All In sull’elettrico nel 2020: duello Tesla e Volkswagen anche per chi sarà la numero uno in Borsa
Il futuro del settore automotive è l’elettrico, lo sanno bene le case automobilistiche. Tesla punta forte sulla Cina stilando piani ambiziosi su progettazione e design e annunciando che entro fine anno produrrà il Semi, il primo camion elettrico i cui prototipi sarebbero già sotto esame con i primi clienti pronti a testarli. Ford ha comunicato il lancio di 14 nuovi modelli elettrificati nel 2020 e ora Volkswagen ha deciso di aumentare in modo significativo le previsioni di produzione di auto elettriche nel 2025. La casa automobilistica di Wolfsburg produrrà 1,5 milioni di vetture della gamma ID. nel 2025 con l’obiettivo strategico di produrre un milione di elettriche da raggiungere due anni prima del previsto, a fine 2023. Il 2020 sarà l’anno dell’arrivo sul mercato della ID.3, annunciano VW e il Responsabile della mobilità elettrica Volkswagen Thomas Ulbrich ha precisato che “quello che ci aspetta sarà l’anno chiave per il passaggio alla mobilità elettrica”.
In generale l’industria auto elettrica – ossia le tre big Volkswagen, Daimler e Bmw – intende inondare il mercato di nuovi modelli elettrici (circa 150 entro il 2023 dai 50 attuali) con un carico di investimenti in innovazione da ben 75 miliardi di euro (50 miliardi in mobilità elettrica e 25 miliardi nella digitalizzazione).
Non solo moda, Tesla vince la sfida in Borsa anche nel lungo periodo
Nel frattempo l’ascesa in Borsa di Tesla in questi ultimi mesi è inarrestabile con capitalizzazione arrivata a oltre 86 miliardi di dollari, ossia quasi quanto GM e Ford messe insieme. Non lontana la leader mondiale Volkswagen che segna 91,6 mld di euro di capitalizzazione. Ma le quotazioni più che raddoppiate in pochi mesi non devono distogliere dall’andamento di lungo periodo di Tesla. Nonostante la produzione della creatura di Musk sia ancora ben poca cosa rispetto ai colossi dell’auto, il suo status di innovatore tecnologico – spesso definita dagli analisti la Apple delle quattroruote – ha permesso al titolo di apprezzarsi di oltre +2.500% dalla sua IPO del 2010, oltre 12 volte i rendimenti dell’indice S&P 500; un trend rialzista evidente soprattutto dal 2012 in avanti nonostante la volatilità che caratterizza il titolo complice anche la vulcanicità di Elon Musk che spesso allerta Wall Street ( vedi caos tweet dell’agosto 2018).
Tesla ha registrato un utile netto a sorpresa nel terzo trimestre 2019 e ha dichiarato settimana scorsa di aver consegnato 367.500 veicoli nel 2019, raggiungendo l’obiettivo annuale dell’azienda in vista del previsto lancio del SUV Model Y del 2020. Acquisti sul titolo dettati soprattutto dalle prospettive di crescita in Cina con l’inizio delle consegne di veicoli costruiti nel suo nuovo stabilimento di Shanghai. Secondo Musk la Gigafactory e il mercato cinese saranno le chiavi per il futuro dell’azienda, con l’aumento della domanda di veicoli Tesla in Cina. Crescita sostenuta che è attesa anche in Europa. Tesla prevede di costruire 500.000 veicoli elettrici all’anno nella sua nuova fabbrica alla periferia di Berlino stando a quanto riportato nelle scorse settimane dal quotidiano tedesco Bild.
L’azione Tesla in questi anni è stata tendenzialmente molto volatile, con anche forti cali nel breve termine. Allo stesso modo, è stata capace di salire alle stelle negli ultimi mesi con +160% dai suoi minimi di metà 2019. Jeff Reeves, Editorialista di MarketWatch, sottolinea come sia naturale chiedersi se questo movimento sia un po’ troppo per essere sostenibile considerando anche il suo amministratore delegato ‘sciocco’ vende lanciafiamme per raccogliere fondi per il suo “hobby” di perforare enormi tunnel sotterranei e che la sua danza “NSFW” a Shanghai è stata solo uno sforzo per ottenere follower su Pornhub. La risposta di Reeves è che i ribassisti su Tesla si sbagliano anche perchè le opportunità in Cina non sono affatto sopravvalutate e in questi 10 anni la società ha appreso importanti lezioni a livello operativo e produttivo che le danno la giusta esperienza per affrontare con successo questo nuovo mercato.
La sponda dei regolatori
Un’auto media produce quasi 5 tonnellate di CO2 all’anno, mentre un veicolo in condivisione ad alto chilometraggio può emettere 10-20 tonnellate di CO2. Da qui i regolatori di tutto il mondo hanno iniziato a intraprendere azioni più significative per gestire le emissioni di CO2. A tal proposito si ricorda che dal primo gennaio è in vigore in Ue il nuovo regolamento che stabilisce gli standard di prestazione in materia di emissioni di CO2 per le nuove autovetture e i furgoni. I produttori dovranno ora raggiungere nuovi target più severi fissati per le emissioni medie a livello di flotta di auto e furgoni nuovi immatricolate in un determinato anno. Entro il 2025, i produttori dovranno ridurre le emissioni a livello di flotta del 15% sia per le auto che per i furgoni, rispetto ai livelli del 2021. Azioni significative sono state prese anche a New York, Shenzhen, Los Angeles, India e Londra fra gli altri e Morgan Stanley crede che tali azioni in merito al clima accelereranno nel 2020.
I veicoli elettrici, sottolineano gli analisti di Morgan Stanley, stanno progredendo nella tecnologia e nella capacità ma devono mostrare anche una via per la commerciabilità. Il CFO di TuSimple ha sottolineato che i veicoli elettrici “sono uno dei pochi esempi di come le regole siano più avanti della tecnologia”.