Fed e il taglio ‘hawkish’ che non sazia i mercati, dollaro corre
Tutto come da attese, in apparenza. La Federal Reserve ieri sera ha deciso di abbassare di un quarto di punto i tassi di interesse. Si tratta del primo taglio dal lontano 2008. La banca centrale americana è tornata ad abbracciare una politica accomodante, portando il costo del denaro nella forchetta 2-2,25%, senza però dare indicazioni specifiche circa nuovi tagli futuri, anche se ha lasciato aperta la porta a una nuova mossa affermando che agirà in “maniera appropriata per sostenere la crescita”.
Fed smorza attese su ulteriori tagli, Wall Street non gradisce
Il Fomc ha quindi optato per un taglio i tassi di 25 bps, come da attese anche se alcuni analisti nelle ultime settimane si erano spinti a ipotizzare un taglio più sostanziale di 50 bp e il presidente statunitense Donald Trump ha più volte incalzato Powell chiedendo una svolta aggressiva sui tassi.
La mossa della Fed è stata giustificata con i rischi imposti alle prospettive macro dagli sviluppi internazionali, e con la debolezza del quadro inflattivo. La decisione ha visto due membri dissenzienti che avrebbero preferito lasciare i tassi invariati (George e Rosengren). La normalizzazione del bilancio Fed verrà arrestata in agosto.
“Una mossa preventiva, anticipata per contribuire a garantire che la più lunga espansione economica degli Stati Uniti continui – commenta James Knightley, Chief International Economist di Ing – e probabilmente taglierà di nuovo, ma non tanto quanto il mercato vorrebbe“.
Trump guida il drappello dei delusi
Trump ha subito mostrato la sua delusione. “Come sempre, Powell ci ha deluso ma almeno sta mettendo fine al quantitative tightening, che in primo luogo non avrebbe dovuto iniziare”, si legge nel tweet di Trump subito dopo l’annuncio della Fed. “Vinceremo comunque, ma sono certo che non avrò molto aiuto dalla Fed!”, aggiunge Trump.
La reazione del mercato alla Fed è stata decisamente fredda. Prese di profitto dopo un luglio comunque positivo che ha visto Wall Street aggiornare i massimi storici. Ieri sera lo S&P 500 ha chiuso in calo dell’1,10% (peggior calo da maggio), deboli questa mattina anche le Borse asiatiche, mentre quelle europee hanno aperto in moderato calo (-0,19% il Ftse Mib). Sul valutario si apprezza il dollaro Usa con cross eur/usd che avvicina la soglia di 1,10.
“In generale un outcome leggermente meno accomodante delle attese, non tanto perchè non hanno tagliato di 50 (pochi se lo attendevano) ma per i 2 dissensi”, argomenta Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr.
Le parole di Powell
Jerome Powell ha rimarcato che l’economia USA sta performando bene, ma alcuni sviluppi (trade, debolezza investimenti e manifatturiero, basse pressioni inflattive) hanno fatto si che il livello di tassi che il Committee giudicava adatto a supportare il ciclo si abbassasse. A fronte della domanda se 25 bps sono sufficienti, Powell ha osservato che il FOMC non ha fatto solo quello ma ha cambiato anche la direzione della politica e gli effetti si sono visti. “Questo ha evidentemente rafforzato negli investitori l’impressione che il FOMC sia soddisfatto di quanto ha fatto e che ulteriori mosse seguiranno al bisogno, ma non sono garantite“, aggiunge Sersale rimarcando come i mercati abbiano così abbracciato lo scenario “hawkish” e mostrano delusione.