Bce: Draghi, economia in rafforzamento ma pesano fattori esterni. Pronti a fare di più se necessario
Nonostante il miglioramento del contesto macro europeo, il raggiungimento del target di inflazione del 2% potrebbe necessitare più tempo del previsto. È quanto ha dichiarato il n.1 della Banca centrale europea Mario Draghi nel corso di un intervento di fronte alla Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo.
“Nel corso dell’estate, la produzione industriale e altri indicatori che misurano l’andamento dell’attività economica hanno evidenziato una certa tenuta ma, allo stesso tempo, dal contesto macroeconomico sono emerse nuove criticità”. “Le nostre proiezioni macro di settembre hanno evidenziato un indebolimento della ripresa e una crescita più lenta del tasso di inflazione” che, nel brevissimo periodo, “è stimato in area zero per cento ed entro la fine dell’anno dovrebbe tornare a crescere”. Secondo il chairman, “ci vorrà più del previsto per un ritorno (e una stabilizzazione) a livelli che consideriamo sufficientemente vicini al 2%”.
Tre le cause principali del ritardo: il rallentamento della crescita nei mercati emergenti, il rafforzamento dell’euro e la caduta dei prezzi del petrolio. “Il risultato è che sono emersi nuovi rischi al ribasso sul fronte della crescita e dell’andamento dei prezzi”.
Draghi ha poi rimarcato che le misure messe in campo dall’Eurotower “continuano ad avere un impatto favorevole sul costo e sulla disponibilità di credito per imprese e privati” e “hanno prevenuto il peggioramento delle condizioni finanziarie per l’economia reale nonostante la crescita della volatilità”. “La discesa dei costi per indebitarsi sta rafforzando la domanda domestica sostenendo i consumi di beni durevoli e stimolando gli investimenti delle piccole e medie imprese”, fattori che rendono l’economia europea “più resistente agli shock esterni”.
In conclusione, “se i fattori ribassisti dovessero influenzare l’outlook di inflazione nel medio termine più di quanto attualmente stimiamo, siamo pronti ad agire”. La flessibilità del piano di acquisto assset permette alla Bce di “modificarne la dimensione, la composizione e la durata” nel caso in cui “ulteriori stimoli monetari dovessero rendersi necessari”.