Notizie Trading e Mercati A picco i mercati asiatici, atteso un nuovo lunedì nero. Crisi di liquidità e recessione in agguato

A picco i mercati asiatici, atteso un nuovo lunedì nero. Crisi di liquidità e recessione in agguato

7 Aprile 2025 08:40

Il crollo delle Borse asiatiche inaugura la nuova settimana dopo le pesanti perdite post-dazi già registrare giovedì e venerdì (Piazza Affari ha perso il 10%). I timori di una recessione si fanno più concreti e le vendite impazzano sui timori di una escalation di misure commerciali reciproche (l’Ue studia misure contro le Big Tech).
Il Nikkei a Tokyo, dopo il 9% mandato in fumo la scorsa settimana, cede un altro 6,02%, pur risalendo a 31.746,49 punti dai minimi di giornata. Perde un decimo del suo valore Hong Kong (-16%), il dato peggiore da 16 anni. Giù anche  Taiwan che cede il 9,8% in apertura e la Borsa indiana, in calo di oltre il 3%. L’indice Kospi di Seul vede rosso per  il 5%. Un quadro che prepara il terreno a un nuovo lunedì nero in Europa.

L’ombra della crisi di liquidità

In Asia i titoli bancari e tecnologici (-13,95% l’Hang Seng Tech) sono sotto forte pressione. “A causa di tutta questa incertezza, la crescita degli Stati Uniti e del mondo sarà più debole. Anche se i dazi dovessero tornare a scendere, probabilmente rimarrebbero più alti di quanto non fossero prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca”, ha notato Stefan Angrick, economista di Moody’s.
Venerdì la Cina ha varato contro dazi del 34% su tutte l’import di beni americani, parte di un pacchetto di ritorsioni più ampio. Gli ultimi sviluppi hanno scatenato i “timori di una forte guerra commerciale in piena regola, di una recessione imminente e di una crisi di liquidità vista l’ultima volta durante il crollo del Covid del 2020”, ha affermato in una nota Tony Sycamore di IG Australia.
L’ex Segretario del Tesoro Lawrence Summers in un post pubblicato domenica su X ha inoltre messo in guardia da un’inflazione più elevata, una crescita più bassa e da una minore spesa dei consumatori, definendo un rallentamento economico “quasi inevitabile” . “Una stima ragionevole sarebbe probabilmente qualcosa come 30 trilioni di $”, ha detto Summers, riferendosi al potenziale colpo dei dazi di Trump. E avvertendo che ci saranno nuovi contraccolpi dopo che l‘indice S&P 500 è sceso al livello più basso in 11 mesi, tagliando 5,4 trilioni di dollari di valore di mercato in sole due sessioni.

La posizione di Taiwan e Cina

Taiwan, che ha una forte posizione sul mercato grazie alla supremazia sui chip, ha annunciato che non avvierà tariffe di ritorsione contro i dazi al 32% di Donald Trump e si impegnerà per rimuovere le barriere commerciali con gli Usa. Il Paese ha un gran bisogno della protezione degli americani dalle minacce cinesi.
In un messaggio video, il presidente William Lai ha elencato cinque misure, tra cui l’istituzione di un team per i negoziati e l’acquisto di più beni americani per ridurre lo squilibrio commerciale, nel mezzo dei timori dell’opinione pubblica sulle potenziali ricadute economiche della stretta di Washington. Lai ha riconosciuto il “significativo impatto” della mossa del tycoon sull’economia, ma ha esortato a non farsi prendere dal panico in base ai “solidi fondamentali economici” di Taiwan.

D’altra parte, i leader cinesi hanno discusso nel fine settimana le misure per stabilizzare l’economia e i mercati di fronte allo tsunami tariffario del presidente Usa Donald Trump, inclusa l’ipotesi di accelerare i piani di stimoli ai consumi. Lo riporta Bloomberg in base a fonti vicine al dossier, secondo cui nell’iniziativa sono stati coinvolti dirigenti e funzionari senior di enti governativi, compresi quelli delle autorità di regolamentazione finanziaria. Nel mirino l’idea di portare avanti alcune misure pianificate anche prima dei dazi di Trump ma ancora non definite.

Le attese in Usa

Anche il mercato americano si prepara ad aprire in rosso. Il Nikkei nella notte ha rotto i minimi di agosto quando si è assistito al ribasso attribuito al carry trade tra dollaro americano e yen, carry trade al momento in essere su dollaro, sterlina e franco svizzero. Questa settimana sono attesi diversi dati macro importanti come l’inflazione Usa, le minute del FOMC e il PPI.

“Il quadro nel Paese si sta complicando. Il report Challenger ha sottolineato come la politica Doge stia comportando numerosi tagli di posti di lavoro nel settore governativo, con i tagli che arrivano a toccare la cifra record dei 276.000. Il dato in questione é un vero e proprio record in quanto è il peggior marzo dal 1989, il terzo mese peggiore dal 1989 (anno di inizio rilevazione dati) e il primo trimestre peggiore dal primo trimestre del 2009, periodo di recessione profonda in Usa – commenta David Pascucci, analista dei mercati per XTB  -. A corredo di questo dato è arrivato l’ulteriore aumento delle richieste continue di sussidi di disoccupazione che ritornano a quota 1,9 milioni avvicinandosi ai massimi assoluti post-pandemici raggiunti a dicembre scorso. Il tasso di disoccupazione è salito al 4,2% riportandosi sui massimi visti nel 2024. Un peggioramento della disoccupazione potrebbe portare tranquillamente la Fed a rivedere la sua politica monetaria con possibili tagli dei tassi aggressivi”.-

Gli occhi degli analisti sono puntati allo spread tra il rendimento del 2 anni e il 10 anni Usa, i due benchmark per il settore bancario e obbligazionario globale. L’aumento dello spread tra questi titoli ha sempre coinciso con i tagli dei tassi e proprio di recente abbiamo assistito ad un suo allargamento portandosi di nuovo a ridosso dei 35 punti base. Nel caso di  una recessione vera e propria, con conseguente taglio dei tassi, questo spread è destinato a superare tranquillamente i 100 punti base con un maggior impatto da parte del titolo a 2 anni, titolo più vicino in termini temporali ai tassi di interesse di riferimento.

 

Goldman rivede il PIl al ribasso

 

Alla luce della rivoluzione dei mercati, Goldman Sachs ha abbassato le previsioni di crescita del Pil del quarto trimestre 2025 allo 0,5% aumentando la probabilità di recessione a 12 mesi dal 35% al ​​45% a seguito di un forte inasprimento delle condizioni finanziarie, dei boicottaggi dei consumatori stranieri e di un continuo picco di incertezza politica che probabilmente deprimerà la spesa in conto capitale più di quanto avevamo ipotizzato in precedenza. Questa previsione nasce su un’ ipotesi prudenziale. Se la maggior parte delle tariffe dal 9 aprile entrerà in vigore, l’aliquota tariffaria effettiva aumenterà (dal 15 al 20%) e prevediamo di modificare la nostra previsione in recessione. Scenario che porterà la Fed a tagli per 200 bp nel prossimo anno. “La nostra nuova analisi degli effetti economici – aggiunge poi Goldman – suggerisce un calo sostanzialmente maggiore degli investimenti fissi aziendali rispetto a quanto avevamo precedentemente incluso nelle nostre previsioni: un calo di circa 5 punti percentuali della crescita del capex nel prossimo anno che potrebbe riversarsi sulle assunzioni”.