Notizie Notizie Mondo Davos 2025, Dimon spazia su tutto: dice sì ai dazi di Trump, fa pace con Musk e lo definisce “il nostro Einstein”

Davos 2025, Dimon spazia su tutto: dice sì ai dazi di Trump, fa pace con Musk e lo definisce “il nostro Einstein”

23 Gennaio 2025 10:08

Il protezionismo commerciale di Donald Trump è positivo per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e vale il prezzo di un po’di inflazione. Lo ha detto Jamie Dimon, ceo di JPMorgan, ai microfoni di Cnbc in un’intervista al margine del summit annuale del World Economic Forum di Davos.

“Anche se è un po’ inflazionistico è buono per la sicurezza nazionale,  e così sia. Bisogna farsene una ragione”, ha detto Dimon riferendosi alle politiche di dazi commerciali nei confronti di Cina, Canada e altri paesi, più volte annunciate dal presidente appena insediatosi alla Casa Bianca. “La sicurezza nazionale vale un po’ più di inflazione”.

Il capo della maggior banca d’affari americana in termini di asset ha anche detto di aver ricucito i rapporti con Elon Musk. “È il nostro Einstein”, ha detto. “Vorrei aiutare lui e le sue aziende per quanto ci è possibile.”

I dazi “sono un’arma economica”. I bersagli di Trump (per ora) sono Messico, Canada, Cina ed UE

Da quando si è insediato, lo scorso 20 gennaio, Trump è sembrato iperattivo, dividendo il suo tempo tra la firma di ordini esecutivi e incontri con la stampa con cui ha parlato a ruota libera.

Ogni giorno ha menzionato i dazi, dicendo che la loro introduzione potrebbe cominciare a partire dall’1 febbraio. Destinatari di queste politiche saranno, secondo quanto detto da Trump finora, Messico, Canada, Cina ed Unione Europea. L’UE starebbe trattando gli USA “molto, molto male”, con i suoi enormi deficit della bilancia commerciale. Da gennaio alla fine di novembre 2024 il dato sarebbe stato di 214 miliardi di dollari in favore dell’Eurozona.

Dimon non ha commentato i dettagli dei piani del presidente americano ma ha detto che tutto dipende da come verranno realizzati: “sono un’arma economica, dipende da come li usi, perché li usi, cose del genere. I dazi sono inflazionistici e non inflazionistici.”

Il ceo non è apparso molto preoccupato nemmeno per gli effetti che i dazi potrebbero avere sulla valuta americana. “I dazi possono cambiare il dollaro, ma la cosa più importante è la crescita”, ha detto.

Secondo le ultime notizie la Casa Bianca starebbe prendendo in considerazione dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina e del 25% da Canada e Messico.

Il contenzioso con Musk è acqua passata: “ci siamo abbracciati ed è finita lì”

Il contenzioso tra JPMorgan ed Elon Musk riguardava l’aggiustamento di prezzo di warrant su azioni Tesla che Musk aveva venduto a JPMorgan nel 2014. La banca aveva fatto causa a Tesla nel 2021, chiedendo un risarcimento di 162,2 milioni di dollari più spese. La causa è stata ritirata l’anno scorso e ora Dimon e Musk vanno di nuovo d’amore e d’accordo.

“Ci siamo abbracciati ed è finita lì”, ha detto Dimon, raccontando che il magnate del tech “é venuto ad una delle nostre conferenze, io e lui abbiamo avuto una lunga e piacevole conversazione. Abbiamo chiarito le nostre divergenze”.

Il banchiere ha avuto parole di elogio per le innovative aziende di Musk, come Tesla, SpaceX e Neuralink. “È il nostro Einstein. Mi piacerebbe essere utile a lui e alle sue aziende il più possibile”.

Il ceo cauto sul mercato azionario: prezzi un po’ troppo alti.  Servono politiche pro-crescita

Il ceo del colosso newyorkese ha anche espresso una certa cautela sull’andamento del mercato azionario americano, da anni in un rally pressoché costante, parlando dei rischi di deficit fuori controllo, inflazione e tensioni geopolitiche. “I prezzi degli asset sono un po’esagerati, guardando ogni misura. Sono nel 10% o 15% più alto delle quotazioni storiche.”

Dimon ha anche notato come i prezzi di certe obbligazioni, come per esempio il debito sovrano, siano “ai livelli più alti di tutti i tempi”, e come questo possa nascondere insidie. “Ci vogliono risultati molto buoni per giustificare quei prezzi”, ha sottolineato. “Per esempio avere strategie pro-crescita, ma ci sono aspetti negativi e quegli aspetti tendono a sorprendere.”

Su spesa pubblica in deficit: problema globale che ha impatto su inflazione

Sono già almeno due anni che Dimon utilizza questi toni cauti. Nel 2022 ha aveva parlato di un “uragano” che minacciava l’economia americana. Minaccia che deve però ancora concretizzarsi.

Sono molti i temi che non convincono il manager. In particolare la spesa pubblica in deficit. “È un problema globale, non solo americano”, ha detto, “E la domanda correlata è ‘se ne andrà l’inflazione?’ Non ne sono sicuro“.

Anche le crescenti tensioni internazionali sono evidentemente motivo di preoccupazione. “Sono molto preoccupato sull’impatto che avranno sul mondo nei prossimi 100 anni”.