Notizie Notizie Mondo Bce-Day, è il momento della verità sul QE europeo: ecco le ultime attese prima della riunione

Bce-Day, è il momento della verità sul QE europeo: ecco le ultime attese prima della riunione

22 Gennaio 2015 08:45
Il Bce-Day è finalmente arrivato. Oggi il mondo intero avrà gli occhi puntati su Francoforte, dove si tiene la prima riunione del 2015 del consiglio direttivo della Banca centrale europea (Bce). L’attenzione è rivolta in particolare alla conferenza stampa del presidente Mario Draghi che ha inizio, come di consueto alle 14.30 nel corso della quale dovrebbe essere annunciato ufficialmente il tanto discusso “quantitative easing” in salsa europea, il cosiddetto allentamento quantitativo. Una manovra già utilizzata con successo negli Stati Uniti dalla Federal Reserve, ma anche dalla Bank of England in Gran Bretagna e dai giapponesi della Bank of Japan. Quella odierna è una riunione storica: per la prima volta, la Bce è chiamata a pronunciarsi sul piano di acquisto di titoli di stato per rilanciare l’economia della zona euro. 
 
Se non esistono quasi più dubbi sul lancio del QE europeo (nonostante l’avversione al QE di alcuni membri del consiglio direttivo, in particolare quella manifestata dal numero uno della Bundesbank, Jens Weidmann), gli ultimi interrogativi dei mercati ruotano attorno a due questioni: l’entità del programma e come verrà implementato. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, che cita fonti vicine al dossier, la Banca centrale europea avrebbe intenzione di lanciare un piano di acquisto di titoli di Stato per 50 miliardi di euro al mese fino alla fine del 2016. L’avvio del  programma dovrebbe partire a marzo. Il condizionale rimane però d’obbligo: le discussione odierne all’interno del board potrebbero modificare le attese che si rincorrono da giorni. 
 
Per Andrew Bosomworth, responsabile del portfolio management di Pimco in Germania, la Bce implementerà un programma di acquisti di titoli su larga scala compreso tra 500 e 1.000 miliardi, focalizzato sui titoli di Stato e che probabilmente includerà qualche forma di condivisione parziale del rischio. 
“Ci aspettiamo che il QE della Bce – afferma Bosomworth – abbia un effetto simile ai programmi già lanciati in passato dalle atre banche centrali, come negli Stati Uniti da parte della Fed”. “E’ importante rimarcare – aggiunge l’esperto di Pimco – che l’impatto desiderato del Qe sull’economia dipenderà dalla risposta dei governi della zona euro “. 
 
Il team macro di Exane BNP Paribas si aspetta che la Bce annunci un QE sovrano di ammontare superiore a 500 miliardi su un orizzonte di due anni dando mandato alle banche centrali nazionali di acquistare il proprio debito sopportandone il rischio per un ammontare massimo pari al 20% dell’outstanding obbligazionario nazionale mentre l’Istituto di Francoforte potrebbe compare direttamente debito sovra-nazionale (o una minore quota di debito pubblico) condividendone il rischio con i governi dell’Eurozona.
“Sebbene il mercato, a seguito dell’acceso dibattito di questi mesi, dei rumours circolati e delle interviste rilasciate dai componenti del consiglio direttivo della Bce, integri già il lancio di un QE giovedì – osservano da Exane BNP Paribas – ciò non preclude  che i mercati azionari europei possano rispondere positivamente qualora vi sia un impegno credibile in termini di size degli acquisti e di azioni future”.
 
Ma il QE sarà in grado di risolleverà le sorti dell’economia della zona euro? 
“Il QE è necessario ma non sufficiente per trasformare radicalmente l’economia europea“. È questo il parere di Andrew Milligan, head of global strategy di Standard Life Investments, secondo cui “una banca centrale favorevole può aiutare, tuttavia ci sono una serie di questioni complesse che la zona euro deve affrontare”. Tra queste, il  sistema bancario, ad esempio, non ha avuto lo stesso grado di sostegno che il TARP (Troubled Asset Relief Programme) ha avuto negli Stati Uniti per rafforzare i bilanci. 
I mercati del lavoro sono flessibili in alcuni paesi, come la Germania, ma in generale nella regione le rigidità sono evidenziate da livelli di disoccupazione strutturalmente alti. Laddove un certo numero di economie periferiche hanno fatto molto in termini di riforme strutturali, la Francia e l’Italia sono in ritardo. Infine, il programma della BCE sarebbe più efficace se accompagnato da una significativa espansione fiscale da parte dei governi nazionali. 
“Tuttavia, la Germania si oppone, anche se il suo bilancio è tornato a segnare un piccolo surplus – aggiungono da Standard Life Investments – Per quanto riguarda il QE, se la BCE rifiuterà di condividere i rischi, richiedendo che ogni banca centrale nazionale acquisti esclusivamente il debito del proprio paese, emergeranno nuove preoccupazioni sul futuro del progetto europeo, soprattutto se la regione dovesse tornare in recessione“.