Ansia tassi BTP e spread: nella Bce di Lagarde vincono i falchi. Ma è una vittoria di Pirro
Bce sulla graticola: Christine Lagarde ha fatto un passo falso? All’indomani della svolta epocale – fine QE e via libera a più rialzi dei tassi – l’impressione rimane la stessa: Lagarde avrà anche detto di essere pronta a sfornare nuovi strumenti per contrastare un eventuale rischio di frammentazione dell’area euro, dunque per mettere in sicurezza i BTP e in generale i titoli di stato dell’area euro. Ma il mercato chiedeva azioni concrete, dopo che nei giorni precedenti al Bce Day erano circolate indiscrezioni sulla volontà della banca centrale di lanciare un nuovo piano, nel caso dell’Italia un nuovo scudo anti-spread.
Così non è stato: nella riunione del Consiglio direttivo dell’istituzione, hanno trionfato i falchi. Lo riferisce oggi l’articolo dell’Ft “ECB doves disheartened by plans to hasten pace of rate rises”, ovvero “Colombe Bce scoraggiate dai piani volti a velocizzare i rialzi dei tassi”. Il quotidiano britannico riporta la dichiarazione di una di queste colombe: “La mia impressione è che tutti si siano sentiti smarriti”, in particolare dal fatto che la Bce abbia mostrato di essere pronta a riportare i tassi oltre lo zero entro l’autunno, dunque a un ritmo più spedito di quanto atteso, al fine di arginare la corsa dell’inflazione che, nell’area euro, è balzata dell’8,1% nel mese di maggio: si tratta di un livello superiore di ben quattro volte l’obiettivo fissato da Francoforte, pari al 2%.
La Bce ha mostrato insomma un volto indubbiamente più hawkish, non compensato tuttavia da un piano di intervento preciso messo a punto per stemperare il rialzo dei rendimenti dei bond sovrani che, dopo anni di assist incondizionati e straordinari, si sono trovati, di colpo, senza nessun appiglio a cui eventualmente aggrapparsi. Di qui, il boom dei tassi dei BTP a 10 anni, scattati fino a un passo dal 3,7%, al record dal 2014.
L’alta tensione sui mercati rimane, con i tassi sui BTP ancora oltre la soglia del 3,6%, a fronte di uno spread BTP-Bund a 10 anni a 223 punti base.
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Bce: ‘Se vuoi prevenire frammentazione, devi avere un piano’
Stamattina il quadro è stato commentato così, su Twitter, da Frederik Ducrozet, responsabile della divisione di ricerca macroeconomica di Pictet Wealth Management:, che aveva già commentato la svolta epocale della Bce, in riferimento alla fine imminente dell’era dei tassi negativi : “Credo che sia piuttosto semplice. Se vuoi prevenire la frammentazione finanziaria, devi avere un piano, in modo da convincere i mercati a crederci”.
E questo piano anti-frammentazione non è arrivato. Nel corso della conferenza stampa che ha seguito gli annunci della Bce, la presidente Christine Lagarde ha infatti garantito solo a parole l’intenzione di proteggere i titoli di stato da eventuali speculazioni al ribasso:
“Se necessario, dispiegheremo nuovi strumenti per fronteggiare la frammentazione”, ha detto Lagarde, ricordando come le varie misure varate in passato abbiano dimostrato la capacità della Bce di “dispiegare nuovi strumnenti, in caso di necessità”.
Anche perchè, ha continuato, la Bce deve garantire “la trasmissione della politica monetaria”. Ma lo scudo anti-spread è rimasto confinato allo status di ipotesi. E così, come ha detto la colomba al Financial Times, “la mia impressione è che abbiamo perso tutti”. La fonte ha continuato, sottolineando che il risultato della riunione è che la Bce alla fine ha provocato le conseguenze potenziali peggiori, facendo schizzare al rialzo i tassi dei debiti sovrani, “in modo significativo per le nazioni del Sud Europa più deboli, come l’Italia”.
L’euro ha ceduto quasi l’1% nei confronti del dollaro, contribuendo a far salire ulteriormente lo stress e la paura di ulteriori future impennate dell’inflazione (un euro più basso di per sé si traduce in un incremento dei prezzi dei beni importati.
Insomma, ha aggiunto la colomba:
“Non era certo questo quello di cui avevamo bisogno”.
Bce: spread sale ma non come in gaffe storica Lagarde. Ed è un problema
Sul trend al ribasso dell’euro, un commento è stato rilasciato da Robin Brooks, ex Goldman Sachs e capo economista dell’IIF: “Normalmente, il rapporto tra euro e dollaro dovrebbe salire, visto il segnale hawkish della Bce.
Ma niente al momento è normale. La guerra in Ucraina significa che la recessione è in arrivo, di conseguenza i mercati non reagiscono al messaggio hawkish e credo che questo sia un errore della politica (monetaria). E’ per questo che oggi (ieri per chi legge) l’euro-dollaro è sceso”.
Oggi l’euro è poco mosso nei confronti del dollaro, viaggiando attorno a quota $1,0613. Nelle contrattazioni asiatiche è sceso fino a $1,0611, affondando al minimo dal 23 maggio, dopo aver perso lo 0,92% nei confronti del dollaro, in una sessione all’insegna della volatilità provocata dalla Bce.
Sul caso fiammata tassi BTP e dunque, sul caso Italia che, in vista delle elezioni politiche del 2023, potenzialmente orfana della garanzia di Mario Draghi, è tornata a riempire le pagine dei giornali, Brooks ha messo in evidenza una sorta di paradosso.
La fiammata dello spread BTP-Bund di ieri, essendo inferiore rispetto a quella verificatasi del giorno della gaffe storica di Lagarde nel marzo del 2020, quando il mondo si risvegliò con l’incubo della pandemia Covid-19, darebbe ai falchi della Bce maggiori margini di manovra:
“Lo spread BTP-Bund a 10 anni si è allargato di 15 punti base oggi (ieri per chi legge), meno dell’allargamento di 60 punti base che si verificò nel marzo del 2020, quando la Bce disse che non era suo compito avere un obiettivo sugli spread”.
Il riferimento è per l’appunto alla frase con cui Christine Lagarde disse: “Non siamo qui per chiudere gli spread”, beccandosi una strigliata dal governo Conte, insieme alle accuse del leader della Lega Matteo Salvini, che chiese praticamente la sua testa.
Per Robin Brooks, il fatto che lo spread BTP-Bund non si sia infiammato allo stesso modo indica che “i falchi della Bce saranno ulteriormente incoraggiati” ad andare avanti.
Bce, The Day After: Il commento di Sersale, strategist Anthilia
Così ha commentato quanto accaduto Giuseppe Sersale, Strategist di Anthilia Capital Partners Sgr, nella nota dedicata ai mercati “Lampi di colore”, dal titolo “L’ECB aumenta il livello di allarme, volano rendimenti e spreads, giù azionario e divisa unica”, mettendo in evidenza quanto annunciato dalla banca centrale, al termine della riunione del Consiglio direttivo, che stavolta si è tenuta ad Amsterdam:
L’istituzione “ha deciso di intraprendere altri passi di normalizzazione tra cui: il termine del programma di acquisti il 1 luglio; l’aumento dei tassi di 25 bps al meeting di luglio; e un altro aumento a settembre, che dipenderà dall’outlook di inflazione, e quindi potrebbe essere di 25 bps o di più (50?) se l’outlook attuale persiste o peggiora”. Riguardo allo scudo anti-spread, Sersale ha fatto notare che “per quanto riguarda il rischio frammentazione (spread) l’unica notazione è che il reinvestimento delle revenues del portafoglio ECB costruito tramite il PEPP può essere effettuato in maniera flessibile favorendo le giurisdizioni in difficoltà”.
“Infine, le TLTRO verranno lasciate scadere questo mese senza rinnovo, anche se il Consiglio direttivo continuerà a vigilare sulle condizioni della liquidità”. Sulla scia di queste novità, Sersale ha fatto notare che “la reazione del mercato è stata da subito negativa, ovviamente. Tassi e spread hanno cominciato a salire violentemente, a scontare la maggior aggressività ECB, l’aumento delle stime di inflazione, la scarsa attenzione alla crescita, e l’assenza di anticipazioni su un nuovo tool di controllo dello spread. L’euro è andato a scontare l’aumento dei bps di rialzo dei tassi scontati entro fine anno (147 bps a fine giornata!). E l’azionario ha ripreso a scendere significativamente, trascinando giù anche quello USA in simpatia”.
“La conference alle 14.30 non ha modificato il messaggio, nonostante vari tentativi dei giornalisti di carpire i motivi dell’accelerazione (“visto che siamo diversi dagli USA”), di sapere se c’è un tool antiframmentazione in elaborazione, e così via. La Lagarde ha dichiarato che dispongono di tanti strumenti per evitare la frammentazione e li useranno (restando sul generico), che c’è stata unanimità nella decisione, e hanno optato per 25 bps perché era da tanto che non si muovevano ed era meglio iniziare piano. In sostanza una performance decisamente più aggressiva delle attese, che mostra un ECB decisamente in mano ai falchi, e non troppo distante dal panic mood. Non bastasse, un paio d’ore dopo sono uscite le consuete indiscrezioni da fonti anonime, che ormai sempre vengono ad aggiungere particolari per lo più dai toni hawkish, specie in questo periodo. Scopriamo così che alcuni volevano alzare di 50 bps (scontato) e che la maggioranza del Consiglio direttivo si è opposta ad annunci sul tool anti frammentazione (un po’ meno scontato).”
“Che dire di questa stance ECB non proprio “graduale”, come ha osservato qualcuno? – si legge ancora nel commento di Sersale – Purtroppo, come spesso ribadito nell’ultimo periodo, non credo che l’outlook inflattivo migliorerà granche, in Eurozone, nei prossimi mesi. Tutt’altro, se si guarda agli aumenti dei semilavorati misurati dai prezzi alla produzione e alla composizione dell’attuale inflazione EU . Questo quadro lascia intendere che a Settembre 50 bps sono assai probabili e magari anche nei meeting successivi, se l’inflazione dovesse arrivare a due cifre come mi aspetto. E se l’ECB si facesse convincere ad un atteggiamento più tollerante dal peggioramento del quadro macro (che mi aspetto e forse stiamo già avedendo) la situazione non sarà comunque bella, con economia in sofferenza e prezzi che volano” .
“E veniamo alla reazione del mercato, che si è accentuata, ma anche modificata. Rendimenti e spread hanno continuato a salire con forza, ripiegando un po’ solo a fine conference (non lo spread che ha segnato il massimo dal maggio del 2020), e il passivo dell’azionario si è ulteriormente accentuato. Ma la reazione più significativa la ha avuta l’euro, che ha invertito totalmente la marcia, cancellando un guadagno di mezzo punto e accumulando un calo che ora supera il mezzo punto. Una reazione difficile, a prima vista, da mettere in relazione con l’aumento di 15 bps dei rialzi scontati entro dicembre (da 132 di ieri a 147 di oggi), e col balzo di 10 bps dei tassi reali a 10 anni. Detto questo, e tenendo sempre a mente che a un movimento di una giornata non bisogna attribuire troppi significati, personalmente come motivazione retrostante ad una persistente debolezza della divisa unica nei prossimi giorni vedrei una commistione di questi tre fattori:
- Il mercato, a torto o ragione, giudica ancora le misure anti inflazione dell’ECB troppo blande, o comunque le vede come inefficaci.
- Il mercato sta diventando più pessimista sulle prospettive economche dell’Eurozona e quindi penalizza la divisa a prescindere dai tassi.
- Il mercato guarda con preoccupazione allo spread, ritenendo che in una situazione di tightening non vi sia un buon tool per contenerne l’allargamento.