Bazooka banche centrali non basta. Mondo chiude per COVID-19, JP Morgan, Citi & Co dicono STOP ai buyback
Banche centrali dispiegano i loro poteri: c’è l’azione concertata pro-liquidità e antivirus che vede protagoniste la Bce, la Bank of Canada, la Bank of England, la Bank of Japan, la Federal Reserve e la Swiss National Bank; c’è la Bank of Japan, che decide di raddoppiare gli acquisti annuali di ETF; ci sono poi le banche centrali di Corea, Nuova Zelanda, che si affannano a seguire l’esempio della Fed di Jerome Powell, che ha scioccato i mercati con il suo secondo intervento di emergenza in due settimane appena. E c’è anche la voglia di QE della Reserve Bank of Australia (RBA), la banca centrale australiana, che oggi ha iniettato 3,6 miliardi di dollari di liquidità nel sistema finanziario australiano, dicendosi pronta anche ad acquistare titoli di stato australiani.
Critiche a parte – le ultime hanno investito la Bce di Christine Lagarde – sebbene di diversa entità, chi più chi meno i bazooka anti-coronavirus le banche centrali di tutto il mondo lo stanno lanciando e in modo anche coordinato.
Eppure l’azionario globale continua a essere assediato dalle vendite: non solo i futures sul Dow Jones sono immediatamente crollati di oltre -800 punti nonostante l’annuncio della sorpresa Fed: oggi tornano a scivolare anche le piazze europee, in media con ribassi dell’8%, così come prima sono precipitate le borse asiatiche. Vittima illustre dell’area Asia-Pacifico è stata sicuramente la borsa di Sidney, che ha sofferto il tonfo record della sua storia, capitolando di quasi -10%.
Intervistato da Marketwatch Steve Englander, responsabile della divisione di ricerca globale sul forex dei paesi del G10 e della divisione di strategia macro per il Nord America della divisione newyorchese di Standard Chartered Bank, commenta le misure varate dalla Fed, affermando che si tratta di una mossa che “permette alle banche di accedere a un credito molto conveniente. Tuttavia, non è chiaro quanto di questo allentamento del credito si estenderà alle aziende e alle famiglie”.
Inoltre, il mondo intero sta chiudendo i battenti e adottando la quarantena, a causa del timore contagi del coronavirus. La gravità della situazione è stata certificata anche dal fatto che otto tra le principali banche Usa hanno annunciato con una nota che, nel corso del secondo trimestre, fermeranno le operazioni di buyback azionari, “in linea con il nostro obiettivo congiunto di utilizzare il nostro capitale e la nostra liquidità significativi per fornire il massimo sostegno alle persone, alle piccole imprese, e all’economia in senso più ampio, attraverso i prestiti e altri servizi importanti”. Le otto banche sono JP Morgan, Citigroup, Wells Fargo, Goldman Sachs, Morgan Stanley, Bank of New York Mellon, State Street, Bank of America.
“La pandemia COVID-19 è una sfida per il mondo e l’economia globale senza precedenti e le banche americane più grandi hanno un’abilità e un impegno indiscutibili a sostenere i clienti, i consumatori e la nazione – si legge nel comunicato del gruppo Financial Services Forum, che rapppresenta le banche.
Tutto questo, mentre il virus continua la sua marcia in America, e New York decide di chiudere le scuole, scatenando così la corsa ai supermercati della città.
Gli economisti di Goldman Sachs tagliano le stime sul Pil Usa, prevedendo una forte contrazione dell’attività economica Usa per i giorni rimanenti di marzo e per tutto il mese di aprile.
Motivo: “il timore del virus porta i consumatori a continuare a tagliare le spese per i viaggi, l’intrattenimento e i ristoranti. Le interruzioni nelle catene di approviggionamento che stanno emergendo e il recente irrigidimento delle condizioni finanziarie assesteranno un altro colpo alla crescita. (..) Prevediamo una crescita del Pil su base reale dello zero per cento nel primo trimestre (dal +0,7% stimato in precedenza), una contrazione del 5% nel secondo trimestre (dallo zero), una espansione del 3% nel terzo trimestre (dal +1% precedente), e del 4% nel quarto trimestre” con ulteriori forti rialzi (del Pil) a inizio 2021. Questo porta a rivedere al ribasso le nostre previsioni per il Pil del 2020 dal +1,2% precedente al +0,4%”.
Ovviamente, gli economisti sottolineano che “l’incertezza su questi numeri è molto più grande rispetto alla normalità”.
Banche centrali non bastano più: cosa vogliono i mercati
Lo Stoxx Europe affonda dopo aver bruciato la scorsa settimana il 18% del suo valore. A Wall Street il rischio circuit breaker è sempre presente, dopo che nel mercato dei futures sono scattati i limiti a causa di perdite superiori al 5%. Cosa vogliono di più i mercati dalle banche centrali di tutto il mondo?
Un avvertimento alla Fed di Jerome Powell arriva con un tweet di Nouriel Roubini, che scrive chiaramente che “la palla ora passa al Congresso ora”, visto che, anche se la Fed ha lanciato un suo bazooka, senza uno stimolo fiscale pari al 3% del Pil che la Fed possa successivamente monetizzare con il suo QE da $700 miliardi (che è appunto pari al 3% del Pil), quel bazooka sarà vuoto e inefficace“.
D’altronde le misure che arrivano dal mondo intero non sono affatto rassicuranti: il numero dei contagiati in Italia continua a salire, mentre gli Stati Uniti hanno esteso il divieto di viaggiare al Regno Unito e all’Irlanda e la Germania ha annunciato di star chiudendo parzialmente i propri confini.
La Francia ha chiuso i suoi famosi café e ristoranti, e l’Olanda ha intimato ai suoi coffee shop che vendono cannabis di chiudere fino al prossimo 6 aprile.
Da qualche giorno H&M ha deciso di chiudere tutti i suoi punti vendita, in via temporanea, in Italia: la catena svedese di negozi di abbigliamento ha chiuso poi in via temporanea durante il fine settimana anche i negozi di Polonia, Spagna, Repubblica Ceca, Bulgaria, Belgio, Francia e, in parte, Grecia. Tutti i punti vendita di Austria, Lussemburgo, Bosnia Herzwgovina, Slovenia e Kazakhstan chiudono a partire da oggi.
Il Kuwait, il Qatar e l’Arabia Saudita hanno chiuso i confini per la prossima notte, chiudendo anche ristoranti e luoghi di intrattenimento. Gli Emirati Arabi Uniti hanno deciso invece per lo stop ai visti di ingresso, a partire dalla giornata di mercoledì, 18 marzo.
Apple ha annunciato che chiuderà tutti i suoi punti vendita a parte quelli della Cina continentale fino al prossimo 27 marzo, motivando la scelta con il fatto che ora il focolaio del coronavirus si è spostato in Europa e negli Stati Uniti, come emerso anche nelle ultime ore dalla Cina, dove lo scorso venerdì si sono registrati ‘solo’ 11 nuove infezioni e 13 decessi a causa del COVID-19. Apple ha circa 500 negozi retail in tutto il mondo, tra cui centinaia negli Stati Uniti, che hanno inciso per il 31% delle vendite da $260 miliardi che il gruppo ha riportato nell’anno terminato lo scorso settembre del 2019.