Notizie Valute e materie prime Nuovo tonfo del petrolio affossa anche i titoli oil, si teme nulla di fatto dell’Opec

Nuovo tonfo del petrolio affossa anche i titoli oil, si teme nulla di fatto dell’Opec

27 Novembre 2014 09:02
Pioggia di vendite sul petrolio che aggiorna i minimi dal 2010 in attesa del responsi che arriveranno oggi dal meeting Opec. Sul mercato cresce il timore che dal vertice odierno in programma a Vienna uscirà un nulla di fatto nonostante i forti ribassi dei prezzi di Wti e Brent abbiano alimentato le pressioni per un taglio della produzione da parte del cartello dei principali Paesi esportatori.  
Pressioni ribassiste sul petrolio che stanno pesando sui titoli del settore oil. Oggi a Piazza Affari a soffrire sono infatti i testimonial petroliferi: Saipem (-1,95%), Tenaris (-1,26%) ed Eni (-1,19%) viaggiano in coda al Ftse Mib. 
Brent e Wti ai nuovi minimi dal 2010
Il Brent ha aggiornato questa mattina i minimi a oltre 4 anni con il mercato che teme un nulla di fatto da parte dell’Opec. Un barile di Brent, il greggio di riferimento del mare del Nord, è scivolato fino a un minimo a 75,55 dollari che rappresenta il livello più basso dal settembre 2010. Discesa ai minimi a oltre 4 anni anche per il Wti, il cui future con scadenza gennaio 2015 è scivolato fino a 72,55 dollari al barile. Da inizio anno il prezzo dell’oro nero è sceso del 26% con una decisa accelerazioen ribassista negli ultimi 5 mesi complice anche il forte apprezzamento del dollaro statunitense, la valuta in cui è quotato il petrolio. Sul greggio pesano anche fattori fondamentali quali il rallentamento della domanda globale abbinato alla forte espansione della produzione shale oil negli Stati Uniti. 
Opec divisa, Arabia Saudita ancora restia a taglio produzione 
Ieri l’intonazione negativa del petrolio è stata acuita dalla parole di Ali Al-Naimi, Ministro del Petrolio saudita, che si è detto fiducioso sulla capacità del mercato di auto-regolarsi. Gli esperti stimano che a prevalere sarà la posizione saudita che spinge per una conferma dell’output al fine di conservare le quote di mercato. Sulle stesse posizioni dell’Arabia Saudita c’è l’Iran, quinto maggiore produttore di oil all’interno dell’Opec, che si oppone a un taglio della produzione. 
“Se da un lato i tagli alla produzione potranno oggettivamente consentire una ripresa della quotazione è pur vero che, vista il crescente ruolo degli USA nel macinare milioni di barili al giorno, i paesi in questione potrebbero vedere scendere la propria quota di mercato con effetti perfino più lesivi per le rispettive economie”, rimarca Davide Marone, analista valutario DailyFX (FXCM).