Notizie Notizie Mondo Azioni emergenti: buona o cattiva idea per il 2014?

Azioni emergenti: buona o cattiva idea per il 2014?

10 Gennaio 2014 16:07
Nel 2014 gli investitori potrebbero essere tentati di riposizionarsi sulle azioni emergenti. Questa asset class ha registrato elevati outflows l’anno scorso, lasciando aperto un potenziale di riallocazione per il 2014. E’ dunque più che legittimo porsi la domanda se esporsi nuovamente sulle azioni emergenti, visto che ormai presentano una valorizzazione interessante rispetto alle azioni dei Paesi sviluppati. Una risposta a questo dubbio arriva da Exane Derivatives che ha dedicato uno studio sui mercati emergenti. Secondo la banca d’affari francese, prima di scommettere su questa asset class, è bene tenere presente due rischi principali: il tapering della Federal Reserve e una crescita economica modesta.
1) Gli emergenti, vittime sacrificali del tapering
La correlazione tra i tassi a lungo termine americani e le azioni emergenti è divenuta negativa a partire dall’ultima primavera, quando la Federal Reserve aveva palesato l’idea del tapering (la riduzione degli stimoli monetari all’economia americana). Ora i timori sulla liquidità pesano quindi sia sui mercati azionari emergenti, sia sulle loro valute. Numerosi Paesi hanno adottato delle contromisure per incrementare le loro riserve valutarie, ma secondo il team di Exane, ancora troppo poco è stato fatto per stabilizzare la loro situazione macroeconomica e per ridurre i disavanzi esteri, che continueranno quindi a crescere in diversi Paesi (Brasile, Indonesia, Africa del Sud, Russia). Le valute emergenti potrebbero quindi attraversare una seconda fase di ribasso. Anche se dovrebbe comunque essere limitata rispetto a quella dell’ultima estate.
2) Crescita ancora modesta nel 2014
La crescita dei Paesi emergenti non dovrebbe che accelerare moderatamente nel 2014. Exane Derivatives stima una crescita del Pil emergente del 5% quest’anno dopo il 4,5% del 2013. Quest’accelerazione sarà dovuta essenzialmente da un miglioramento della domanda dei Paesi sviluppati e dalla svalutazione delle valute emergenti. Anche se in misura minore, rifletterà anche la resistenza dei consumi delle famiglie emergenti all’interno di un contesto ancora caratterizzato da un basso tasso di disoccupazione.
In compenso, sorprese positive per le azioni emergenti potrebbero arrivare dai governi, considerato che il 2014 sarà ricco di elezioni legislative e presidenziali. In questo senso, gli esempi di Cina e Messico sono incoraggianti: i cambiamenti al governo si sono tradotti nell’attuazione di importanti riforme strutturali. Ci sarebbe dunque la concreta possibilità di vedere annunci di riforme in alcuni Paesi, soprattutto India e Indonesia, o anche in Turchia e Sudafrica. Meno invece in Brasile, in quanto le elezioni sono previste verso la fine dell’anno (ottobre) e il primo semestre sarà dedicato ai Mondiali di calcio. Le riforme sono indispensabili per migliorare il potenziale di crescita dei Paesi emergenti, incrementare la loro produttività e rassicurare gli investitori stranieri.