Armageddon su Tesla, Musk contro Trump e l’analista più bullish di Wall Street fa un drastico taglio del target

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Il 3 e 4 aprile rimarranno a lungo impressi nella mente di tanti investitori come una delle accoppiate di ribassi più violente di sempre sui mercati a cui si potrebbe aggiungere quella di oggi con i futures sul Nasdaq che segnano già -5%. Donald Trump non intende al momento fare marcia indietro sui dazi reciproci che hanno messo a soqquadro Wall Street e tutte le principali Borse mondiali sono attese oggi a un nuovo test.
Musk si ribella ai dazi trumpiani
Tra chi già aveva invece da tempo aveva messo un piede nel fosso figura Tesla, con l’impegno politico di Elon Musk che ha contribuito non poco a complicare gli ultimi mesi dell’azienda leader nelle vendite di auto elettriche. Con il tonfo del 10% di venerdì il saldo 2025 del titolo è arrivato a oltre -40%.
Elon Musk, volto del Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge) dell’amministrazione Trump, in uno scambio di battute avvenuto sabato sulla sua piattaforma X, ha attaccato duramente Peter Navarro, consigliere senior per il commercio e la produzione dell’amministrazione Trump, che si è fatto promotore dei dazi. Lo stesso giorno l’uomo più ricco del mondo ha dichiarato nel weekend di sperare in una situazione senza dazi tra Europa e Stati Uniti. “Alla fine, spero che si concordi sul fatto che sia l’Europa che gli Stati Uniti dovrebbero muoversi idealmente, a mio avviso, verso una situazione di zero tariffe, creando di fatto una zona di libero scambio tra Europa e Nord America”, ha detto Musk in un collegamento video durante un congresso della Lega a Firenze.
La crisi esistenziale di Tesla, ecco cosa rischia
L’introduzione di nuovi dazi da parte dell’amministrazione Trump si va quindi ad aggiungere alla profonda crisi d’immagine legata alla figura sempre più polarizzante di Elon Musk. Elementi che potenzialmente possono mettere in discussione il futuro del marchio.
C’è un elemento che in teoria gioca a favore di Tesla, ossia è meno esposta ai dazi rispetto ad altri produttori statunitensi come GM o Ford; di contro l’azienda guidata da Elon Musk dipende ancora fortemente da componenti e batterie prodotte all’estero, in particolare in Cina. Questo si traduce in un chiaro impatto sui costi che si tradurrà inevitabilmente in aumenti di prezzo per i consumatori statunitensi, con una conseguente riduzione della domanda. Inoltre, l’interruzione della catena di approvvigionamento potrebbe danneggiare il vantaggio competitivo globale che Tesla ha costruito negli anni, soprattutto rispetto a concorrenti emergenti come il gigante cinese Byd che ha messo la freccia di sorpasso ai danni di Tesla a livello di vendite globali di veicoli EV.
La concorrenza cinese avanza, maxi-sforbiciata di Ives (Wedbush)
C’è poi la posizione di Tesla nel mercato cinese, cruciale per la sua crescita futura. “I nuovi dazi e l’attivismo politico di Musk rischiano di generare un forte contraccolpo, spingendo sempre più consumatori cinesi verso brand nazionali come Nio, Xpeng e la stessa Byd. In questo contesto, Tesla rischia di perdere terreno in un mercato fondamentale”, spiega Dan Ives, analista di Wedbush, da sempre tra i più bullish su Tesla in generale sul settore tecnologico statunitense.
C’è poi la crisi d’immagine. “Il marchio, un tempo sinonimo di innovazione e neutralità, è ora percepito come un simbolo politico, causando proteste nei concessionari, atti vandalici e un evidente deterioramento della reputazione. Si stima che l’azienda abbia già perso il 10% del suo potenziale bacino di clienti a livello globale — una percentuale che in Europa potrebbe salire al 20% o più. Tutto questo a causa di scelte e comportamenti riconducibili direttamente a Musk”, prosegue l’esporto di Wedbush che nonostante queste difficoltà mantiene una visione di lungo periodo positiva su Tesla, grazie al potenziale della guida autonoma, dei robot e dei veicoli a basso costo che a breve dovrebbero arrivare sul mercato. “Se Musk non ridimensionerà la sua esposizione politica e mediatica, Tesla rischia un calo strutturale della domanda. Tesla è sopravvissuta a molte crisi in passato grazie alla resilienza di Musk. Ma questa potrebbe essere la sfida più grande di tutte”, avvisa Ives che alla luce di questi fattori ha ridotto di oltre il 42% il target price su Tesla da 550 a 315 dollari, pur mantenendo un rating outperform.