Banche centrali: pronte a sparare bazooka anti COVID-19? Promesse BoJ e BoE danno qualche speranza
L’intervento concertato delle banche centrali per contrastare gli effetti del coronavirus-COVID-19 sulle loro rispettive economie non c’è stato, ma qualche sorpresa, nella notte, non è mancata: la BOJ (Bank of Japan), per esempio, ha diramato una nota nella sessione odierna della borsa di Tokyo, promettendo che farà il possibile per “fornire un’ampia liquidità e assicurare la stabilità sui mercati finanziari”.
Alla promessa della BOJ ha fatto seguito il comunicato della Bank of England, che ha promesso che farà quanto è necessario per proteggere la stabilità finanziaria e monetaria. Le rassicurazioni sono arrivate dopo che, lo scorso venerdì, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha aperto la porta alla possibilità di tagliare i tassi sui fed funds Usa, al fine di smorzare quelli che ha definito i “rischi in evoluzione” che incombono sulla crescita dell’economia, e che sono nati con il diffondersi del virus.
Per Goldman Sachs, inoltre, le banche centrali potrebbero intervenire in modo concertato per la prima volta dalla recessione globale scatenata dalla crisi finanziaria del 2008-2009.
Dello stesso avviso Vishnu Varathan, responsabile della divisione di economia e strategia di Mizuho Bank a Singapore. Le istituzioni centrali, a suo avviso, interverranno sicuramente lanciando una forma di allentamento (monetario) o un’altra.
Banche centrali pronte a sparare nuovi bazooka, insomma, magari tutte insieme, come aveva auspicato giorni fa l‘ex governatore della Fed Kevin Warsh?
Goldman Sachs prevede che la Federal Reserve opterà per un taglio dei tassi di 100 punti base entro la fine dell’anno; idem farà la Banca centrale del Canada, mentre una riduzione di 50 punti base è attesa per i tassi di Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Norvegia, India e Corea del Sud.
Un taglio di 10 punti base è atteso invece dalla Bce (dunque per l’Eurozona) e dalla Swiss National Bank, ovvero la banca centrale svizzera.
Per ora, i mercati sembrano essere rassicurati dalle dichiarazioni della Bank of Japan, che ha annunciato un piano per aiutare i mercati attraverso l’acquisto di bond governativi del valore di 500 miliardi di yen (l’equivalente di 4,6 miliardi di dollari) al fine di fornire liquidità. Una mossa è arrivata oggi anche dalla banca centrale dell’Indonesia, che ha ridotto l’ammontare di riserve che le banche sono obbligate a detenere.
Anche in questo caso, l’obiettivo è stato quello di fornire liquidità al sistema. Un articolo di Bloomberg mette tuttavia in evidenza come il raggio di azione di alcune banche centrali sia ormai decisamente ridotto. Il tasso di riferimento del Giappone viaggia già a -0,1% mentre i tassi ufficiali degli Stati Uniti sono stati portati al range compreso tra l’1,50% e all’1,75%.
Anche la Bce non ha un margine di azione particolarmente elevato – tutt’altro -, visto che il tasso sui depositi è al momento negativo al -0,5%.
Tra l’altro, prima dell’emergenza COVID-19, la Bce aveva mostrato una certa riluttanza a proseguire nel percorso di taglio dei tassi, viste le conseguenze negative sulla redditività delle banche dell’area euro. I cui titoli, oggi, non per niente scontano l’incubo di tassi ancora più negativi.
A dispetto delle rassicurazioni che arrivano dsalla comunità delle banche centrali, nel suo report mensile Equita SIM scrive di rimanere “fortemente sottopeso” sull’azionario, in una situazione in cui “il coronavirus contagia l’economia. “Troppo presto per aumentarlo”, precisano gli analisti di Equita SIM, che si concentrano sulla reazione dei mercati all’emergenza coronavirus-COVID-19.
“Il mese di febbraio è stato caratterizzato da mercati azionari globali in decisa flessione (-6,9%) causata dall’incertezza sulle prospettive dell’economia dettata dalla diffusione dell’epidemia di Coronavirus fuori dalla Cina, e in particolare in Italia. La pressione ha riguardato non solo i mercati azionari, ma anche i bond. L’indice US Bloomberg Barclays HY è salito a 461 punti base di spread rispetto ai 360 punti base di una settimana fa”.
Sul coronavirus in Italia, il Nord del paese “ha visto una rapida escalation dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19, con oltre 650 casi e 17 morti in pochi giorni, in un quadro in continua evoluzione. La gran parte dei casi sono stati in Lombardia, che conta il 16% della popolazione italiana, il 22% del PIL e una percentuale superiore in termini di produzione manifatturiera, aumentando le probabilità di avere la seconda contrazione trimestrale consecutiva. Sono aumentate le aspettative di nuovi interventi di politica monetaria da parte delle banche centrali, con il mercato che ora prezza un ulteriore taglio dei tassi della BCE con una probabilità del 96% nell’anno (dal 65% a fine gennaio) e più di 2 tagli dei tassi della FED nei prossimi 12 mesi (contro l’attesa precedente di un solo taglio)”.
A tal proposito, vale la pena di menzionare il nuovo outlook degli economisti di Goldman Sachs su quelle che saranno le prossime mosse della Federal Reserve. Secondo gli economisti del colosso bancario americano Jerome Powell, il presidente della banca centrale Usa, sarà ancora più aggressivo rispetto a quanto preventivato, e sforbicerà i tassi sui fed funds Usa in modo importante, come faranno d’altronde altre banche centrali a livello globale. Goldman ha sfornato un outlook sui tassi in Eurozona.
Dubbi Equita SIM su bazooka anti Covid-19 banche centrali
Tornando a Equita, nella nota la SIM esprime i suoi dubbi sull’efficacia, stavolta, di un intervento delle banche centrali, sulla redditività delle aziende anche Usa.
“Abbiamo dei dubbi sul fatto che tagliare i tassi (da una base già molto bassa) o aumentare gli acquisti di titoli con il QE possa questa volta contenere la contrazione degli utili. A nostro avviso serviranno azioni più decise”. Di fatto, “nonostante la recente correzione, i mercati trattano ancora su multipli elevati (PE 20E S&P500 18x, molto vicino ai massimi degli ultimi due decenni) con un incremento del rischio sugli utili. Lo stock globale di obbligazioni corporate non-finanziarie ha raggiunto un massimo storico di $13,5 trilioni nel 2019 (OCSE), il doppio in termini reali rispetto al dicembre del 2008; rispetto ai precedenti cicli creditizi, le obbligazioni in circolazione presentano una qualità creditizia complessiva inferiore, requisiti di rimborso più elevati e scadenze più lunghe, amplificando gli effetti negativi di un forte rallentamento economico su imprese e crescita globale. Per questi motivi restiamo ancora fortemente sottopeso rispetto al benchmark nel portafoglio raccomandato (82,6% da 83,4% del mese precedente e verso peso neutro del 95%)”.