimo meeting, la Bce aveva parlato non solo dell’espansione economica robusta dell’Eurozona, ma anche di minori rischi di incertezze geopolitiche e di protezionismo. Ci ha pensato il presidente americano Donald Trump a rinfocolare il rischio di protezionismo, annunciando i dazi sull’alluminio e sull’acciaio e anche dazi sul settore dell’auto europeo. Dal canto suo, in base a una bozza a cui Bloomberg ha avuto accesso, la Commissione europea sta lavorando a dazi che andrebbero a colpire articoli di abbigliamento, calzature e acciaio made in Usa, oltre che un gruppo selezionato di prodotti industriali, tra cui le moto Harley-Davidson, il Bourbon e i Jeans Levi’s.

Già queste due ragioni – elezioni politiche italiane e rischi di protezionismo – sarebbero sufficienti a rimandare qualsiasi cambiamento di politica monetaria. Un terzo motivo è rappresentato dalla sorpresa Sentix, ovvero dell’indice che monitora il sentiment dell’Eurozona, che è capitolato al minimo in quasi un anno.

Il dato, che monitora la fiducia degli investitori nell’Eurozona, ha subito un netto calo a marzo, scontando un deterioramento che ha colpito soprattutto la Germania, e scendendo così dai 31,9 di febbraio a 24 punti nel mese di marzo. Gli analisti avevano previsto un calo limitato a 30,9 punti.

Nel commentare il crollo del Sentix, il ricercatore Manfred Huebner – che fa ricerche proprio sul dato – ha detto a Reuters che “i commenti del presidente americano Donald Trump sull’introduzione di dazi doganali su alcuni prodotti non ha allarmato solo la Commissione europea” e che “anche gli investitori hanno reagito”.

Il Sentix tedesco, in particolare, è precipitato da 36,2 punti dello scorso mese a 29,1 punti, con il sottoindice delle aspettative crollato da 5,5 a -2,5, al minimo dal febbraio del 2016,

“Il motore della crescita tedesca sta chiaramente iniziando a incepparsi”, ha affermato ancora Huebner, che ha poi sottolineato che gli investitori sono rimasti delusi anche dall’accordo per la Grosse Koalition siglato tra i conservatori della cancelliera Angela Merkel e i socialdemocratici dell’SPD: accordo che ha ricevuto il benestare dei socialdemocratici nel referendum indetto lo scorso 4 marzo, lo stesso giorno del voto in Italia. L’esperto ha sottolineato che sia le minacce di Trump sui dazi – che secondo gli analisti andrebbero a colpire soprattutto i colossi dell’auto tedeschi – che l’intesa Merkel-Schulz, secondo gli investitori, potrebbe mettere a rischio il boom economico della Germania.