Doom loop, ovvero abbraccio mortale banche-BTP. I tre istituti stranieri che rischiano di più
Lo spread impazzisce, sfondando anche il muro di 300 punti base, i tassi sui BTP italiani sforano la soglia del 3,20%, ben al di sopra della soglie pericolo di Goldman Sachs e della Bce, e le banche italiane continuano a tremare in borsa, pagando anche l’esito dell’asta dei Bot: l’espressione ‘doom loop’ torna ad assillare gli operatori di mercato di tutto il mondo.
Il bagno di sangue messo in moto dalla comunità nutrita degli hedge fund non travolge solo i BTP ma anche i titoli bancari. E non si tratta certo di un caso, vista l’esposizione che gli istituti hanno verso il debito sovrano italiano. Così come non è un caso che il sottoindice Ftse Italia All-Share Bank Index sia scivolato nelle ultime ore nel mercato orso, scendendo a livelli inferiori del 20% circa rispetto ai massimi di aprile.
Ma il “doom loop” riguarda ‘soltanto’ le banche italiane?
Di aiuto è uno studio recente della BRI, Banca dei Regolamenti Internazionali o anche Banca delle banche centrali.
L’analisi conferma che il debito governativo italiano incide sugli asset bancari italiani per quasi il 20%: si tratta di una delle percentuali più elevate al mondo.
In media, stando a quanto riportato da Eric Dor, direttore della divisione di Studi Economici dell’IESEG School of Management, ci sono dieci banche che hanno un’esposizione verso i BTP superiore al 100% del loro capitale Tier 1: esattamente il parametro che viene utilizzato per monitorare il grado di solvibilità degli istituti di credito.
La lista include le due banche italiane più grandi: UniCredit e Intesa SanPaolo, che hanno rispettivamente un’esposizione che rappresenta il 145% del loro capitale Tier 1.
La lista fa però anche altri nomi: c’è Banco BPM (327%), MPS (206%), Bper Banca (176%), Banca Carige (151%).
Del doom loop italiano ha parlato nelle ultime ore anche Holger Zschäpitz, senior editor del desk finanziario di Die Welt, ricordando tra l’altro come l’Italia dipenda dai mercati, soprattutto se si considera l’emissione di bond prevista per quest’anno.
Doom loop the other way round: 5y default probability of #Italy‘s banks jumps as credit risk of #Italy keeps rising. Italian banks are the biggest creditors of Italy. Intesa holds €81.4bn in Italy govt bonds, UniCredit €54bn. pic.twitter.com/YR3DDOet69
— Holger Zschaepitz (@Schuldensuehner) May 27, 2018
L’esperto ha anche sottolineato che le banche italiane sono le prime creditrici del debito pubblico italiano, con una esposizione che è pari a 81,4 miliardi di euro per Intesa SanPaolo e a 54 miliardi per UniCredit. Non per niente, in queste ore concitate in cui sembra di essere tornati alla crisi dei debiti sovrani, i cds a cinque anni delle banche – credit default swap, contratti per assicurarsi contro il rischio di default – continuano imperterriti a salire.
Doom loop the other way round: 5y default probability of #Italy‘s banks jumps as credit risk of #Italy keeps rising. Italian banks are the biggest creditors of Italy. Intesa holds €81.4bn in Italy govt bonds, UniCredit €54bn. pic.twitter.com/YR3DDOet69
— Holger Zschaepitz (@Schuldensuehner) May 27, 2018
Ma le banche italiane non sono le uniche esposte ai BTP. Le banche francesi, per esempio, stando ai dati dell’Autorità bancaria europea, detenevano un valore combinato di bond italiani per 44 miliardi di euro; le banche spagnole per 29 miliardi.
Tre poi sono in particolare le banche non italiane che sono le più esposte, in termini assoluti, al debito italiano, secondo la ricerca di Dor.
Sono BNP Paribas, Dexia, e Banco Sabadell.
In particolare, BNP Paribas, la prima banca francese, detiene bond italiani per un valore totale di 16 miliardi di euro.
Dexia, banca franco-belga che è collassata due volte ed è stata salvata altrettante volte tra il 2008 e il 2011, ha una esposizione di 15 miliardi verso il debito pubblico italiano.
Banco Sabadell ha investito 10,5 miliardi di euro in BTP, l’equivalente di quasi il 40% del suo intero portafoglio di asset fissi, che ammonta a 26,3 miliardi, e il 110% del suo capitale Tier 1.
Così hanno scritto recentemente gli analisti di RBC Capital Management:
“In base ai dati dell’Autorità bancaria europea (EBA), stimiamo che le banche che soffrirebbero in misura maggiore l’impatto di una eventuale nuova crisi del debito in Italia sono UniCredit, Sabadell e Intesa SanPaolo”.
Gli analisti calcolano che, per ogni aumento di 10 punti base del premio sul rischio Italia, soltanto Sabadell vede assottigliarsi il capitale Tier 1 di ben 28 milioni di euro.
Doom loop: la profezia di S&P si è avverata
Un chiaro allarme sul fenomeno del doom loop era stato lanciato l’anno scorso da Moritz Kraemer, responsabile della divisione dei debiti sovrani di S&P, in concomitanza con i timori che erano esplosi sul futuro delle banche venete e mentre l’Italia attendeva ancora con il fiato sospeso il verdetto Ue sulla possibilità di avviare una ricapitalizzazione precauzionale di Mps.
Kraemer aveva rispolverato quell’espressione tanto usata durante il picco della crisi dei debiti sovrani, espressione popolare soprattutto nel periodo del picco della crisi italiana, nella drammatica estate del 2011: appunto “Abbraccio mortale”, o doom loop tra i titoli del debito pubblico italiani e le banche italiane.
In un’intervista rilasciata a Reuters il 23 maggio del 2017, l’analista aveva rassicurato come non ci fosse alcun impatto immediato sul rating dell’Italia. Ma, anche, si era chiesto:
“Poniamo il caso che si verifichi un sell off sui titoli governativi italiani, o che arrivi l’annuncio di un tapering (da parte della Bce). A quel punto il sistema bancario italiano sarà estremamente esposto, considerata la presenza, nei bilanci delle banche, dei bond sovrani”. E, “se questo problema dovesse peggiorare, scatenando anche salvataggi di stato del settore bancario, si assisterebbe a un circolo vizioso, che aggiungerebbe un altro elemento di complessità”. Una “cosa del genere è già accaduta (diceva, riferendosi al circolo vizioso BTP-banche) e diciamolo: i problemi del settore finanziario italiano non attengono a una o due banche: si tratta di un problema diffuso”.
Grazie allo smobilizzo dei crediti deteriorati (NPL), le banche italiane versano ora in condizioni di salute decisamente migliori. E all’orizzonte non è previsto alcun -almeno nell’immediato – salvataggio bancario.
Ma gli istituti, oltre alla spina del fianco degli NPL, hanno anche un tallone d’Achille: l’esposizione, appunto, al debito sovrano.
E mentre l’Italia è assediata dai sell, mentre i mercati scontano il ritorno alle elezioni anticipate già dopo agosto e l’Italia si spacca tra chi dà ragione a M5S-Lega e chi invece difende la decisione di Sergio Mattarella di dire no a Paolo Savona – facendo così tramontare l’ipotesi di un governo M5S-Lega – Ignazio Visco, numero uno di Bankitalia, avverte in merito alla necessità di tutelare il risparmio e i conti pubblici: altrimenti, aggiunge, i rischi saranno gravissimi.