Notizie Notizie Italia Aumento rischio Italia: Padoan si ribella alle regole Ue. Sud Europa in rivolta sui conti

Aumento rischio Italia: Padoan si ribella alle regole Ue. Sud Europa in rivolta sui conti

5 Maggio 2017 10:39

Da un lato, i commenti positivi che arrivano da Bruxelles sulla manovra italiana, con il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis che afferma, in conferenza stampa a Bruxelles che l’Italia “a prima vista”, a un “primo esame preliminare, sembra” aver rispettato gli impegni presi con la Commissione europea. Certo, il funzionario sottolinea anche che “sappiamo che la valutazione è particolarmente complessa, perché dobbiamo anche valutare il rispetto della regola del debito e il rispetto degli ulteriori impegni che l’Italia ha preso, cioè un aggiustamento di bilancio addizionale pari al 2% (del Pil,) quest’anno”. Ma in sostanza sembra che l’Italia abbia fatto i compiti.

Peccato che ora però ci siano le note raccomandazioni primaverili – in calendario il prossimo 17 maggio -; raccomandazioni che sanno spesso di minacce; e peccato che lo stesso ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, , nel corso di un’audizione alla Camera sulla manovra correttiva, dopo aver affermato che “questa misura viene presa in parte perché questo ci permette di essere assolutamente in regola con il quadro normativo europeo”, sottolinea che c’è un aumento del rischio Italia e che quindi è necessaria una risposta molto chiara da parte del governo che tenga a rafforzare la sostenibilità delle finanze pubbliche”.

La Spada di Damocle di una manovra pesante per il 2018 porta però Padoan ad agire, e a scrive una lettera all’Ue. Insieme ai ministri dell’economia di Francia, Spagna e Portogallo ovvero Sapin, De Guindos e Centeno. Ennesimo segnale di un’esasperazione sempre più difficile da contenere.

La si potrebbe chiamare la rivolta dei paesi del sud contro i burocrati di Bruxelles e, in particolare, contro quelle regole sui conti pubblici impostate sul rigore e responsabili dell’austerity, che stanno facendo perdere la pazienza nei confronti dello stesso concetto di Unione europea. La missiva è stata inviata a Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione, e Pierre Moscovici, commissario agli Affari economici.

“Occorrono cambiamenti significativi nella metodologia”, ovvero nei parametri che sostanzialmente governano i conti pubblici e che ormai sono diventati veri e propri dogma. “Ora che le prospettive indicano una ripresa che, pur restando modesta, tende a rafforzarsi, è il momento appropriato per focalizzarsi sugli obiettivi di medio termine”. 

Per i quattro ministri è fondamentale che la Commissione tenga “conto dell’attuale situazione economica e dei limiti metodologici” nella valutazione delle politiche di bilancio degli Stati e nelle raccomandazioni ai paesi.

A tal proposito, non è sicuramente un caso che la lettera arrivi proprio a qualche giorno dall’annuncio delle raccomandazioni di primavera della Commissione, che dovrebbero conoscersi il 17 maggio. Tali raccomandazioni si sostanziano spesso in veri e propri diktat ai paesi, affinché rispettino le varie disposizioni e i vari target sul debito e sul deficit.

L’ossessione di Bruxelles è sempre la stessa: è l’ossessione tedesca sui conti pubblici, una paura quasi atavica del debito.

Ma i quattro paesi lanciano un appello che sa anche di monito. E, in particolare, l’Italia mette le mani in avanti, dopo la manovra correttiva per 3,4 miliardi varata per accontentare i vertici europei.  

Roma ha d’altronde paura di un’altra manovra, quella pesante che sarebbe costretta a varare per il 2018 per far scendere il rapporto deficit-Pil dall’attuale 2,1% all’1,2%, e che rischia di tradursi in un intervento del valore, come minimo, di 10 miliardi.

I ministri fanno notare nella lettera che “sia la Commissione nel 2015 che i ministri dell’Ecofin nel 2016 si sono detti d’accordo nell’imporre sforzi, tenuto conto dell’andamento dell’economia”. E che ciò non si è ancora verificato.

Si chiede dunque di tenere in considerazione le “condizioni economiche derivanti da un prolungato periodo di bassa inflazione, bassa crescita, alta, disoccupazione” per definire “cambiamenti significativi nella metodologia per le stime della crescita potenziale e dello scarto rispetto alla crescita effettiva“.  “Pensiamo che un approccio di questo tipo apporterebbe un contributo positivo alle prospettive di crescita dell’unione e migliorerebbe la credibilità complessiva del set di regole”.

L’attacco è, in sintesi, alle metodologie che l’Ue adotta per calcolare l’output gap, ovvero la differenza tra crescita economica effettiva e crescita economica potenziale: parametro che viene utilizzato da Bruxelles per valutare i conti pubblici dei paesi membri e contro cui si è schierato spesso Padoan. E’ sulla base dell’output gap,che l’Ue prende decisioni sul livello di flessibilità da accordare ai singoli Stati e/o sulle eventuali manovre correttive da attuare.

Già nel 2016 il Tesoro italiano aveva fatto notare che, se fosse stato adottato il metodo di calcolo dell’Ocse l’Italia avrebbe avuto già un saldo di bilancio strutturale positivo da anni, e non sarebbero servite, come, come ribadito dal Tesoro in una nota del marzo 2015, manovre “di aggiustamento” o restrittive”.

Intanto, nelle sue dichiarazioni rilasciate ieri, Padoan, nel corso di un’audizione sul dl manovra alla Camera, ha affrontato proprio il tema del debito, ricordando che i conti pubblici “non sono per nulla fuori controllo, anzi questo decreto accresce la sostenibilità dei conti pubblici”.

Riferendosi alla manovra, “questa misura viene presa in parte perché questo ci permette di essere assolutamente in regola con il quadro normativo europeo, ma anche perché sia pure a malincuore, c’è un aumento del rischio Italia e quindi è necessaria una risposta molto chiara da parte del governo che tenga a rafforzare la sostenibilità delle finanze pubbliche”.

Padoan ha anche reso noto che i governo intende introdurre “modalità accelerate di rimborsi Iva in concomitanza con l’estensione dello split payment”.

“I tempi di rimborso in generale si sono di gran lunga ridotti anche grazie alle nuove procedure e all’adozione sia di strumentazione elettronica sia al rapporto di collaborazione” con i contribuenti.

Ancora sulla manovra ha voluto precisare che “si tratta di una correzione molto contenuta, due decimi di punto percentuale di Pil, pari a 3,4 miliardi” e che ha al contempo “efficacia strutturale, proiettando i suoi effetti di riequilibrio anche nei prossimi anni”.

Tutti temi che vengono di nuovo affrontati in un’intervista che Padoan rilascia al Mattino, in cui difende le misure adottate finora dal governo:

“Non è vero che abbiamo inasprito la pressione fiscale sulle imprese. Lo split payment non è un aumento di imposta ma uno strumento di contrasto all’evasione che ci darà risorse da destinare anche alla riduzione delle imposte”.

Sull’aumento dell’Iva “il governo si è impegnato pubblicamente a proseguire il percorso di progressiva riduzione della pressione fiscale. Dobbiamo però finanziare in modo permanente i tagli di tasse e questo ci impegnerà nei prossimi mesi in vista della Legge di bilancio 2018”.

Padoan parla anche della lettera, sottolineando che “il problema di avere spazio di bilancio per sostenere la crescita mentre si aggiustano i conti non è dell’Italia ma di molti Paesi”. Precisando: “L’Italia ha il problema del debito molto alto ma le soluzioni che proponiamo servono a tutta la zona euro”.

“E’ giusto che il bilancio dei singoli Stati impegnati in grossi sforzi di risanamento delle finanze pubbliche e al tempo stesso di rilancio della crescita venga valutato in maniera più specifica. La cassetta degli attrezzi va migliorata per coniugare con maggiore concretezza i due obiettivi, conti a posto e crescita“.