Banca mondiale rivede al ribasso stime globali e per gli emergenti
La Banca mondiale si mostra prudente sull’andamento dell’economia globale e sui mercati emergenti. Per questa ragione ha dato una sforbiciata alle previsioni per il 2015 dell’economia internazionale: l’istituto si attende ora un Pil in crescita del 2,8% contro il 3% stimato nell’ultimo Outlook diffuso a gennaio, e una leggera accelerazione l’anno prossimo con un Pil in progresso del 3,3% e un +3,2% nel 2017. Sono questi i trend che emergono dall’ultima analisi del “Global Economic Prospects“, il report sulle prospettive economiche globali pubblicato oggi dalla World Bank.
Ombre soprattutto sull’andamento dell’economia dei Paesi emergenti che, secondo l’istituto di Washington, accusano la debolezza dei prezzi del petrolio e delle materie prime e l’atteso incremento del costo del denaro (da parte della Federal Reserve). Per le economie emergenti le stime sono diun Pil in progresso del 4,4% rispetto al +4,8% indicato a inizio anno. Nel 2016 il Pil salirà del 5,2% e del 5,4% nel 2017. “Motore della crescita mondiale dopo la crisi finanziaria, i paesi in via di sviluppo ora devono affrontare un contesto economico più difficile”, afferma Jim Yong Kim, presidente del gruppo presso la Banca Mondiale.
Tra i cosiddetti Bric (Brasile, Russia, India e Cina) il ritmo di crescita è differente: il Brasile dovrebbe registrare, secondo le stime degli esperti, una contrazione dell’1,3%, mentre la Cina conferma un tasso di crescita sopra il 7% quest’anno. In Russia, dopo una flessione del Pil del 2,7% nel 2017, è attesa una modesta ripresa, sostenuta dall’attuazione delle politiche per adattare l’attività economia a un contesto caratterizzato dai bassi costi del petrolio. E infine l’economia indiana dovrebbe crescere più di quella cinese (+7,5% nel 2015).
Anche la Banca mondiale (dopo il Fondo monetario internazionale ) si è soffermata sulla politica monetaria negli Stati Uniti. Secondo gli economisti dell’istituzione “l‘ormai imminente rialzo dei tassi di interesse americani (fermi a quasi zero dal dicembre 2008 n.d.r.) potrebbero frenare e rallentare i flussi di capitale e riaccendere l’instabilità sui mercati finanziari dei paesi in via di sviluppo“.
“Se dovessi dare un consiglio alla Fed, raccomanderei di aspettare il prossimo anno prima di iniziare a rialzare i tassi” in scia al contesto economico che rimane ancora incerto, ha dichiarato Kaushik Basu, capo economista della World Bank, precisando che è un suo punto di vista. “La mia preoccupazione è che una mossa affrettata potrebbe causare pressioni sui tassi di cambio, rafforzando il dollaro, che non sarebbe un bene per l’economia statunitense” e potrebbe avere delle ripercussioni negative anche su altri Paesi.