Notizie Dati Bilancio Italia Illy nel mirino di Nestlè e JAB: ma nel futuro dell’azienda italiana non c’è solo il caffè

Illy nel mirino di Nestlè e JAB: ma nel futuro dell’azienda italiana non c’è solo il caffè

17 Luglio 2018 16:29

Il caffè italiano piace molto agli stranieri lo sanno bene la JAB Holding e la Nestlè, due colossi che hanno messo sul piatto due offerte per l’italiana Illy.

Fondata nel 1933 da Francesco Illy e nota per lattina rosso-argento, oggi la Illy è guidata dalla terza generazione della stessa famiglia. Il fatturato è stato di circa 460 milioni di euro (539 milioni di dollari) di vendite per il 2016, in crescita del 5,3 per cento rispetto all’anno precedente. Oggi la Illy opera in 140 paesi, numeri che fanno dell’azienda italiana uno dei più grandi torrefattori indipendenti rimasti nel settore che si consolida intorno a tre grandi operatori: Nestlé, JAB e Starbucks Corp.

JAB e Nestlè: perché l’interesse verso Illy?

E proprio due di questi avrebbe manifestato forte interesse per Illy. A scriverlo oggi Bloomberg secondo cui però la società guidata da Riccardo Illy ha seccamente rifiutato le avances straniere. La JAB possiede marchi e rivenditori tra cui Peet’s, Stumptown e Caribou e ha pagato circa 1,5 miliardi di sterline (2 miliardi di dollari) per la catena di panini e caffè Pret A Manger nel mese di maggio, costruendo così un impero del caffè attraverso le acquisizioni e avrebbero puntato ora all’italiana.

A seguirla a ruota, scrive l’agenzia USA, anche il colosso Nestlè  che avrebbe avviato un sondaggio subito bloccato vista l’indisponibilità alla vendita da parte degli azionisti. Il colosso svizzero ha avviato un progetto di espansione dei suoi marchi di caffè sotto la guida dell’amministratore delegato Mark Schneider. Secondo Euromonitor, dal 2009 Nespresso ha perso quote del mercato delle capsule da caffè in Europa occidentale, perdite  pari a 7,9 miliardi di dollari l’anno e in compenso hanno guadagnato marchi più piccoli come L’Or Espresso e Lavazza.A maggio il gigante alimentare svizzero ha deciso di spendere 7,2 miliardi di dollari per il diritto di commercializzare i prodotti Starbucks. Poi l’affaire Illy stroncato sul nascere.

Cosa c’è nel futuro di Illy

Nel futuro della Illy infatti non c’è nessuna cessione. “Abbiamo contatti regolari con queste compagnie, cosiì come con la stragrande maggioranza dei gruppi del settore, per confrontarci su aspetti non concorrenziali come il caffè e la salute, l’adattamento al cambiamento climatico e via dicendo”- afferma Andrea Illy – “Ogni ipotesi di accordi a livello societario è stata ritenuta inappropriata”.

Illy Group, la holding che controlla il marchio del caffè, è alla ricerca invece di un partner finanziario per altre attività entro il 2019 e potrebbe decidere di lanciare una prima offerta pubblica di prodotti diversi dal caffè, una nuova holding per cioccolato e tè, come ha dichiarato il Presidente Riccardo Illy in un’intervista al quotidiano La Repubblica.

“Il piano serve per accelerare la crescita e portare in Borsa le attività diverse dal caffè (…) E’ il mio obiettivo, speriamo di riuscirci. Un motivo è che andrà a scadenza il ‘quantitative easing’ e partirà la successione a Mario Draghi in Bce. Il momento per farlo è adesso, poi la finestra di abbondante liquidità che ha accompagnato i mercati potrebbe iniziare a chiudersi.