Apple: titolo a record dopo dati iPhone in Cina. Ma se fosse esempio perfetto di bolla?
E se il titolo Apple fosse l’esempio perfetto di una bolla speculativa? Le novità che interessano il colosso si confermano market mover anche della seduta odierna dopo aver fatto da assist a Wall Street nella sessione della vigilia. Apple è salita di oltre +2% , testando il nuovo massimo storico a 309,63 dollari.
La spinta si spiega con i dati arrivati dalla Cina, che sono stati diramati dal China Academy of Information and Communications Technology, think tank governativo cinese. I numeri hanno mostrato che, nel mese di dicembre, le vendite degli iPhone in Cina sono salite del 18%.
Per la precisione, le consegne degli iPhone nel paese si sono attestate a dicembre a 3,2 milioni, rispetto ai 2,7 milioni del dicembre del 2018. Numeri confortanti, che allontano le preoccupazioni sulle vendite in Cina – mercato chiave per il colosso – , di cui aveva parlato il numero uno di Apple, Tim Cook, in un’intervista rilasciata nel gennaio dello scorso anno.
I risultati di bilancio del primo trimestre del 2019 avevano messo poi in evidenza come il fatturato realizzato in Cina fosse stato pari a $13,17 miliardi, in calo di $5 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2018. Cook aveva commentato i risultati, parlando dell’incidenza della Cina. “E’ chiaro che l’economia ha iniziato a rallentare (nel paese) nella seconda metà (del 2018) e quello che credo è che le tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina scateneranno ulteriori pressioni sulle rispettive economie”.
Ma di tempo ne è passato, e il think tank cinese ritiene che, da allora, le vendite di iPhone in Cina abbiano recuperato terreno, come dimostrano i dati di dicembre. Certo, la sfida di Apple è dura, se si considera che – stando ai dati della società di ricerca Counterpoint Research, relativi al mese di novembre, il gigante americano è stato presente in Cina, nel corso del terzo trimestre del 2019, con una quota di mercato di appena l’8%, in ribasso rispetto al 9% del terzo trimestre del 2018. Leader di mercato è stata Huawei, con una quota del 40%, seguita da Vivo, Oppo e Xiaomi.
Secondo alcuni analisti gli ultimi dati fanno sperare in una ulteriore performance positiva del titolo, andando in avanti. Nel commentarli, l’analista di Wedbush Dan Ives ha scritto per esempio in una nota che “questa notizia non fa altro che rafforzare la nostra tesi bullish su Apple, mentre entriamo nel 2020”. Tesi bullish che poggia su alcuni assunti, come “gli upgrade dietro l’angolo della tecnologia 5G, e la nostra convinzione secondo cui la Cina vivrà un periodo di crescita rinnovata”.
Di conseguenza, riguardo ad Apple, Ives ritiene che “il titolo guadagnerà, sulla scia del ciclo degli iPhone 11 che gli scettici continuano a sottovalutare”. Wedbush ha un rating outperform su Apple e un target price a 12 mesi pari a 350 dollari, rispetto ai 309 attuali, che rappresentano, per l’appunto, un record.
Ma se il titolo fosse esempio perfetto di una bolla?
L’effetto Apple si è subito fatto sentire: la buona notizia ha migliorato, in generale, il sentiment di Wall Street, con gli indici azionari Usa che hanno chiuso tutti a livelli record, e il Dow Jones, in particolare, ormai a un soffio da quota 29.000.
In Asia sono saliti i titoli dei rifornitori del gigante e titoli, in generale, del settore hi-tech.
In Giappone acquisti su Sharp e Murata. A Seoul su LG Display. Samsung Electronics ha testato un nuovo record assoluto su base intraday mentre a Hong Kong, i buy si sono riversati su Sunny Optical.
A Taiwan rialzi per Hon Hai Precision Industry e Largan Precision, quest’ultima balzata di oltre +3%.
Detto questo, lo scettcismo nei confronti del titolo Apple non manca certo, ed è anche confermato dai dati: nel 2019, come ha riportato un articolo di Marketwatch, gli underweight fioccati sull’azione da parte dei gestori globali di fondi hanno toccato il record.
Si teme d’altronde che il titolo Apple possa essere l’esempio della bolla perfetta. Tanto che vale la pena dare attenzione al report firmato da Saxo Bank dal titolo non proprio confortante: Come individuare una bolla“. La definizione che Saxo Bank dà al fenomeno è la seguente:
“Questo fenomeno è raramente osservato in natura e, quando si verifica, indica uno stato temporaneo e instabile”. E un articolo di Seeking Alpha dedicato al fenomeno Apple indica come il trend del titolo, caratterizzato da ritorni a livelli record, sia stato anche piuttosto instabile.
Ancora più preoccupante è il grafico che mostra la relazione tra il fatturato annualizzato TTM e la capitalizzazione del gruppo. Tale rapporto di lungo termine, scrive l’articolo, suggerirebbe un calo del titolo di ben il 50% presupponendo che le altre variabili rimanessero costanti.
Ma come si sa i mercati sono ben lontani, spesso, dal riflettere la realtà, soprattutto se di mezzo c’è una certa esuberanza irrazionale. E su Apple i super ottimisti non mancano: Dan Ives di Wedbush è uno di questi, tanto da prevedere che il titolo Apple salirà fino a 400 dollari entro la fine dell’anno, in rialzo del 35% circa rispetto ai livelli attuali. Questo, dopo il boom +90% dello scorso anno.
Sempre l’articolo di Seeking Alpha pubblica un altro grafico che dimostra come l’azione sia decisamente sopravvalutata, facendo riferimento al rapporto di lungo termine tra il valore assoluto dell’EBITDA e la capitalizzazione del gigante americano.