Anche Dimon (JPMorgan) tra i big di Wall Street contro dazi Trump

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Mentre Wall Street apre i battenti in rosso con l’indice S&P500 alle prese con il test “bear market” (mercato orso, ovvero quando si registra un calo del 20% dai massimi), sui mercati piomba anche l’alert di un altro big di Wall Street sul fronte dazi. Si tratta di James Dimon di JPMorgan.
Nella lettera agli azionisti, il numero uno di una delle principali banche d’affari Usa ha avvertito che una guerra commerciale può portare l’economia americana verso la recessione. “Le recenti tariffe probabilmente aumenteranno l’inflazione e stanno inducendo molti a considerare una maggiore probabilità di recessione. Inoltre, nonostante il recente calo dei valori di mercato, i prezzi rimangono relativamente alti. Queste forze significative e in qualche modo inedite ci inducono a rimanere molto cauti“.
Intanto gli economisti di JpMorgan hanno rimesso mano alle loro previsioni sull’economia Usa, rivedendo al rialzo le probabilità di un rischio di una recessione dal 40% al 60%. Stessa mossa per Goldman Sachs che adesso vede la probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi al 45% (dal precedente 35%).
Dimon mette in guardia su effetti dazi su economia
Jamie Dimon, numero uno di JPMorgan, avverte sui rischi dei dazi sull’economia americana e per questo esorta a risolvere la questione “il prima possibile”. “Ci sono molti elementi di incertezza che circondano la nuova politica commerciale: le potenziali azioni di ritorsione da parte di altri paesi e il loro effetto sulla fiducia e il loro impatto sugli investimenti e sui flussi di capitale, sui profitti aziendali e il potenziale effetto sul dollaro statunitense. Prima si risolve questo problema e meglio è perché alcuni degli effetti negativi aumentano cumulativamente nel tempo e sarebbero difficili da invertire. Nel breve periodo, può diventare una goccia che può far traboccare il vaso”, ha aggiunto il manager alla guida della banca Usa dal 2006.
“Spero che, dopo i negoziati, l’effetto a lungo termine possa portare alcuni benefici positivi per gli Stati Uniti. La mia preoccupazione più seria è come ciò influenzerà le alleanze economiche a lungo termine dell’America” , ha rimarcato nella lettera agli azionisti Dimon segnalando che nel breve termine c’è il rischio di assistere “a una risalita dell’inflazione” e “se il menu delle tariffe causi o meno una recessione resta un interrogativo, ma rallenterà la crescita”.
Secondo Dimon è necessario “avviare una politica estera economica globale per vincere la nuova guerra ‘economica’ globale“. “I nostri obiettivi strategici a lungo termine dovrebbero essere chiari: mantenere la coesione e la forza del mondo occidentale, comprese le loro economie. Se le alleanze militari ed economiche del mondo occidentale dovessero frammentarsi, l’America stessa si indebolirebbe inevitabilmente nel tempo”. “Va bene il motto ‘America first’ ma non deve divenmtare ‘America sola’”, ha aggiunto Dimon che da Davos, lo scorso gennaio, aveva parlato in termini diversi dei dazi.
Rischio recessione, le nuove stime di Goldman Sachs
Uno dei temi principali sul tavolo resta il rischio recessione, con le banche d’affari Usa che stanno rivedendo (al ribasso) le loro stime. Tra questi gli economisti di Goldman Sachs che scrivono: “Abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni di crescita del PIL per il quarto trimestre del 2025 allo 0,5% e aumentato la probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi dal 35% al 45% a seguito di un forte inasprimento delle condizioni finanziarie, dei boicottaggi dei consumatori stranieri e di un continuo aumento dell’incertezza politica che rischia di deprimere la spesa in conto capitale più di quanto avevamo ipotizzato in precedenza”.