Notizie Notizie Italia Claudio Borghi: “Italexit prima o poi si farà”. Analisti: timori mercati eccessivi

Claudio Borghi: “Italexit prima o poi si farà”. Analisti: timori mercati eccessivi

20 Luglio 2018 17:00

Mercati obbligazionari agitati stamani per le voci insistenti e poi smentite di possibili dimissioni del ministro dell’economia Giovani Tria e per le nuove dichiarazioni di Claudio Borghi, capo della Commissione Bilancio a Montecitorio che si è concesso in una lunga intervista al settimanale Sette del Corriere della Sera in cui è tornato a parlare di una possibile uscita dell’Italia dall’euro.

Euroscettico della prima ora, divenuto tale nell’estate del 2011 quando, racconta lo stesso Borghi, in vacanza in Liguria vide alla televisione le immagini della crisi in Grecia e pensò che il paese era in trappola. Alla domanda su cosa fece all’epoca, Borghi ricostruisce la telefonata con l’allora politico più importante di cui aveva il numero, Angelino Alfano. “Mi rispose il suo Capo di Gabinetto, mi chiese se era urgente e io replicai: “Abbastanza, dobbiamo uscire dall’Euro” – racconta Borghi che continua – ” Mi viene da ridere: non era decisamente la persona giusta a cui rivolgermi. Cominciai a scriverne sul Giornale, nello stesso periodo in cui Alberto Bagnai creava il suo blog sulle stesse posizioni”.

Borghi: “Necessaria riforma dello spread”

Secondo lei l’Italia prima o poi uscirà dall’Euro? Gli chiede Vittorio Zincone e Borghi risponde chiaramente: “Ne sono convintissimo”.  E alla considerazione del giornalista sul fatto che in caso di Italexit gli economisti euristi prevedono uno shock travolgente: perdita del potere d’acquisto, debito alle stelle, risparmi al macero, Borghi risponde:Nel gennaio 2013 un think tank inglese riunì a Bruxelles tutti gli economisti No Euro in circolazione. Ne scaturì il “Manifesto di solidarietà europeo”. In pratica arrivammo alla conclusione che la cosa migliore, anche per aggirare la propaganda sullo shock, sarebbe stata l’uscita della Germania per prima dall’Euro.

Considerando poi che ogni volta che si parla di fantomatici piani B e di uscite dall’Euro lo spread traballa, dice Zincone, Borghi risponde: “La prima riforma europea che andrebbe fatta è proprio quella sulla garanzia del debito. Oggi la BCE ha il potere di farti saltare il debito e di metterti in ginocchio. Bisognerebbe fare in modo che la Banca centrale intervenisse appena lo spread tra i titoli di due Paesi europei raggiunge quota duecento. Sarebbe anche un modo per difendersi dalle fake news”.  Quali fake news? “Per esempio quella secondo cui nelle bozze del programma comune tra Lega e Movimento Cinque Stelle era prevista l’uscita dall’Euro. È falso (…) Appena mi sono seduto al tavolo con i Cinque Stelle ho chiesto: “Vogliamo uscire dall’Euro sì o no?”. E loro hanno risposto: “No”. Punto. Io speravo di trovare dei compagni d’avventura e invece… Resta il fatto che il sistema Euro/Bce così non funziona. Se domani al posto di Mario Draghi arrivasse Jens Weidmann…”.

Fidelity International: timori mercati su Italexit sono eccessivi

Sulla reazione dei mercati dinanzi ad una probabile uscita dall’euro dell’Italia è interessante l’analisi di Fidelity International secondo cui i timori dei mercati sono eccessivi. A spiegarlo Andrea Iannelli, Investment director obbligazionario di Fidelity, che parla di incontri con “amministratori delegati di diverse banche e i funzionari del Ministero dell’Economia e delle Finanze”, proprio per sondare il rischio Italexit e avere una prospettiva completa sugli asset italiani.

“Il famigerato spread tra BTP e Bund decennali si è mosso in maniera rapida dopo la formazione del governo guidato da Giuseppe Conte. Ma il quadro emerso dagli incontri con ad delle banche e funzionari del Ministero porta alla conclusione che“i timori dei mercati per un Italexit sono eccessivi” – così dice Iannelli che continua:

“Le banche non hanno notato nessun cambiamento degno di nota nel comportamento dei clienti in termini di afflussi o deflussi di depositi. In momenti di stress, le banche di dimensioni ridotte di solito notano deflussi mentre le banche più grandi registrano afflussi nel contesto di una ricerca della qualità e sicurezza da parte dei risparmiatori. L’assenza di variazioni di questo tipo negli afflussi/deflussi di depositi indicano che i clienti non sono di fatto preoccupati”. Guardando al futuro, le possibili elezioni anticipate possono rappresentare un potenziale rischio per i mercati e quindi ““sarà importante seguire l’evoluzione dello scenario politico in Italia”.

“A nostro avviso la percezione degli investitori internazionali, soprattutto per quanto riguarda la legge di bilancio a settembre/ottobre, è eccessivamente negativa” conclude Iannelli, che afferma di vedere “opportunità interessanti in particolare nelle obbligazioni investment grade” pur mantenendo un approccio estremamente selettivo sulle valutazioni e sulla liquidità delle obbligazioni in cui investe.