Notizie Notizie Italia Spread scatta fino a 170. Osservatorio conti pubblici: proposte M5S-Lega costano 125 miliardi

Spread scatta fino a 170. Osservatorio conti pubblici: proposte M5S-Lega costano 125 miliardi

18 Maggio 2018 15:14

Fino a 125 miliardi di euro: a tanto ammontano i costi delle proposte contenute nel testo definitivo del contratto di governo M5S-Lega. La cifra è stata calcolata dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli. Fattore ancora più preoccupante: a conferma del fatto che non ci sono le coperture finanziarie per dire stop alla riforma Fornero, introdurre la flat tax e il reddito di cittadinanza, e adottare tutta quella serie di manovre di politica fiscale espansiva su cui si basa il programma, l’Osservatorio sottolinea che le entrate previste sarebbero pari ad appena 550 milioni.

Sui mercati la tensione, che sembrava essere in qualche modo rientrata nelle ultime sessioni, torna a salire: lo spread BTP-Bund a 10 anni supera nei massimi intraday anche quota 171 punti base, mentre i rendimenti decennali schizzano al 2,34%. Scattano verso l’alto anche i cds a cinque anni, volando fino a 118 punti, record dal mese di gennaio.

Dal grafico dell’Osservatorio dei conti pubblici si evince come la proposta più costosa sia l’introduzione della flat tax, (cavallo di battaglia della Lega e in generale del centrodestra), che avrebbe un costo di 50 miliardi di euro; il reddito e le pensioni di cittadinanza tanto cari al M5S di Luigi Di Maio costerebbero 17 miliardi; la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, necessaria per evitare che dal 2019 scatti l’aumento dell’Iva, peserebbe per 12,5 miliardi; ci sarebbero poi i sei miliardi di costi per eliminare le accise sulla benzina e altri cinque miliardi per facilitare l’uscita dal lavoro delle categorie escluse.

Cancellare la riforma Fornero costerebbe inoltre altri 8,1 miliardi, mentre le misure per la famiglia inciderebbero sul bilancio dello Stato per ben 17 miliardi. ù

Due miliardi circa servirebbero per potenziare i centri per l’impiego, 6 miliardi per gli investimenti.

Altri costi sarebbero rappresentati dai 400 milioni di euro di spese per l’assunzione della polizia penitenziaria e 10.000 forze dell’ordine, 1,8 miliardi per l’innalzamento dell’indennità civile.

Tutto questo, a fronte di coperture decisamente esigue: 100 milioni di euro arriverebbero eliminando i vitalizi, altri 200 milioni attraverso la riduzione delle missioni internazionali, 100 milioni riducendo il numero dei parlamentari, altri 100 milioni con il taglio delle pensioni d’oro.

Non c’è alcun dubbio sul fatto che l’ammontare complessivo sia del tutto risicato rispetto alle ambiziose riforme contenute nel programma dei due partiti. I costi monstre cozzano in modo quasi plateale con la necessità di ridurre il debito pubblico italiano, che l’Osservatorio dei conti pubblici di Cottarelli presenta così su Twitter:

Due giorni fa, Cottarelli stesso aveva ammesso di essere preoccupato delle cifre che si sentivano dire in giro “sui programmi di spesa e di riduzione delle tasse del nuovo governo”.

Così l’ex commissario alla spending review dei governi Letta e Renzi aveva detto:

“Non vorrei ritrovarmi in una situazione come quella del 2011 in cui non riusciamo più a vendere i titoli di Stato italiani e lo spread va a 500 punti”.

C’è da dire che, rispetto alla bozza del contratto di governo M5S-Lega che era stata riportata lo scorso giovedì 16 maggio in esclusiva dall’Huffington Post, il programma definitivo dei due partiti ha smorzato sicuramente i toni.

Nella bozza iniziale si affermava infatti che dall’euro che si doveva poter uscire, e si chiedeva anche alla Bce di azzerare 250 miliardi di euro di debito pubblico.

Già ieri circolava bozza più soft , in cui non si faceva più riferimento all’opzione di uscita dall’euro, e in cui era scomparsa anche la proposta alla Banca centrale europea, che aveva scatenato il panico sui mercati; era presente invece una richiesta all’Eurostat affinché escludesse dal calcolo del debito pubblico i BTP acquistati dalla Bce con il piano di Quantitative easing. Anche quest’ultima proposta è stata poi affondata.

Ma la sensazione è che, quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si troverà al punto di prendere una decisione sul governo M5S-Lega, le riserve saranno ancora molte. Sicuramente sono già molte le riserve dell’ Unione europea, che ha fatto del risanamento dei conti pubblici dei suoi paesi membri la propria missione.