Notizie Notizie Mondo Quantitative Easing targato Bce: cosa ne pensano gli analisti

Quantitative Easing targato Bce: cosa ne pensano gli analisti

22 Gennaio 2015 18:14

L’Eurotower ha finalmente sfoderato il “bazooka”, il tanto atteso piano di allentamento quantitativo rivolto al mercato obbligazionario. A partire da marzo e fino al settembre 2016, la Bce ogni mese acquisterà 60 miliardi di euro di titoli di Stato e obbligazioni emesse da privati con giudizio “investment grade” (per oltre mille miliardi di euro di euro complessivi). A raffreddare l’entusiasmo degli investitori è la condivisione del rischio: le banche centrali dei singoli Paesi garantiranno l’80% del totale e solo il 20% del rischio sarà partecipato tra Banche nazionali e Bce.

“Quello di oggi è un momento storico di svolta per i mercati europei e uno step fondamentale nel processo di ulteriore integrazione”, ha commentato Mauro Vittorangeli, CIO Conviction Fixed Income di AllianzGI. Si tratta di misure destinate a provocare “un’ulteriore compressione degli spread e indebolimento dell’Euro”. Altro elemento positivo è l’orizzonte temporale di 18 mesi che, continua Vittorangeli, “saprà inoltre convincere i mercati circa la determinazione della BCE nel voler risolvere i problemi che attanagliano l’Euro zona”.

Nonostante sia arrivata tardi, rileva Anthony Doyle, Investment Director Retail Fixed Interest di M&G Investments, la Bce “alla fine è arrivata”. “Probabilmente, l’azione più forte è l’impegno di continuare il QE fino a quando nella zona euro tornerà la stabilità dei prezzi”, segnala l’esperto. “Con il QE, la BCE ha dato al mercato il segnale che farà ‘tutto il necessario’ per perseguire il suo mandato di stabilità dei prezzi”. “Queste decisioni dovrebbero risultare utili a ri-ancorare le aspettative di inflazione a medio termine e a rafforzare la forward guidance e le prospettive di crescita alla luce dell’indebolimento della valuta e del miglioramento della situazione finanziaria”, si legge in un report diffuso da Barclays. Tuttavia, ammonisce l’istituto britannico, “per far sì che la ripresa sia sostenuta, sono necessarie ulteriori riforme strutturali”.

Indicazioni maggiormente improntate alla cautela quelle di Vincenzo Longo di IG e di Paolo Guida, Vice Presidente dell’AIAF (Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari). “I mercati sembrano aver apprezzato inizialmente l’importo monstre, che non era del tutto scontato dai mercati”, ha detto Longo. “La bassa condivisione del rischio della Bce ha lasciato un po’ di amaro in bocca e sembra essere il frutto del compromesso con la Bundesbank”, rileva l’esperto secondo cui “con la manovra di oggi la Bce ha confermato di essere una Banca poco centrale”. Secondo Longo si sarebbe anche potuto fare di più. “Con questa ripartizione del rischio, probabilmente la Germania avrebbe apprezzato anche importi superiori di QE, se poi alla fine erano i singoli Paesi a farsene carico”.

“L’annuncio di Quantitative Easing della BCE -segnala Guida- ha il sapore di un delicato esercizio di equilibrismo” poiché “a fronte di una sorpresa positiva rappresentata dall’entità degli acquisti mensili, pari a 60 miliardi di euro e superiori alle attese di mercato di 50 miliardi di euro, spicca la sorpresa negativa della decentralizzazione dei rischi”.

Impatto limitato, necessario fare di più
“Dal punto di vista economico, siamo del parere che gli acquisti di titoli di Stato da parte della BCE non saranno né una panacea né un male”, ha detto Johannes Mueller, CIO Wealth Management Germany di Deutsche AWM (Gruppo Deutsche Bank). “Il duraturo effetto positivo sull’economia verrà probabilmente dalla svalutazione dell’euro, che equivale a un piccolo programma di stimolo”. In ogni caso, l’impatto complessivo del QE rischia di essere limitato”. Mille miliardi non sono abbastanza per Societe Generale, secondo cui ne servirebbero almeno il doppio. “Per far si che l’inflazione raggiunga la soglia del 2% nel medio termine, il totale degli acquisti di asset necessario sarebbe stato di 2-3 mila miliardi”.