Notizie Notizie Italia Assolombarda chiede manovra che porti spread a 80-90. Ma Cottarelli intravede rischio rialzi con guerra dazi

Assolombarda chiede manovra che porti spread a 80-90. Ma Cottarelli intravede rischio rialzi con guerra dazi

3 Ottobre 2019 13:46

Si fa un gran parlare ormai di tesoretto dello spread: il premier Giuseppe Conte ne va orgoglioso, e lo presenta ufficialmente agli industriali di Assolombarda, in occasione dell’Assemblea generale del 2019 dell’associazione. Un’assemblea che il presidente Carlo Bonomi apre, ricordando l’ex numero uno di Confindustria Giorgio Squinzi, venuto a mancare nella giornata di ieri:

“Voglio ricordare un amico, un grande imprenditore, un chimico di formazione, bergamasco di nascita e milanese di adozione. Ha reso grande la sua impresa nel mondo, è stato un grande sportivo e grande un mecenate. Ha difeso l’impresa e gli imprenditori italiani”.

Bonomi si focalizza poi su quelle che sono le esigenze degli industriali, in primis la necessità di un taglio del cuneo fiscale che sia ben più imponente rispetto a quello su cui punta la legge di bilancio del governo M5S-PD. E, a proposito di spread e tesoretto, auspica una manovra che offra “elementi di discontinuità”, al punto da far scendere ulteriormente il differenziale.

“Ora sta alla politica italiana capire e mettere a frutto le nuove condizioni che si sono create. E’ un nuovo quadro internazionale a offrire l’occasione da cogliere”. Una legge di bilancio di forte discontinuità, continua il numero uno di Assolombarda, “potrebbe ancorarci” a un livello di spread “a quota 80 e 90 punti” e “quello sì che sarebbe un dividendo corposo e strutturale”.

Quello sì che, secondo Carlo Bonomi, sarebbe insomma un tesoretto dello spread per l’Italia intera.

Riguardo ai contenuti della legge di bilancio su cui l’esecutivo giallorosso sta lavorando il numero uno di Assolombarda ha chiesto di fare attenzione *a lanciare tagli al cuneo fiscale che alla fine si rivelino inutili, in quanto poco consistenti:

“Le esperienze del passato mostrano che tagli al cuneo fiscale di pochi miliardi non hanno effetti significativi. Ne servono almeno 13 o 14! Non certo i due miliardi e qualcosa di cui leggiamo nella Nadef”.

Stop inoltre “all’esperimento negativo di quota 100 ed espianto delle politiche del lavoro del reddito di cittadinanza e confluenza di tutte le risorse rese disponibili, compresi i 9,4 miliardi annui del bonus 80 euro, verso l’abbattimento strutturale del cuneo fiscale a favore dei lavoratori che alza occupabilità e reddito molto più di tutta la panoplia di sussidi a tempo sin qui erogati”.

Il monito al governo post Salvini è chiaro, dopo che, qualche ora prima, dalle pagine del Corriere della Sera, il ministro dell’economia Roberto Gualtieri aveva parlato del conto del Papeete che, a suo avviso, include anche i danni che sono stati fatti all’Italia e ai cittadini al solo parlare dei minibot di Claudio Borghi.

Non si guida un Paese da un balcone o da una spiaggia – ha rincarato la dose il numero uno di Assolombarda, sottolineando che c’è bisogno invece di “costruire fondamenta civili ed economiche di un’Italia nuova e più giusta dal basso, noi tutti insieme”, con “l’energia dell’intero Paese” deciso a “trasformarsi e migliorare ad ogni livello: non sarà la spesa pubblica decisa dalla politica a salvarci, ma uno Stato diverso”.

Nel chiudere il suo intervento, Bonomi ha citato Aldo Moro:

“Dobbiamo riscoprire una nuova stagione dei doveri“, per una “svolta civile che deve vivere e manifestarsi nei comportamenti di tutti, prima che nelle deleghe alla politica”.

Dal canto suo Conte ha risposto presentando per l’appunto il tesoretto dello spread:

“La dote che abbiamo ricevuto dalla riduzione dello spread è molto significativa, puntiamo a migliorare questo dato. La discesa dei rendimenti titoli di Stato ci consente di risparmiare quasi 18 miliardi da qui al 2022. Quindi non è vero che lo spread sono numeri che valgono solo per la comunità finanziaria. Sono risorse che investiremo abbattendo il carico fiscale, riducendo il cuneo fiscale, e investiremo negli investimenti pubblici e nelle infrastrutture”.

Il premier ha anche ribadito il suo no alla patrimoniale, preannunciando una “riforma fiscale, perché vogliamo un fisco più efficiente, più giusto”.

“L’obiettivo non è aumentare il carico fiscale ma diminuirlo – ha rassicurato Conte – Se tutti paghiamo le tasse tutti pagheremo meno. E’ questo il senso del patto economico e sociale che vogliamo stipulare”.

Di conseguenza, “ogni euro recuperato sarà destinato alla riduzione della pressione fiscale per cittadini e imprenditori”.

E “questo governo è fermamente intenzionato a rilanciare il settore dell’edilizia, e dunque esclude l’introduzione di qualsiasi patrimoniale e non ha alcuna intenzione di limitare il diritto all’abitazione”.

Assemblea Assolombarda: l’avvertimento di Cottarelli

Detto questo, tuttavia, qualche minuto prima del discorso di Conte, di spread e necessità di non brindare troppo presto aveva parlato dallo stesso palco l’ex Commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, che rimane cauto sulla dinamica del debito e deficit italiani. E che ha lanciato anche un alert sull’effetto che la guerra dei dazi potrebbe avere sullo spread, nel caso in cui facesse ripiombare l’Eurozona in recessione:

Il fattore dazi “preoccupa”, ha detto Cottarelli, visto che “potrebbe causare una recessione a livello mondiale, per lo meno nei Paesi avanzati. E se l’Europa va in recessione – ha avvertito l’economista – cambia il clima di fiducia sui mercati finanziari e gli spread iniziano a crescere. I Paesi ad alto debito come il nostro ci vanno di mezzo”.

“Io mi rendo conto che in un momento in cui l’economia italiana sta ferma diventa difficile fare una azione di correzione dei conti pubblici – ha sottolineato – Io avrei fatto qualcosa in più. Siamo andati invece nella direzione opposta, quella di indebolire ulteriormente i conti pubblici” ma “non di tantissimo”.

“La cartina di tornasole, il bilancio al netto di interessi, cioè l’avanzo primario, è previsto scendere all’1,1%, dall’1,3%. Era all’1,5% l’anno scorso. Ci muoviamo nella direzione sbagliata, non di tanto. Non vedo il miglioramento nei conti, che aspettiamo avvenga prima o poi. Il debito pubblico ci lascia esposti ad un rischio di aumento dei tassi di interessi. Finchè questo dura, questo crea incertezza e mina la crescita di lungo termine”.

A proposito di spending review c’è da dire che Assolombarda non ha mancato di rilevare come anche questo governo non stia dando indicazioni precise su come tagliare la spesa pubblica. Così  Bonomi, nel bocciare la proposta di tassare il contante, o di introdurre tasse sulle merendine:

Lasciate perdere l’idea di tassare il contante: chi lo usa per evadere non lo depositerà in banca e dalla tassa sarà immune, a esserne colpiti sarebbero milioni di italiani incolpevoli”. *E “non diteci che volete tassare merendine e biglietti aerei per finanziare il buco contributivo di Alitalia. Risparmiateci nuove guerre civili dividendo gli italiani gli uni contro gli altri in nome della lotta all’evasione fiscale. Sin qui abbiamo solo ascoltato ministri che propongono nuove tasse e balzelli, in un paese dove la tassazione fiscale è già al 42%. Non uno solo di loro che abbia mai pensato di accennare, nemmeno di sfuggita, a tagli di spesa veri. Vedo che nella Nadef questa linea è confermata, nulla o quasi sulla spesa pubblica, più entrate per 7 miliardi e non abbiamo ancora capito come. Presidente Conte ci ripensi”.

Dal canto suo, il presidente del Consiglio ha risposto che “dobbiamo recuperare risorse dall’efficientamento della spesa pubblica” ma “nella consapevolezza che i tagli lineari non sono certo quello di cui il Paese ha bisogno, non è certo l’intervento ottimale”.