Apple e Amazon risollevano sentiment verso Big Tech. Ma non sono immuni a paura recessione-inflazione
La settimana degli utili delle Big Tech Usa si conclude con le trimestrali di due pesi massimi di Wall Street: Amazon e Apple.
L’entusiasmo degli investitori si riflette soprattutto nel trend del titolo del colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos che, subito dopo la pubblicazione dei conti, schizza nelle contrattazioni afterhours di Wall Street del 13% circa.
Fioccano i buy, anche se con una intensità minore, su Apple, il noto colosso produttore degli iPhone.
Apple: fatturato record ma ritmo crescita rallenta
Non tutto è perfetto: la fase di rallentamento rispetto ai fasti del passato recente è evidente.
I conti di Apple hanno messo per esempio in evidenza l’indebolimento del ritmo di crescita del fatturato. Il giro d’affari è salito nel secondo trimestre del 2%, rispetto al tasso di crescita pari a +36% del secondo trimestre del 2021, e dopo la crescita di oltre l’8% nel primo trimestre del 2022.
Tuttavia, proprio il fatturato si è attestato a livelli record, pur con una crescita sicuramente non da tempi d’oro, pari a +2%, a $83 miliardi, confermandosi superiore agli $82,81 miliardi attesi dal consensus degli analisti.
Il record è stato messo in evidenza dal cfo di Apple, Luca Maestri che, in base a quanto emerge dal comunicato stampa, si è così espresso:
“I risultati del nostro trimestre terminato a giugno hanno continuato a dimostrare la nostra capacità di gestire il nostro business in modo efficace, nonostante il contesto operativo sfidante. Nel trimestre terminato a giugno abbiamo riportato un fatturato record, con la nostra base di dispositivi attivi che ha raggiunto il record di tutti i tempi in ogni segmento geografico e categoria di prodotto“.
Apple non ha fornito alcuna guidance per il trimestre in corso. Gli analisti prevedono un utile per azione di $1,31, su quasi $90 miliardi di fatturato.
Fiducioso nella continua crescita del fatturato il ceo di Apple Tim Cook che, in una intervista alla Cnbc, ha reso noto che, “in termini di outlook sull’aggregato, prevediamo un fatturato in accelerazione nel trimestre che termina a settembre, nonostante la presenza di sacche di debolezza“. E di fatto sacche di debolezza ce ne sono eccome, se si considera che, nonostante il fatturato a livelli record, l’utile netto di Apple è sceso nel secondo trimestre del 10,5% su base annua, a causa delle diverse sfide che la Big Tech sta affrontando come, così per tutta la Corporate America, l’aumento dell’inflazione e l’impatto sulle spese dei consumatori che, a fronte del boom dei prezzi, tendono a tenersi il portafoglio più stretto.
Il bilancio ha scontato anche l’effetto dei lockdown che sono stati imposti in Cina per arginare l’ultima ondata di infezioni Covid-19, e che hanno inevitabilmente colpito la produzione e le vendite del paese.
Ne ha risentito ovviamente la capitalizzazione di mercato, scesa al di sotto della magica soglia dei $3 trilioni a $2,5 trilioni.
Apple: focus su eps e fatturato iPhone in II trim
L’eps di Apple si è attestato a $1,20, meglio degli $1,16 attesi, in calo dell’8% su base annua.
Andando a esaminare le singole voci del giro d’affari di Apple, emerge che.
- Il fatturato derivante dalla vendita degli iPhone è stato pari a $40,67 miliardi, meglio dei $38,33 miliardi e in rialzo del 3% su base annua.
- Il fatturato del business servizi è stato pari a $19,60 miliardi, rispetto ai $19,70 miliardi attesi, in crescita del 12% su base annua.
- Il fatturato di altri prodotti di Apple è ammontato a $8,08 miliardi, al di sotto degli $8,86 miliardi attesi, e in calo dell’8% su base annua.
- Il fatturato legato alle vendite di Mac ha anch’esso deluso le attese, attestandosi a $7.38 miliardi, al di sotto degli $8,70 miliardi previsti dal consensus, in ribasso del 10% su base annua.
- Il fatturato proveniente dalle vendite di iPad è stato pari a $7,22 miliardi, meglio dei $6,94 miliardi attesi, in calo del 2% su base annua.
- Il margine lordo è stato pari al 43,26% rispetto al 42,61% previsto.
Un giudizio positivo sui conti di Apple è arrivato da Erik W. Woodring di Morgan Stanley. Woodring si è mostrato particolarmente positivo nei confronti della divisione servizi di Apple, sottolineando che proprio la sua solidità potrebbe permettere alla capitalizzazione di mercato di Apple di risalire oltre la soglia dei 3 trilioni di dollari.
A questo punto, il mondo degli appassionati di iPhone attendono il lancio del nuovo iPhone 14 e dell’Apple Watch Series 8 verso la fine dell’autunno.
Sbornia Amazon in Borsa: titolo +13% post conti
Maggiore euforia ha seguito la pubblicazione dei conti del colosso dell’e-commerce Amazon:
Amazon ha annunciato dopo la fine della giornata di contrattazioni a Wall Street di aver terminato il primo trimestre dell’anno con una perdita per azione di 20 centesimi, su un fatturato di $121,23 miliardi, rispetto ai $119,09 miliardi attesi dal consensus degli analisti.
La perdita per azione è stata decisamente uno smacco, se si considera che il consensus aveva previsto un utile per azione di 52 centesimi.
Il giro d’affari è salito del 7% su base annua, battendo per l’appunto le attese del consensus, fattore che ha fatto scattare il titolo del 13% a Wall Street.
Amazon Web Services ha generato $19,7 miliardi, più dei $19,56 miliardi previsti.
Le entrate pubblicitarie sono ammontate a $8,76 miliardi, più degli $8,65 miliardi stimati.
Per il terzo trimestre, il gigante retailer fondato da Jeff Bezos ha annunciato un fatturato tra $125 e $130 miliardi, in crescita tra il 13% e il 17%, rispetto alle vendite da $126, miliardi, stimate dal consensus.
Andy Jassy, ceo di Amazon, ha messo in evidenza che, “nonostante le continue pressioni inflazionistiche sul carburante, l’energia e i costi dei trasporti, stiamo facendo progressi su quei costi più facili da controllare”.
Il neo che si è ripetuto per l’ennesima volta è stato tuttavia l’investimento in Rivian, che ha generato una perdita di $3,9 miliardi per il colosso americano dell’e-commerce, a causa del tonfo delle quotazioni del produttore di veicoli elettrici nel secondo trimestre, pari a -49%.
La perdita totale sofferta da Amazon per il suo investimento in Rivian, relativa all’intero 2022, è salita così a $11,5 miliardi.
Nello specifico, a causa della svalutazione degli investimenti in Rivian, Amazon ha accusato una perdita complessiva di $2 miliardi nel secondo trimestre.
Alcuni esperti fanno notare comunque che il punto di forza di Amazon è rappresentato dal business cloud: la divisione viene considerata la chiave per il futuro della società. Di conseguenza, il fatto che il fatturato della divisione di Amazon sia salito su base annua è un’ottima notizia.
Certo, bisogna considerare la competizione agguerrita, rappresentata in particolare da Microsoft dal cui bilancio è emerso un balzo del fatturato del suo servizio di cloud computing, Azure, pari a +40% su base annua.
Big Tech scontano paura recessione-inflazione
Alla fine di una settimana che ha visto protagonisti proprio gli utili delle Big Tech, e in una situazione economica in cui il timore di una recessione va a braccetto con quello di un’inflazione troppo alta tuttora radicata nell’economia Usa, il risultato che è emerso dai vari conti appare contrastato.
Il periodo di difficoltà è stato confermato nella giornata di mercoledì da Meta Platforms, la holding di Facebook, che ha annunciato di aver riportato il suo primo calo del fatturato della sua storia su base annua.
Per quanto siano stati capaci di risollevare i mercati Alphabet, la holding di Google, e Microsoft, hanno riportato inoltre utili inferiori alle attese.
Alphabet e Microsoft caricano i mercati di ottimismo in attesa di Powell e conti di Meta
E’ stato il ceo di Apple Tim Cook in persona ad ammettere la spina dell’inflazione:
“Rileviamo l’inflazione nella nostra struttura dei costi – ha detto – la vediamo in fattori come la logistica e i salari e in alcuni componenti di silicone, e stiamo assumendo tuttora, ma lo stiamo facendo in modo ponderato”.
Per Apple, un punto di forza rimane l’interesse dei consumatori per i suoi iPhone, fattore che suggerisce che la domanda di iPhone 13 sta rimanendo solida. Ma certo in tempi di guerra anche i titani dell’hi-tech made si sentono obbligati a sposare la linea della cautela.