Banche italiane e la spina doom loop: rischio accantonamenti per 5,8 miliardi
Lo spettro di nuovi accantonamenti torna a ossessionare le banche italiane, costantemente alle prese con diktat vari volti a migliorare i loro vari coefficienti patrimoniali.
Non solo una redditività a rischio ostacolata dal contesto di tassi a zero e zavorra – comunque in fase di smaltimento – di crediti deteriorati. Il Sole 24 Ore parla anche del rischio di “una mina” quantificata in 5,8 miliardi di euro, per le principali banche italiane.
Tutta ‘colpa’ del problema doom loop, o abbraccio mortale tra BTP e banche, di cui tanto si è tornato a parlare in riferimento alla fiammata dello spread BTP-Bund. Quei sell sulla carta italiana vanno a erodere, d’altronde, i titoli di stato che si trovano nella pancia degli istituti, rendendo necessarie le svalutazioni.
Già questo è sufficiente per spiegare il tonfo dei titoli bancari italiani, nelle ultime settimane. La mina di cui parla Il Sole 24 Ore è un pericolo in più che complica ulteriormente il quadro.
Questi titoli di Stato parcheggiati nelle banche, spiega infatti il quotidiano di Confindustria, oggi vengono considerati “risk free”, motivo per cui non richiedono alcun accantonamento.
“Ma se venisse approvata la bozza del 2017, il sistema bancario italiano dovrebbe fare accantonamenti aggiuntivi per circa 5,8 miliardi di euro. Il calcolo è fatto considerando l’esposizione complessiva del sistema, pari a 376 miliardi a fine 2018. E utilizzando la ‘decodificazione’ del testo di Basilea eseguita dall’agenzia S&P lo scorso anno e in base alla quale si calcolava la necessità di accantonare 1,5 euro ogni 100 euro di esposizione”.
Sono soprattutto i paesi del Nord Europa, si legge nell’articolo, a premere per un giro di vite sul trattamento prudenziale. E il problema è che esiste anche una bozza di fine 2017 che è stata esaminata dal comitato di Basilea e che premeva proprio sulla necessità di introdurre, tra le altre, la regola della ponderazione dei rischi legati alla presenza di titoli di Stato nei bilanci delle banche.
Questa bozza è stata, si diceva, parcheggiata. Ma il Sole 24 Ore riporta come il pressing dei paesi nordeuropei sia “aumentato negli ultimi mesi, di pari passo con la percezione di un aumento del rischio di paesi fortemente indebitati come l’Italia e della eventualità che questi, in virtù delle scelte politiche sui conti pubblici, non riescano a onorare i propri debiti”.
Tra l’altro, se al momento della bozza del 2017, nel comitato di Basilea sedeva anche Mario Draghi come presidente della Bce, a novembre le cose cambieranno. Già “si infittisce il fronte di falchi che vorrebbero misure più drastiche per separare il rischio delle banche (che possono innescare una crisi sistemica) da quello dello Stato di appartenza”.
All’orizzonte, dunque, nuove regole sugli accantonamenti obbligatori che le banche devono effettuare per compensare il rischio dei bond sovrani detenuti?
Il Sole anticipa con un grafico quelli che potrebbero essere gli accantonamenti aggiuntivi che alcune singole banche potrebbero trovarsi costrette a effettuare, a fronte dei titoli di stato, BTP, verso cui sono esposte.
UniCredit potrebbe dover ricorrere ad accantonamenti aggiuntivi per un valore di 880 milioni; Iccrea per 600 milioni, Intesa SanPaolo per 480 milioni, Banco BPM per 300 milioni.
Ma, se si considera l’esposizione totale verso i bond sovrani italiani dell’intero sistema – calcolata in 376 miliardi – si arriva alla conclusione che gli accantonamenti aggiuntivi che lo stesso sistema dovrebbe effettuare ammonterebbero a 5,8 miliardi di euro.