Notizie Notizie Italia Ashoka Mody, l’ex Fmi che difende manovra: ‘non è folle. L’Italia ha bisogno di stimoli, Ue lo accetti’

Ashoka Mody, l’ex Fmi che difende manovra: ‘non è folle. L’Italia ha bisogno di stimoli, Ue lo accetti’

26 Ottobre 2018 13:45

“La manovra italiana non è così folle come sembra. L’Unione europea deve riconoscere che l’Italia ha bisogno di stimoli”: a dirlo, e a scriverlo su Bloomberg è Ashoka Mody, ex vice direttore dei dipartimenti europei e di ricerca del…Fondo Monetario Internazionale. A dirlo, dunque, non è un economista anti-Ue o anti-euro, né un sovranista alla Steve Bannon, tanto meno un ministro del governo M5S-Lega come Paolo Savona e neanche un più ligio-alle-regole Giovanni Tria.

Nelle stesse ore in cui BlackRock parla dell’appetibilità che i BTP presentano, a dispetto di tutto, l’economista Ashoka Mody pubblica la sua analisi:

“Italy’s Budget Isn’t as Crazy as It Seems”, per l’appunto: “La manovra italiana non è così folle come sembra.

L’articolo viene ritwittato dal presidente della Commissione di Finanze al Senato, Alberto Bagnai che poco prima aveva, tra l’altro, rilasciato una dichiarazione ai microfoni di Radio Anch’Io, bollando come improprie le parole che ieri, in occasione della conferenza stampa successiva all’annuncio sui tassi, il numero uno della Bce Mario Draghi ha proferito riguardo alle banche italiane.

Rispondendo a una domanda sugli effetti che uno spread a 400 punti base avrebbe sui bilanci delle banche italiane, un laconico Draghi – assediato dai giornalisti ansiosi di capire la sua posizione nei confronti dell’Italia – aveva di fatto risposto:

“Non ho la sfera di cristallo. Ma sì, c’è un legame tra il debito sovrano italiano e le banche italiane (il famoso doom loop)”. Di conseguenza, “se (i BTP) perdono valore”, è ovvio che ciò abbia ripercussioni sui capitali degli istituti”.

Draghi non ha annunciato nessuna misura pro-Italia, tanto meno pro-banche italiane, provocando la stizza del ministro degli Affari europei Paolo Savona, che gli ha ricordato i propri doveri da banchiere centrale.

Dal canto suo, Bagnai ha invece messo in discussione proprio il contenuto delle dichiarazioni di Draghi:

A me sembra improprio che il massimo responsabile della stabilità finanziaria in Europa emetta degli allarmi, seppur poi velati e temperati, circa la tenuta delle banche di un paese che è sotto il controllo della sua vigilanza – ha fatto notare – Se ascoltiamo tutte le dichiarazioni di Draghi di ieri vediamo che c’è anche un apertura al fatto che le politiche non convenzionali possano proseguire se le condizioni lo richiederanno. E quali sono le condizioni? Per esempio quelle che la BCE si è data e non riesce ad ottenere e cioè che l’inflazione raggiunga stabilmente l’obiettivo del 2%”.

Bagnai ritwitta l’articolo di Ashoka Mody

Alberto Bagnai ha poi ritwittato l’articolo di Ashoka Mody, che è interessante soprattutto in quanto l’economista è un ex FMI, dunque un ex uomo delle istituzioni, in particolare di quella che tra l’altro, insieme alla Bce e all’Ue, ha dato vita al tristemente noto club che porta il nome di Troika.

Così si legge nell’articolo di Ashoka Mody:

“I leader europei si sono accaniti contro l’Italia, a causa dei piani con cui il paese (attraverso la manovra) punta a stimolare la crescita e ad aiutare i poveri. Quanto non riescono a capire è che gli stimoli potrebbero essere esattamente ciò di cui l’economia italiana necessita“.

Mody pone l’accento sul contesto in cui versa l’economia globale. Un’economia globale “il cui outlook sta peggiorando più rapidamente di quanto gli analisti stiano prevedendo”.

Gli ostacoli sono elencati tutti: “il rallentamento della Cina ha colpito il commercio globale, le esportazioni europee stanno rallentando il passo, il sentiment delle aziende dell’Eurozona sta peggiorando in modo netto. Tutto ciò non può far altro che incidere sull’Italia, dove la produzione industriale sta crescendo a malapena e dove la recessione potrebbe essere imminente”.

“E’ questo il contesto in cui va giudicato il dibattito che si fa sempre più stridente tra Bruxelles e Roma”, sottolinea l’ex Fmi, ricordando che il governo ha proposto stimoli fiscali che porterebbero il deficit-Pil a salire, l’anno prossimo, al 2,4%

Nell’editoriale pubblicato su Bloomberg, Mody riassume quanto accaduto nei giorni scorsi, con la Commissione europea che ha bocciato il piano ritenendolo irresponsabile, dando così il via a una escalation delle tensioni che ha visto protagonista sia uno scambio di dichiarazioni al vetriolo su Twitter che l’episodio dell’europarlamentare che ha sporcato con una scarpa i documenti del Commissario Pierre Moscovici. E “nel bel mezzo di questa tensione, i tassi sui BTP decennali hanno continuato a salire”.

Ashoka Mody non prende tuttavia le parti della Commissione europea, e il motivo lo spiega in modo più che esauriente:

“Se l’economia italiana sta frenando – dice, infatti, – gli stimoli fiscali potrebbero essere l’unico modo per evitare una recessione pericolosa, che potrebbe far scivolare l’Italia in una crisi ingestibile. Sicuramente, l’insistenza della Commissione europea a ribadire che il governo italiano debba onorare gli impegni assunti dall’esecutivo precedente (di Paolo Gentiloni) è del tutto irragionevole. L’austerity peggiorerà la crisi e, a quel punto, aumenterà la zavorra del debito governativo (in termini di percentuale del Pil). Questa situazione, a sua volta, aggraverà piuttosto che smorzare le tensioni dei mercati”.

E invece, fa notare l’ex funzionario dell’Fmi, “entrambe le controparti dovrebbero concentrarsi sul valore gestibile degli stimoli e sul modo migliore di spendere i soldi. L’Italia fa fronte a una dura realtà: il rapporto debito-Pil è al 132% circa, ed è già estremamente alto. E’ dunque cruciale che la spesa aggiuntiva non porti il deficit-Pil a superare il target del 2,4% fissato dal governo. A tal fine, il governo dovrebbe smorzare le sue previsioni sulla crescita eccessivamente ottimistiche, e fare dietrofront su parte della spesa, per fare in modo che il deficit non superi l’obiettivo stabilito”.

Sul modo in cui spendere i soldi, la raccomandazione tradizionale – quella secondo cui i fondi dovrebbero andare a finanziare le infrastrutture o altri investimenti di lungo termine -potrebbe non essere la priorità immediata. I governi italiani presentano da molto surplus primari di budget (che escludono i pagamenti degli interessi), in un momento in cui la crescita è rimasta lenta e la crisi finanziaria ha messo gravemente in difficoltà fasce significative di popolazione. Così come gli economisti del Fondo Monetario Internazionale hanno notato, questo continuo stringere la cinghia crea una domanda inespressa per tagli alle tasse o per la spesa pubblica finalizzata ad alleviare lo scontento sociale. Per esempio, il sostegno finanziario alle famiglie a basso reddito, potrebbe essere particolarmente efficace, perchè i soldi devono andare a quelle persone che più probabilmente li spenderanno”.

“Il botta e risposta tra la Commissione europea e i leader del governo italiano non porterà a nulla”.

Secondo Ashoka Mody, in teoria “la Commissione europea potrebbe decidere di imporre sanzioni finanziarie all’Italia, nel caso in cui le sue raccomandazioni venissero ignorate, ma perfino la cancelliera tedesca Angela Merkel ha riconosciuto il fatto che uno scenario del genere servirebbe solo a “velocizzare l’insolvenza” del paese”. In qualsiasi caso, è difficile che qualcuno voglia iniziare a imporre multe del genere, in quanto qualsiasi capo di governo di quelli che compongono il Consiglio europeo avrebbe poi paura che simili sanzioni colpissero in futuro il proprio paese”.

“Detto questo, anche le parole dure che i funzionari della Commissione europea hanno rivolto all’Italia hanno contribuito a far alzare i costi di rifinanziamento del debito. Qualcuno potrebbe interpretare questo atteggiamento come uno strumento scelto per esercitare pressioni, al fine di far rigare dritta l’Italia..ma c’è il rischio di giocare con il fuoco. L’aumento dei tassi e il calo dei prezzi dei bond ha aggiunto stress alle banche italiane, che sono di per sé già fragili, e che detengono grandi quantità di debiti governativi. I problemi delle banche, a loro volta, potrebbero rendere necessarie operazioni di bail-out che peggiorerebbero ulteriormente le finanze del governo, in una situazione in cui il rallentamento dell’economia globale tenderebbe solo a peggiorare questa dinamica, spingendo le banche deboli e le finanze del governo verso un circolo vizioso”.

Ashoka Mody conclude con queste parole:

In un contesto così pericoloso, l’incapacità di perseguire un dialogo costruttivo potrebbe sfociare in un disastro economico e politico. Dall’altro lato, cambiare la narrativa, così come legittimare il lancio di stimoli modesti da parte dell’Italia rassicurerebbe gli investitori e calmerebbe i mercati. I funzionari europei dovrebbero riconsiderare velocemente le loro posizioni”.