Notizie Notizie Italia Altro che addio bailout, e BP Bari non è l’unica. Da 2015 per Etruria & Co, Mps e banche venete Stato ha versato 21 miliardi

Altro che addio bailout, e BP Bari non è l’unica. Da 2015 per Etruria & Co, Mps e banche venete Stato ha versato 21 miliardi

16 Dicembre 2019 12:04

Stavolta si chiama BP Bari ovvero Banca Popolare di Bari. Il governo italiano salva l’ennesima banca italiana malata, e la domanda è d’obbligo. Ci saranno ripercussioni sulle banche quotate o sugli spread del debito pubblico? Giovanni Razzoli di Equita SIM risponde, facendo i paragoni con alcuni precedenti salvataggi, come quelli delle banche venete e MPS, per descrivere la portata dell’intervento pubblico.

Non vediamo rischio contagio sugli spread del debito pubblico o impatti particolarmente negativi sulle banche quotate in quanto:

  • Le dimensioni dell’intervento pubblico (900 milioni) sono inferiori rispetto a quello realizzato per le banche venete (circa 11 miliardi fra contribuzione diretta per la ricapitalizzazione e garanzie varie) e Banca Monte dei Paschi di Siena (4 miliardi) .
  • – le dimensioni di BP Bari sono limitate sia in termini assoluti (340 sportelli, totale attivo 14bn, 8bn di depositi) che relative, anche se all’istituto fa capo il più ampio franchise bancario del sud
  • le criticità di BP Bari erano note da tempo (l’NPE ratio 25% già nel 2016).

Si tratta comunque dell’ennesima operazione di salvataggio, ovvero di bailout, che porta in molti a ricordare che l’obiettivo dell’Ue di porre fine alle pratiche di bailout – salvataggi finanziati dallo Stato o anche, per dirla meglio, dai contribuenti – per sostituirle con quelle di bail-in – continui a essere oculatamente ignorato.

Sempre Equita SIM ha calcolato che la ristrutturazione del settore bancario italiano ha richiesto interventi per complessivi 33 miliardi di euro a partire dal 2015:

“In base ai nostri calcoli, dal 2015, la ristrutturazione del settore bancario ha assorbito risorse per circa 33 miliardi di cui 21 miliardi a carico dello Stato (11 miliardi per le banche venete, 4 miliardi per BMPS) e 11 miliardi delle banche: il salvataggio di BP Bari pesa per il c4% del totale di queste risorse”

Tutto, mentre i bailout continuano a ripresentarsi, e non solo in Italia visto che la Commissione Ue ha dato l’ok, proprio all’inizio del mese di dicembre, al piano di salvataggio della tedesca NordLab, negando che la ricapitalizzazione da 3,6 miliardi di euro sia un aiuto di stato. Eppure a salvare NordLab saranno i governi degli stati federali della Bassa Sassonia e della Sassonia-Anhalt, con una iniezione di 1,7 miliardi di euro. Il resto, ovvero 1,1 miliardi di euro, arriverà dalle casse di risparmio tedesche.

Insomma, non proprio una operazione condotta con soldi di privati. Non per niente, il giornalista di Bloomberg Ferdinando Giugliano twitta così:

Lo stesso ricorda come alla fine l’era dei bailout nell’Unione europea non sia davvero mai realmente finita.

I salvataggi delle banche italiane negli ultimi anni:

BP Bari solo l’ultima, prima Mps banche venete & Co.

  • Nel 2015 il governo italiano – guidato all’epoca da Matteo Renzi – approva il decreto salva banche, salvando così le quattro banche locali Banca Marche, le Casse di Risparmio di Ferrara, di Chieti e Banca Etruria. L’allora premier Matteo Renzi difenderà il decreto con queste parole: “Il Governo italiano quando ha visto che quattro banche rischiavano di chiudere e rischiavano di perdere migliaia di posti di lavoro e i soldi dei contribuenti è intervenuto e sono molto lieto delle misure che ha preso perché ha salvato i soldi dei conti correnti e i posti di lavoro”.
  • Banche venete: è di qualche mese fa la notizia secondo cui il conto per il loro salvataggio pagato dallo Stato (alias contribuenti) potrebbe salire a 7 miliardi di euro. Le banche venete vengono rilevate da Intesa Sanpaolo al prezzo di 1 euro. Ma l’allora e anche attuale amministratore delegato Carlo Messina precisa: Nessun regalo. E senza di noi lo stato avrebbe perso subito 10 miliardi. Vale la pena ricordare che nell’aprile del 2018 l’Istat alza le stime sul deficit e debito italiani, spiegando che sul loro ammontare aveva inciso anche il salvataggio di Mps e delle banche venete.
  • E che dire inoltre di Mps, salvata con una operazione di ricapitalizzazione precauzionale che si è tradotta in una quota del 70% nelle mani dello Stato? (con tanto di benestare della Commissione europea) Il titolo Mps è tornato poi in Borsa a fine ottobre del 2017 dopo essere stato sospeso dieci mesi prima.
  • Carige, inizio 2019: il governo M5S-Lega approva il decreto salva-Carige all’inizio del 2019 dopo la constatazione di problemi ormai ingestibili che, a fine 2018, avevano alimentato anche i rumor su una fusione tra zoppi tra il gruppo genovese e Mps.

E alla fine abbiamo, per l’appunto, BP Bari. Rizzoli di quita SIM riassume quanto avvenuto nelle ultime ore:

“Con una mossa ampiamente attesa il Governo ha varato un decreto che prevede uno stanziamento da 900mn per il salvataggio di BP Bari, commissariata venerdì da Banca d’Italia (il commissariamento ha come effetto immediato la decadenza dell’organo amministrativo). L’operazione si configura come l’approvazione alla ricapitalizzazione per pari importo del MedioCredito Centrale (controllato dallo Stato) che, insieme al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD), parteciperà al ‘rilancio della BP Bari’ (6,2% CET1 nel primo semestre). E’ quindi ragionevole ipotizzare un intervento dello schema volontario del FITD per un importo di almeno 500mn (<1% della mkt cap delle banche quotate) che porterà l’entità complessiva dell’intervento vicino a 1,5 miliardi rispetto a 1 miliardo riportato dalla stampa nei giorni scorsi. A differenza dell’intervento su Carige, non sono state al momento stanziate garanzie pubbliche sulle passività di nuova emissione di BP Bari”.

Rizzoli va avanti:

” Lo schema prevedrà secondo noi (a) una svalutazione rilevante dello stock di NPE (2 miliardi, ie 23% del portafoglio coperti al 39%) in previsione di una contestuale cessione degli stessi e (b) un ampio ricorso a riduzione dei dipendenti via esodi incentivati. MCC diventerà quindi l’anchor investor della nuova BP Bari, ricapitalizzata, ripulita dagli NPE e con molte meno filiali”.