Notizie Notizie Italia Azimut: Giuliani dice no a fusioni e non teme Opa ostile, sell-off sul titolo che rimane il migliore Ytd

Azimut: Giuliani dice no a fusioni e non teme Opa ostile, sell-off sul titolo che rimane il migliore Ytd

16 Luglio 2019 10:29

Azimut non si iscrive al ballo dell’M&A del risparmio gestito. A meno di una settimana dalle dichiarazioni bellicose di Massimo Doris circa la voglia di Banca Mediolanum di crescere per linee esterne, il numero uno di Azimut, Pietro Giuliani, decide per il momento di non cogliere l’assist mostrandosi freddo su Banca Generali e negando che la sua Azimut sua in vendita. Intervistato da Repubblica, il presidente di Azimut holding si chiama fuori dallo shopping nel risparmio gestito: “Premesso che non mi risulta che Banca Generali in vendita, come ho sempre detto se ci fossero dossier li studierei con attenzione. Certo, in generale società con gestioni concentrate su Italia ed Europa non sono molto interessanti”.

Alla domanda se Azimut è in vendita, Giuliani replica “assolutamente no. E se qualcuno pensa a un’Opa ostile, si accomodi: in sei mesi avremo fatto una nuova Azimut”.

“Mi aspetto che qualcuno faccia ottimi affari vendendo asset sopravvalutati – continua Giuliani sul tema consolidamento nel settore – . Puntare sulla concentrazione del settore rischia di scatenare solo guerre tra poveri. Le grandi dimensioni consentono economie di scala e prezzi più bassi per la clientela, ma anche scarsa qualità. Accanto ai grandi gruppi continueranno ad esistere realtà di dimensioni contenute in grado di attrarre talenti, che a prezzi superiori alla media producono risultati superiori alla media”.

Indicazioni su attività all’estero e scadenza patto tra 2 anni

Nel corso dell’intervista Giuliani ha sottolineato che nel 2018 le attività all’estero hanno contribuito con 35 mln all’ebitda e sono attese in crescita; le sole attività all’estero valgono 1,5 mld, rimarca Equita (che ha rating hold su Azimut), sulla base di multipli di mercato locali e transazioni M&A nei rispettivi Paesi, mentre Azimut complessivamente vale  2,5 mld.

Occhio ai delicati equilibri dell’azionariato Azimut. Tra due anni scade il patto di sindacato tra Timone e Peninsula (la partecipazione complessivamente detenuta dal patto è del 24%); in quel momento le azioni di Peninsula (2,7% del capitale) non saranno più bloccate e potrebbero decidere di vendere sul mercato. “Potrebbero decidere di vendere sul mercato – asserisce Giuliani – probabilmente per quella data avranno guadagnato abbastanza. Non è detto che vogliano restare azionisti di Azimut, mentre immagino che troveremo forme di collaborazione più ampia”.

Titolo giù, ma il 2019 rimane un anno d’oro in Borsa

La reazione del mercato alle parole di Giuliani è di un calo di oltre l’1% oggi per Azimut. Il titolo Azimut risulta il miglior performer da inizio 2019 con oltre +84%. Dopo i 2 euro dello scorso anno, Azimut quest’anno ha concesso il bis proponendo un maxi dividendo di 1,5 euro (staccato il 20 maggio scorso) che rappresenta un payout del 141% (nel 2018 l’utile netto è stato di 122,1 milioni).

 

Settimana scorsa l’ad di Banca Mediolanum, Massimo Doris, ha aperto alla possibilità che Banca Mediolanum lanci una operazione straordinaria nel settore del risparmio gestito. “Siamo pronti a valutare aggregazioni”, ha detto Doris precisando che “quando si presenterà la possibilità di acquisire una rete la considereremo”. Gli analisti hanno subito visto il  messaggio di Doris indirizzato in primo luogo a Banca Generali (che presenta complementarietà in termini di clienti), così come Azimut e Fineco (fresca dell’uscita dal suo capitale di Unicredit).