Notizie Notizie Italia Abbraccio mortale tra banche italiane e BTP al record in tre anni. Ft cita caso UniCredit

Abbraccio mortale tra banche italiane e BTP al record in tre anni. Ft cita caso UniCredit

26 Agosto 2019 13:44

Quell’abbraccio mortale doom loop tra le banche italiane e il debito sovrano made in Italy si spezzerà mai? Dai dati di Bankitalia, diffusi lo scorso venerdì da Bankitalia e ripresi oggi da un articolo del Financial Times, emerge che l’abbraccio è più che forte che mai. O, meglio, che l’abbraccio torna a essere forte come lo era tre anni fa. Bankitalia ha reso noto infatti che, nel mese di giugno, il debito sovrano italiano presente nei bilanci degli istituti italiani ha sorpassato la soglia di 280 miliardi di euro nel mese di giugno, posizionandosi ai valori più alti di quasi tre anni fa.

Il Financial Times che, complice la crisi politica in cui l’Italia è precipitata in queste ultime settimane, sta tenendo sotto stretta osservazione tutto ciò che concerne il paese – in particolare andamento dello spread e ripercussioni, grazie al doom loop, sulle banche, ricorda che, “nonostante gli sforzi delle autorità europee di spezzare il cosiddetto doom loop tra – in generale i paesi dell’Eurozona e i loro sistemi bancari – la quota in possesso delle banche italiane dei titoli governativi continua a crescere”. Viene sottolineato, anche, come “le sofferenze del sistema bancario italiano sono citate spesso come uno dei principali rischi sistemici a cui fa fronte l’economia dell’Eurozona”.

Certo, sottolinea il quotidiano finanziario della City, in questi ultimi anni le banche italiane hanno fatto buoni progressi nel ripulire i loro bilanci, smaltendo più di 100 miliardi di crediti deteriorati nel corso degli ultimi quattro anni. Tuttavia, “nonostante questo progresso, le grandi quantità di debito governativo presenti nella pancia di questi istituti implicano che i costi di raccolta sono alla mercé delle fluttuazioni dei tassi dei bond sovrani”. Viene menzionato in particolare il caso di UniCredit, che “dispone di un Common Equity Tier 1 in apparenza buono, pari a un cuscinetto di 47 miliardi di euro”. Peccato però che la quota che UniCredit che detiene in portafoglio è ancora più grande, pari a 53 miliardi di euro”. Le cifre danno un’idea di quanto forte sia questo abbraccio mortale.

“Non sorprende dunque che, quando l’anno scorso i tassi sono schizzati, il costo implicito del funding di UniCredit sia balzato”. L’Ft fa notare, anche, il valore dei credit default swap a cinque anni su UniCredit, ovvero il rischio che UniCredit non riesca a onorare le sue obbligazioni con scadenza a cinque anni. Valore che ha iniziato il 2018 attorno alla soglia di 50 punti base, per poi volare entro il mese di ottobre oltre quota 200 punti base.

Riguardo alla “storia del termine doom loop”, l’Italia è stata triste protagonista nella drammatica estate del 2011, quando l’abbraccio mortale si manifestò in tutta la sua gravità. Successivamente, il termine venne risfoderato in riferimento al caso specifico italiano nel 2017, da Moritz Kraemer, responsabile della divisione dei debiti sovrani di S&P, in concomitanza con la crisi di Mps e delle banche venete.

In un’intervista a Reuters, Kraemer si era così espresso:

“Poniamo il caso che si verifichi un sell off sui titoli governativi italiani, o che arrivi l’annuncio di un tapering (da parte della Bce, evenienza questa che si fa sempre più remota, visto il deterioramento dei fondamentali economici dell’Eurozona, che dovrebbe portare Mario Draghi & Co, a settembre, a tagliare piuttosto i tassi o a varare un nuovo Quantitative easing). A quel punto il sistema bancario italiano sarà estremamente esposto, considerata la presenza, nei bilanci delle banche, dei bond sovrani”. E, “se questo problema dovesse peggiorare, scatenando anche salvataggi di stato del settore bancario, si assisterebbe a un circolo vizioso, che aggiungerebbe un altro elemento di complessità”. Una “cosa del genere è già accaduta (diceva, riferendosi al circolo vizioso BTP-banche) e diciamolo: i problemi del settore finanziario italiano non attengono a una o due banche: si tratta di un problema diffuso”.

La profezia di Kraemer si è già avverata l’anno scorso, alla fine di maggio, con la grave crisi istituzionale che ha colpito l’Italia a fine maggio.