Notizie Indici e quotazioni AIE: outlook domanda petrolio migliorato, ma occhio a rischio COVID. Alert Usa: WTI può tornare sotto zero

AIE: outlook domanda petrolio migliorato, ma occhio a rischio COVID. Alert Usa: WTI può tornare sotto zero

14 Maggio 2020 12:00

La domanda globale di petrolio sta in qualche modo migliorando. E’ quanto ha reso noto l’AIE, l’agenzia internazionale dell’energia, diffondendo il proprio rapporto mensile. L’AIE ha rivisto al rialzo le stime sulla domanda di 700.000 barili al giorno rispetto all’outlook dell’ultimo report. Detto questo, sebbene in misura inferiore rispetto a quanto paventato, il crollo della domanda ci sarà, e sarà pari a 8,6 milioni di barili al giorno, a quota 91,2 milioni di barili al giorno (-9%).

Inoltre, a causa dei tagli record alla produzione concordati dai paesi Opec e non Opec, la produzione globale di petrolio si avvia a riportare questo mese “un calo storico”, precipitando al minimo in nove anni.

MCKITTRICK, CALIFORNIA – APRIL 24: An aerial view shows pumpjacks in the South Belridge Oil Field as oil prices have cratered with the spread of the coronavirus pandemic on April 24, 2020 near McKittrick, California. Crude oil prices dropped into in the negative territory for the first time on April 20 with millions of barrels going unused after travel restrictions and widespread social distancing measures brought on by the coronavirus (COVID-19) pandemic all but obliterated global energy demand. South Belridge Oil Field is the fourth-largest oil field in California and one of the most productive in the U.S. (Photo by David McNew/Getty Images)

“La produzione di petrolio sta reagendo in modo notevole alle forze di mercato, e l’attività economica sta iniziando a recuperare in modo graduale, seppur fragile – si legge nel report dell’organizzazione  -Tuttavia, permangono grandi incertezze. La più grande è se i governi riusciranno ad allentare le misure di lockdown senza scatenare una nuova ondata di casi Covid-19“.

Per ora, secondo l’AIE, l’allentamento del lockdown sta sicuramente contribuendo a una ripresa della domanda di energia.

Una eventuale seconda fase di contagi COVID-19 rappresenterebbe però “un grande fattore di rischio” per la domanda di petrolio e, dunque, per i prezzi.

L’agenzia non può certo permettersi di cantare vittoria, la cautela d’obbligo. I mercati guardano in ogni caso con favore alla frase che parla del miglioramento della domanda e, complici anche i dati diffusi ieri relativi alle scorte di crude Usa, premiano il petrolio.

Il contratto WTI di giugno balza così fin oltre +4% a $26,31 al barile, mentre il Brent sale di oltre +3,5% a $30,25 al barile. Ieri i dati Usa hanno segnalato che, nella settimana terminata lo scorso 8 maggio, le scorte di petrolio crude Usa sono scese di 745.000 barili a 531,5 milioni di barili: il calo, inatteso, è stato il primo da gennaio.

E’ un po’ che i prezzi del petrolio, in generale, stanno recuperando terreno, sulla scia dell’allentamento delle misure di lockdown precedentemente introdotte nel mondo per arginare i contagi del coronavirus. Ma l’outlook non è certo confortante, soprattutto per l’incertezza dell’evoluzione del COVID-19.

Non per niente Edward Moya, analista senior presso OANDA, riferisce alla Cnbc che “è difficile essere entusiasmarsi per una ipotetica ripresa costante della domanda, quando la prima economia al mondo è molto incerta sull’outlook, e grandi sono i rischi al ribasso”. Il riferimento è alla cautela mostrata ieri dal numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell, in merito alla ripresa economica degli Stati Uniti.

In più, non può passare inosservato l’alert arrivato dalla Commodity Futures Trading Commission, la commissione Usa di trading sui futures sulle commodity.

L’alert fa temere che lo shock petrolifero di fine aprile possa fare il bis.

La CFTC ha lanciato un avvertimento alle piattaforme dei mercati, ai brokers attivi nel mercato dei futures e alle stanze di compensazione, invitando tutti a “prepararsi alla possibilità che alcuni contratti continuino a far fronte a una volatilità di mercato estrema, a un contesto di bassa liquidità e forse a prezzi negativi”.

“Stiamo diramando questa nota – si legge nel comunicato della CFTC – a seguito dell’elevata e insolita volatilità e ai prezzi negativi che sono stati sperimentati dal contratto WTI con consegna fisica a maggio e dai contratti collegati”.

Il riferimento è al panico scatenatosi alla fine di aprile quando, in vista della sua imminente scadenza, il contratto con consegna a maggio è crollato alla chiusura delle contrattazioni sul Nymex di New York, ben al di sotto dello zero, fino a -$37,63 al barile, in perdita di oltre -300%.

Era la prima volta che i futures sul petrolio riportavano prezzi negativi, scontando sia motivi di caratttere tecnico (la scadenza del contratto in data 21 aprile) che motivi inerenti il meccanismo della domanda e dell’offerta, a causa del crollo della prima dovuto al lockdown e per i problemi di stoccaggio.

C’è da dire che, in alcuni casi – non nel mercato dei futures – i prezzi del petrolio erano diventati già negativi: alla metà di marzo, il Wyoming Asphalt Sour, un tipo di petrolio denso utilizzato per la produzione di asfalto, era stato venduto infatti a un valore inferiore allo zero. Praticamente, i produttori avevano pagato gli acquirenti pur di liberarsi dei loro barili. E Bloomberg aveva già avvertito in un suo articolo che altri contratti sul petrolio avrebbero potuto fare la stessa fine.