Abi: banche torneranno gradualmente a macinare utili, Npl ratio sotto 10% già a metà 2019
La ripresa del settore bancario è destinata a consolidarsi nei prossimi anni con l’ammontare dei crediti deteriorati che andrà riducendosi sostanzialmente da qui al 2019. Il rapporto di previsione AFO 2017-19 curato dall’Abi vede a fine 2019 un livello delle sofferenze nette delle banche italiane pari a 42,5 miliardi di euro, in discesa per oltre 40 miliardi di euro nel triennio. Il rapporto tra crediti deteriorati lordi complessivi e prestiti (NPL ratio) inferiore al 10% già da metà 2019.
L’Abi vede i prestiti al settore privato in aumento medio annuo del 2,8%. I ricavi sono attesi in crescita nel triennio per +2,5% in media d’anno, in particolare nella componente dei ricavi da servizi (in media +3,5% l’anno). I costi operativi sono visti in riduzione per circa il 4% l’anno. Il risultato netto d’esercizio, nuovamente positivo dal 2017, con un livello del Return On Equity (ROE) previsto al 5,2% a fine 2019. Gli utili del settore bancario tenderanno poi a crescere gradualmente senza però raggiungere livelli sufficienti a remunerare adeguatamente il capitale investito: nel biennio 2017-2018 il Return On Equity (Roe) dovrebbe risultare pari al 2,4% per poi salire nell’anno finale di previsione al 5,2%.
PrevisIoni dell’Abi sul sistema bancario che si inquadrano in uno scenario macroeconomico molto solido a livello internazionale che permette di prevedere un’economia italianana in buona salute: Pil a +1,5% nel 2017 e nel 2018 e +1,6% nel 2019. Rispetto al Rapporto di luglio si tratta di un incremento cumulato di 8 decimi di punto, prevalentemente indotto da un’accelerazione nella crescita degli investimenti, che a fine periodo tuttavia non riuscirebbero a compensare il calo registrato negli anni della crisi. I consumi delle famiglie, pur crescendo a ritmi inferiori rispetto agli investimenti, tornerebbero invece sui livelli pre-crisi. Negativo risulterebbe il contributo del commercio estero. Nel complesso, secondo le proiezioni Abi, l’attuale impostazione delle politiche di bilancio dovrebbe permettere di coniugare l’obiettivo di rientro del debito con l’esigenza di sostenere la crescita economica.
In questo scenario di ripresa, le previsioni sui dati bancari registrano un significativo miglioramento, in particolare per quel che attiene la qualità dell’attivo: al 2019 le sofferenze nette sono previste scendere a 42,5 miliardi di euro, con una riduzione di oltre 40 miliardi di euro: a fine periodo di previsione la loro incidenza sugli impieghi si collocherebbe intorno al 2%, al di sotto della media storica seppur ancora oltre i valori minimi degli anni pre-crisi. Questa riduzione risulta più ampia di quanto previsto fino a qualche mese fa, in virtù delle recenti rilevanti operazioni di cessione degli stock pregressi di crediti deteriorati ma anche di un’accelerazione nel processo di riduzione del tasso di deterioramento dei crediti ritornato sui livelli pre-crisi. “La flessione del rischio e il contesto economico positivo favorirebbero una buona vivacità della dinamica dei crediti erogati alla clientela che, tenuto conto delle operazioni di cessione e di cartolarizzazione, dovrebbero crescere ad un tasso medio del 2,8%”, sottolinea l’Abi.
Redditività in aumento grazie a riduzione costi operativi
La redditività del settore bancario trarrà beneficio da questi sviluppi. In particolare, si registrerà una riduzione dell’incidenza dei costi operativi sui ricavi e una rilevante flessione del costo del rischio. I costi operativi dovrebbero ridursi ad un ritmo medio annuo del 4%, favorendo la discesa del cost-income ratio al 63,8% a fine 2019, 14 punti percentuali in meno del picco del 2016 – anno contraddistinto però da una forte incidenza di componenti di costo straordinarie – e in linea con i valori del biennio 2013-2014.
Nel triennio di previsione gli accantonamenti dovrebbero invece risultare pari in media a 20 miliardi l’anno, di gran lunga inferiori ai 36 miliardi del 2016, ma ancora molto rilevanti nel confronto storico, in termini di incidenza sul risultato di gestione (88% in media e 53% a fine periodo) e sui crediti (94 punti base in media e 54 a fine periodo). In ripresa, anche la crescita dei ricavi, seppur su livelli ancora contenuti, soprattutto nella componente del margine di interesse.