Andrea Orcel, da Merrill a Unicredit: una carriera da star dell’M&A (con un grande flop)
Prima Commerzbank, adesso Banco Bpm. Andrea Orcel, ceo di Unicredit, non smette di stupire e catalizzare l’attenzione sulla scena europea in questo scorcio finale di 2024 con l’ambizione di aprire la strada a una ondata di risiko a livello transfrontaliero. Orcel non è certo nuovo a operazioni di M&A. Soprannominato Mr dealmaker o il “CR7 dei banchieri”, nella sua lunga carriera ha concluso numerose maxi-fusioni passando anche per la disputa legale contro un colosso come Santader.
Una carriera nel segno della spregiudicatezza
L’ambizione di Orcel di porre Unicredit al centro dello scacchiere bancario europeo chiaramente necessita di essere supportata da una buona dose di spregiudicatezza, che il banchiere romano ha sempre dimostrato di possedere nel corso della sua lunga carriera.
Così come l’assalto a Commerzbank, partito dietro le quinte cogliendo di sorpresa in prima battuta Berlino che ha ingenuamente messo in vendita il 5% del capitale senza premurarsi da possibili ingressi “non graditi”, anche l’operazione Banco Bpm non è stata concordata andando a innescare le barricate di Piazza Meda e anche del governo (il ministro Giorgetti ha minacciato anche il ricorso al golden power).
Il doppio blitz di Andrea Orcel ha del clamoroso considerando la stretta vicinanza delle due operazioni. In queste settimane si sono susseguiti quotidianamente gli aggettivi roboanti nei suoi confronti, dall’ormai inflazionato “Ronaldo dei banchieri” a “banchiere virtuoso” (Le Monde). Proprio quest’anno Orcel è stato insignito dell’ambito premio Euromoney Banker of the Year.
Venti lunghi anni a capo della divisione M&A di Merrill Lynch non si scordano e in quegli anni l’attuale amministratore delegato di Unicredit ha sviluppato più di chiunque altro l’arte della negoziazione. Il banchiere romano ha quindi una buona dose di anticorpi che ha dovuto utilizzare in questi mesi in quanto ha scatenato reazioni da parte del governo tedesco a settembre, quando ha svelato una partecipazione in Commerzbank che aveva segretamente costruito nelle settimane precedenti. E adesso l’Ops su Banco Bpm ha fatto sobbalzare anche Roma, con il governo Meloni che contava proprio su Bpm per coronare il progetto di terzo polo bancario italiano.
Come andrà a finire, ossia se Orcel sarà in grado di portare a termine tutti e due, uno dei due, o nessuno dei due deal, dipenderà molto il lascito finale di una lunga carriera costellata di operazioni ardite.
La volontà del dealmaker romano è dare vita con l’operazione Commerz alla più grande fusione bancaria transfrontaliera in Europa. Il successo di tale mossa, rallentata in questo momento anche dalle elezioni anticipate che incombono in Germania, potrebbe avere effetti anche al di fuori di UniCredit, spingendo a rinnovare le deliberazioni in materia di M&A nei bancario.
Da Roma con furore
Nato a Roma nel 1963, Orcel, è cresciuto nella capitale dove la madre lavorava per l’ONU e il padre di origini siciliane gestiva una piccola società di leasing. Ha frequentato il prestigioso Lycée Français Chateaubriand per poi iscriversi alla facoltà di Economia e Commercio all’Università degli Studi di Roma. La laurea arriva nel 1986. Argomento della tesi? Le acquisizioni ostili. E dopo quasi quarant’anni immancabilmente il banchiere deve fare i conti con chi le offerte non concordate non le apprezza, vedi il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha apertamente parlato di “operazione ostile” in merito all’ascesa di UCG nel capitale di Commerz, anche se Orcel ci ha tenuto a precisare che nelle sue intenzioni c’è trovare un accordo per un’aggregazione, altrimenti si accontenterà del ruolo di “investitore privilegiato” senza chiedere nemmeno posti in cda.
La lunga “gavetta” in Merrill: deal storici e un grande inciampo
L’incipit ufficiale della carriera di Orcel avviene nel 1987 presso Midland Montagu nel settore fixed income. Nel 1988 passa a Goldman Sachs e nel 1990 entra a far parte di The Boston Consulting Group consulenza strategica a Parigi.
Nel 1992 la prima grande svolta con l’approdo alla Merrill Lynch a Londra. Resta nella banca d’affari statunitense per 20 anni ricoprendo diversi ruoli dirigenziali e soprattutto seguendo in prima persona numerose operazioni di M&A di successo, tra cui proprio la fusione da 21 miliardi di euro del Credito Italiano con UniCredito per creare UniCredit, che adesso guida. Diventa anche prezioso consulente di Emilio Botín, patron di Banco Santander, supportando l’istituto spagnolo a crescere fuori dai propri confini, in particolare oltremanica con l’acquisto nel 2004 di Abbey National, allora il più grande accordo bancario transfrontaliero.
Tra le altre operazioni, nel 1999 è stato consulente per la combinazione di oltre 10 miliardi di euro di Banco Bilbao Vizcaya e Argentaria per creare BBVA. Ha anche svolto un ruolo nell’acquisto di Abbey National da parte di Santander.
Non sono mancati i passi falsi. Quello più macroscopico è stata la consulenza decisiva nel 2007 per l’acquisizione di Abn Amro da parte di Royal Bank of Scotland. Un’operazione ideata da Orcel per contrastare l’offerta avanzata da Barclays per Abn e che vide la messa insieme di un consorzio a tre (Rbs, Santander e Fortis) per spartirsi gli asset della banca olandese. Le tre banche misero sul piatto un’offerta di 72 miliardi di euro per Abn, la più grande acquisizione bancaria di sempre.
Con il senno di poi…
L’operazione però si rivelò una delle più disastrose della storia bancaria in quanto portò al crollo sia di Abn che di Rbs durante la crisi finanziaria globale che arrivò poco dopo. Il timing certamente non fu favorevole, e lo stesso Orcel – che ai tempi ricopriva il ruolo di Global Head of Financial Institutions di Merrill – ebbe a dichiarare al Financial Times che “con il senno di poi avremmo dovuto fare le cose in modo diverso. Non posso fare a meno di sentire la responsabilità del mio ruolo”.
Scorrendo le agenzie stampa di quel periodo (ottobre 2007) già usciva un ritratto chiaro del modus operandi di Orcel, descritto dai colleghi come un maniaco del lavoro con un talento per comunicare con i massimi dirigenti. “È molto motivato e guida le persone molto duramente, lavora molto duramente”, rivelava un collega, elogiando inoltre la bravura di Andrea a vestire i panni del consulente di fiducia per i presidenti senior delle banche di tutta Europa”.
Chi negli anni ha avuto modo di lavorare con Orcel lo dipinge come un uomo molto determinato che, una volta presa una decisione su una linea d’azione, mostra pochi segni di piegarsi alle aspettative degli altri, anche se ciò significa infastidire i governi, i regolatori bancari o persino gli alleati di lunga data.
Da capo di Ubs a mancato ceo di Santander
Finita la lunga parentesi in Merrill, il banchiere romano si accasa in Ubs nel 2012 e dal 2014 al 2018 ricopre la carica di presidente. Poi viene chiamato a guidare Santander dalla figlia del defunto presidente Emilio Botín. Il colosso spagnolo decide di ritirare però la sua offerta di nomina a ceo, con Orcel che decide di avviare una causa multimilionaria. Una mossa azzardata ma che permise al banchiere rimasto senza poltrona di ottenere una grande vittoria legale in quanto i tribunali alla fine gli hanno assegnato 43,5 milioni di euro di risarcimento.
Gli anni in Unicredit tra boom in Borsa e l’affaire Mps
Il ritorno in Italia si consuma nel 2021 quando Unicredit lo assolda per il delicato compito di risollevare le sorti della banca dopo l’era Mustier. Il 27 gennaio del 2021 viene ufficializzata la scelta di Orcel quale nuovo amministratore delegato e da allora il titolo Unicredit ha più che quintuplicato il proprio valore, coronando l’azione di risanamento con una politica generosa di remunerazione agli azionisti e risorse nell’ordine dei 10 miliardi per finanziare l’M&A.
Già nel suo primo anno alla guida della banca milanese dovette affrontare un dossier decisamente complesso, ossia la possibile acquisizione di Mps dal Tesoro. Allora al governo c’era Mario Draghi e l’ex capo della Bce spinse non poco Siena verso UniCredit. Non si trovò però un accordo e l’operazione saltò con Orcel che si mostrò integerrimo nel dettare le proprie condizioni a costo di far saltare tutto.
Orcel nel suo primo mandato alla guida di Unicredit ha dovuto fare i conti anche con gli effetti della guerra in Ucraina e ha espresso il suo disaccordo con la Bce su come affrontare la presenza di UniCredit in Russia.