Ftse Mib: i settori con il maggior peso nell’indice a settembre 2024
Il Ftse Mib è un indice storicamente sbilanciato verso il settore finanziario, con una massiccia presenza di banche nel paniere. Ci sono però altri settori che rivestono un ruolo importante a Piazza Affari, come l’automotive, le utilities e l’oil&gas. Vediamo dunque quali sono i comparti più e meno rappresentati e quelli con il maggiore e il minore peso nell’indice.
Cos’è il Ftse Mib e perché è importante
Il Ftse Mib è l’indice di riferimento del mercato azionario italiano e viene comunemente utilizzato per descrivere l’andamento della borsa di Milano. Include le 40 azioni più importanti di Piazza Affari, le prime in termini di dimensioni (market cap) e di liquidità.
Si tratta di un indice di prezzo, calcolato cioè senza tenere conto dei dividendi pagati dalle società, ponderato sulla base della capitalizzazione di mercato corretta per il flottante. Al suo interno, nessuna azione può avere un peso superiore al 15% del paniere.
I settori con più società nell’indice
La composizione del Ftse Mib è in grado di influenzare in maniera sensibile la sua performance nel tempo. Storicamente, l’indice presenta una forte presenza di titoli del settore finanziario, in particolare banche. Questo fa sì che, tendenzialmente, un andamento positivo del comparto bancario sostiene l’indice, mentre un eventuale ribasso generalizzato degli istituti di credito ha un effetto frenante sul benchmark di riferimento di Piazza Affari.
Sono ben 8 le banche che fanno parte del Ftse Mib: si tratta di Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mediobanca, Bper, Mps, Finecobank e Banca Popolare di Sondrio.
Folta anche la rappresentanza delle Utilities, con ben 7 società: Enel, A2a, Terna, Italgas, Hera, Erg e Snam.
Per contro, i settori con il minor numero di aziende nell’indice principale sono la Tecnologia (con la sola STMicroelectronics) e il Food & Beverage (con Campari).
Il peso di ogni settore nel Ftse Mib
Considerando la capitalizzazione di ciascun settore, calcolata come somma delle market cap dei singoli titoli che ne fanno parte, a farla da padrone sono proprio le banche, con una market cap complessiva di 174,8 miliardi e un’incidenza del 25% sul totale (circa €698 miliardi). Anche tre mesi fa gli istituti di credito la facevano da padrone.
Al secondo posto l’Automotive, composto da 4 società con una valutazione complessiva superiore a 127,1 miliardi di euro e pari al 18,2% del totale. Questo principalmente grazie a Ferrari, la società con la maggior capitalizzazione a Piazza Affari. Stellantis ha subito un brusco calo negli ultimi mesi, a causa della debolezza del settore e dei risultati sottotono, con prospettiva di margini in sofferenza anche nel 2025. Pirelli e Iveco completano il quartetto dell’Automotive.
Seguono le utilities (circa 124 miliardi e 17,7%) e l’Oil & Gas (poco più di 65 miliardi e 9,3%), quest’ultimo grazie soprattutto al colosso Eni.
Settore | Numero Componenti | Market Cap (mld €) | Peso % sul Ftse Mib |
Banche | 8 | 174,8 | 25,0% |
Automotive | 4 | 127,1 | 18,2% |
Utility | 7 | 123,9 | 17,7% |
Oil&Gas | 3 | 65,1 | 9,3% |
Assicurazioni | 3 | 62,6 | 9,0% |
Industriali | 4 | 42,1 | 6,0% |
Tecnologia | 1 | 23,6 | 3,4% |
Health Care | 3 | 22,6 | 3,2% |
Moda e Lusso | 2 | 19,3 | 2,8% |
Tlc e Media | 2 | 15,7 | 2,2% |
Servizi Finanziari | 2 | 11,4 | 1,6% |
Food&Beverage | 1 | 10,2 | 1,5% |
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 10 settembre
Settori ciclici e anticiclici
I settori possono essere classificati sulla base della loro dipendenza dall’andamento generale dell’economia e dunque ripartiti in due categorie: ciclici e anticiclici.
I settori ciclici sono molto correlati con il ciclo economico e tendono a performare bene in fasi di espansione, mentre fanno tendenzialmente più fatica quando l’economia è in recessione o cresce ad un ritmo debole. Fanno parte di questi comparti l’automotive, la finanza, la tecnologia, i servizi industriali, l’edilizia, viaggi e tempo libero.
Viceversa, i settori anticiclici sono quelli il cui andamento è più indipendente dal ciclo, poiché la domanda tende a non diminuire nemmeno in fasi di contrazione o rallentamento dell’economia. Tra questi si possono citare le utility, gli alimentari, i beni di consumo, il farmaceutico, le telecomunicazioni.
Per via di queste caratteristiche, i titoli ciclici sono generalmente più interessanti nelle fasi espansive dell’economia, mentre gli anticiclici, o difensivi, sono privilegiati dagli investitori nei periodi di incertezza. La distinzione tra ciclici e anticiclici è importante in ottica di diversificazione del portafoglio, ma non deve essere presa in modo schematico, poiché l’andamento dei titoli e dei settori è condizionato da diversi altri elementi.