Poltrona Tria in bilico: la disperazione del ministro e l’SMS-SOS inviato all’amico Brunetta
Poltrona Tria ancora in bilico: o, meglio, in bilico come sempre: le ultime indiscrezioni sulla poltrona più traballante del governo M5S-Lega sono state riportate da Il Giornale, che ha rivelato il contenuto di un messaggio SMS che il ministro dell’economia ha inviato a “quel Renato Brunetta, a cui lo lega un’amicizia e una stima ventennale”.
Nelle parole dell’SMS, che Il Giornale presenta come un vero e proprio SOS, c’è quella che viene considerata “tutta la delusione e il timore di perdere la reputazione di un accademico che si è trovato a fare il ministro dell’Economia in un governo che sembra un veliero senza capitano”.
“O meglio – continua l’articolo firmato da Augusto Minzolini – (di capitani) ce ne sarebbero due, Salvini e Di Maio, solo che uno gira il timone da una parte mentre l’altro dalla parte opposta, per cui la nave rischia di andare dritta sugli scogli. Il senso dell’Sos, parola più parola meno, è di profondo sconforto: «Non ce la faccio più, sono sottoposto ad un agguato dietro l’altro. L’ultimo è stato quello di mandarmi davanti alla commissione parlamentare di ritorno dall’Ecofin. L’unica cosa che mi interessa è salvare il Paese. Quella è la mia luce. Altrimenti, se fosse solo per me, già ora…».
Nessun riferimento diretto alle dimissioni ma una pesante ammissione di difficoltà da parte del titolare del Tesoro che, dalla stampa italiana, è stato prima definito guardiano dei conti pubblici, poi e addirittura, oggetto di una metamorfosi che lo ha portato a diventare sovranista.
“Siamo al festival dell’insipienza – scrive Minzolini – La manovra è tutta da scrivere e la parte che è scritta, magari è da cancellare: ieri il governo si è preso ore e ore per riscrivere 17 emendamenti e, quindi, per stravolgere in aula, ciò che era stato approvato in Commissione”.
E se Il Giornale parla dell’SOS lanciato da Tria a Brunetta, La Stampa riporta altre indiscrezioni, nell’articolo “Conte e 5S spingono Tria alle dimissioni, ma il leghista lo difende: deve restare lui”.
Nell’articolo si parla di una “snervante battaglia con l’Europa sulla manovra” e del fatto che “i destini del premier Giuseppe Conte e del ministro dell’Economia Giovanni Tria si stanno separando, in maniera forse irreparabile.
“Troppo distanti le ambizioni – scrive La Stampa -, troppo diverse le strategie e l’interpretazione del mandato politico. Si parla già di una data: gennaio. Si immaginano già sostituti. La componente grillina del governo, sostenuta adesso anche da Conte, discute ormai apertamente di dimissioni, e vede Tria indirizzato verso la porta d’uscita. Uno scenario che però non troverebbe d’accordo l’altro inquilino, Matteo Salvini, per nulla convinto che sia giusto mollare il ministro in questa delicatissima fase. Tutto si capirà martedì, se alla fine Conte incontrerà Jean Claude Juncker a Strasburgo e se l’Italia strapperà il via libera, a oggi impensabile, alla manovra ed eviterà la procedura di infrazione”.
Il caso della poltrona di Tria riesplode nei social, con Alan Friedman che in un tweet riporta anche che Tria è stato escluso dal meeting cruciale, con Conte, Di Maio e Salvini, che si è tenuto ieri sera.
“Il meeting è stato indetto per capire come cambiare la legge di bilancio, ma il premier ha detto che la presenza di Tria non era richiesta”.
Italy’s Treasury Minister (Tria) was excluded from a crucial meeting with the Prime Minister and his populust overlords last night. The meeting was on how to change the budget law but the premier said Tria’s presence was not required. And they wonder why the spread is so high. https://t.co/LVdTOOlzKH
— Alan Friedman (@alanfriedmanit) December 7, 2018
Da segnalare che, dimissionario nel mese di gennaio e pronto a lasciare la sua poltrona, era stato dato anche il ministro agli Affari europei Paolo Savona.
In quell’occasione, le indiscrezioni erano state riportate da Il Corriere della Sera, che aveva scritto:
“Perché Savona pensa questo, ormai. Che il governo vada cambiato. «Credimi, Matteo. Un conto è che certe cose le leggi sui giornali. Altre cose è sentirle dal diretto interessato. Per Savona, insomma, siamo al capolinea», spiegava l’altro giorno uno dei ministri leghisti a Salvini in persona. E Salvini, gelido: «Lo so, ci ho parlato». Persino le tante malelingue di Palazzo, che nelle settimane passate avevano iniziato a far passare i mugugni di Savona per un tentativo di accreditarsi a sostituire Giovanni Tria al ministero dell’Economia, sono spiazzate. Certo, il rapporto tra il titolare delle Politiche comunitarie e l’uomo che lui stesso aveva indicato per via XX settembre s’è incrinato. E, per usare l’efficace sintesi che un ministro attribuisce a Conte in persona, «Tria s’è tramutato in Savona e Savona in Tria»”.
“Chi lo conosce bene – continuava l’articolo del Corriere – giura che abbia previsto per gennaio, quando ci saranno le aste Btp più importanti, il «momento più delicato» per l’Italia. Ecco, in «quel momento più delicato» lui non ci sarà. O riesce a scongiurarlo prima, non si sa come. Oppure lo guarderà da lontano”.
I rumor erano stati prontamente smentiti dallo stesso ministro, che aveva parlato di un sogno del Corriere.
Intanto, mentre la manovra inciampa non solo sulle pensioni, ma anche sull’ ecotassa – ovvero la proposta di tasse per le auto più inquinanti che apre l’ennesima crepa nei rapporti tra la Lega e il M5S -, mentre si decide di porre su di essala fiducia (LEGGI QUI il calendario della giornata di oggi sulla fiducia), Di Maio torna a blindare la poltrona di Tria, smentendo nuovamente le indiscrezioni:
“Smentisco qualsiasi voce sulla volontà di far dimettere il ministro Tria. Vedo che alcuni giornali attribuiscono tale volontà al M5S, lo smentisco categoricamente. Tria sta facendo un grande lavoro. Squadra che vince non si cambia e Tria deve restare al ministero dell’Economia”.
Il vicepremier stellato e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico nega anche la gravità delle tensioni sull’ecotassa, e a Radio24 sottolinea che “se qualcuno pensa di far litigare il Governo su questa norma si sbaglia perchè alla fine troveremo una accordo”. Di Maio ribadisce infine che la norma verrebbe applicata solo alle nuove automobili e non a quelle che già circolano. Ma il timore delle ripercussioni sul settore è decisamente alto.