E’ ancora botta risposta tra Hermès e Lvmh: per gli analisti è chiaro il progetto di Arnault
Les jeux sont fait. O forse no. Anche oggi è continuato a distanza il botta e risposta che impazza nel settore del lusso fra Hermès e Louis Vuitton Moet Hennessy, i due gruppi francesi divisi da una battaglia finanziaria cominciata una decina di giorni fa. Oggi è toccato a Bernard Arnault, il patron del gigante LVMH, rispondere picche alla richiesta avanzata ieri da due alti dirigenti di Hermes di rivendere la partecipazione acquisita nella maison se le sue intenzioni sono amichevoli come dichiarato. “No – ha detto senza giri di parole il patron del numero uno del lusso in un’intervista all’inserto economia di Le Figaro alla domanda se rivenderà le sue quote – e poi non vedo come, il gestore di una società quotata in Borsa, sia qualificato per chiedere a un azionista di vendere le sue quote”.
“Al contrario – ha aggiunto – dovrebbe difendere gli interessi di tutti gli azionisti. Penso poi che il nostro arrivo é probabilmente il mezzo migliore per conservare la radice francese e il carattere familiare” dell’azienda Hermes. Quest’operazione – ha insistito il pdg di Vuitton – è del tutto pacifica. Ciò che è ostile è invece esigere da noi una cessione delle nostre azioni”. I due dirigenti di Hermes avevano lanciato un appello al patron di LVMH a ritirarsi dal capitale della loro maison, in cui Vuitton è entrato con un blitz lo scorso 23 ottobre mettendo le mani su un pacchetto che gli è valso una quota del 17,1% del capitale.
Una partecipazione che, secondo Bertrand Puech, discendente di quinta generazione del fondatore di Hermes, e Patrick Thomas, gestore della maison, non è “nè desiderata nè sollecitata”. Un’operazione da 1,45 miliardi di euro che ha proiettato Arnault tra gli azionisti principi di Hermès. Dal quartier generale di Lvmh hanno specificato in quell’occasione che l’acquisizione non è l’anticamera di Opa, per conquistare il controllo di Hermès, ma che il gruppo punta “solo” a diventare azionista strategico di lungo termine. Ma in realtà lo shopping di Arnault ha sollevato sul mercato alcuni interrogativi a cominciare dal prezzo a cui sarebbe avvenuta l’operazione.
Lvmh ha acquistato i titoli Hermès a un prezzo medio di 80,50 euro, ossia a un forte sconto. Hermès da inizio anno è salito dell’85% e da luglio del 65% per una capitalizzazione di 18,6 miliardi, pari a 47 volte gli utili attesi nel 2010. E i conti non sono mai tornati. In realtà secondo una fonte finanziaria contattata da questa testata Lvmh ha comprato queste azioni Hermès un paio di anni fa senza oltrepassare il 5% e poi ha agito attraverso equity swap per il restante ammontare, che non vanno dichiarati per la legislatura francese se si fanno in contanti.
“Le azioni Hermès sono state acquistate tra 80 e 85 euro, mentre i derivati sono stati pagati un po’ di più” , ha specificato la fonte, sostenendo che la mossa di Arnault è “un’operazione abile il cui obiettivo è quello di essere in pole position quando i componenti della famiglia Hermès decideranno di vendere le azioni”. E’ un dato di un fatto che membri della famiglia abbiano venduto il 25% di Hermès da quando la società è stata quotata. “Il tempo è maestro e prima o poi venderanno ancora, potrebbe non accadere per anni, ma difficilmente Hermès sarà un’azienda familiare per sempre. La posizione di Lvmh è chiara: ha anticipato dei fondi cinesi, garantendo il passaporto francese al gruppo. La quota di Arnault è una presenza di lungo termine che non dovrebbe destare né preoccupazione né sorpresa”.