Banche europee, tra i settori FLOP del 2018. Non solo Italia, ora spaventa nota di Fitch su Bce
Azionario europeo sotto attacco, così come sotto attacco è l’intero azionario globale: con il 2018 che volge al termine, viene da chiedersi quali siano stati i settori che hanno performato peggio. Nel far riferimento al minimo in due anni a cui è scivolato oggi lo Stoxx Europe 600 Index, indice dell’azionario europeo, un articolo di Bloomberg risponde a questa domanda.
Sicuramente, le banche compaiono tra i settori più tartassati dai sell off di quest’anno: nel caso dell’Italia, per il boom dei tassi e dello spread, e dunque per l’annoso problema del doom loop; nel caso dell’Europa, più in generale, per i timori di un rallentamento dell’economia peggiore delle attese e, anche, per la paura degli effetti della Brexit.
Michael Msika e Jan-Patrick Barnert, commentatori macro presso Bloomberg, citano però anche un altro fattore la cui continua latitanza sta stremando il settore bancario, in particolare dell’area euro: la prospettiva di un rialzo dei tassi in Eurozona da parte della Bce, che sembra allontanarsi sempre di più.
Il risultato è che il sottoindice Stoxx 600 Banks, conferma che quello bancario è tra i settori peggiori di quest’anno in Europa, con una perdita del 23%, che si conferma la più forte, su base annua, dal 2011, superata solo dal tonfo del settore auto.
Per le banche, inoltre, la speranza che dalla Bce arrivi un assist ai margini e dunque alla redditività, sembra per l’appunto destinata a rimanere tale. Lo ha scritto Fitch in una nota diramata ieri: secondo l’agenzia di rating, Francoforte desisterà ancora dal varare la sua prima stretta monetaria dopo anni di una politica monetaria straordinariamente accomodante e caratterizzata anche da tassi negativi.
Il motivo è che non ci sono ancora le condizioni per tornare ad alzare i tassi.
“Le revisioni al ribasso sull’outlook della crescita dell’Eurozona e l’inflazione core che rimane ostinatamente bassa appaiono fattori che convinceranno la Bce ad astenersi dall’alzare i tassi di interesse fino al 2020“, si legge nella nota di Fitch. Questa previsione, ovviamente, non depone a favore neanche dell’euro.
Non sorprende dunque apprendere da Barclays, sulla base dei dati raccolti dall’EPFR, che a ottobre diversi investitori hanno tagliato la loro esposizione sui finanziari, optando per un giudizio “underweight”.
Ora, “quasi il 40% dei fondi è overweight sui finanziari, in ribasso del 16% rispetto ai massimi di gennaio”, si legge nella nota di Barclays.
E il giudizio di Fitch riflette quello degli analisti di Commerzbank che, in una nota recente, hanno scritto di ritenere che la prima stretta monetaria targata Bce si verificherà nel primo trimestre del 2020, visto che l’inflazione, sottolineano, rimarrà ancora bassa.
I due commentatori di Bloomberg mettono in evidenza la triste realtà: sono trascorsi più di 11 anni da quando BNP Paribas ha congelato i fondi esposti ai mutui subprime Usa, evento che alcuni considerano essere il punto di inizio della crisi finanziaria globale…e le banche devono ancora recuperare terreno”.
Le banche italiane non possono non essere citate, se si considera soprattutto la contrazione del Pil dell’Italia nel terzo trimestre, che rende le loro prospettive ancora più fosche.