Dividend yield, la classifica del Ftse Mib: chi rende di più e chi meno (23/05/24)

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In un ambiente di mercato in continua evoluzione, in cui non mancano le incertezze, gli investitori sono alla ricerca di rendimenti sicuri e stabili e modificano il proprio portafoglio per proteggersi da eventuali scossoni improvvisi. In tale contesto, i titoli con dividendi elevati risultano particolarmente appetibili, poiché in grado di garantire flussi di entrate stabili, anche in fasi caratterizzate da elevata volatilità. Di seguito vengono esaminate le società del Ftse Mib, ossia le più importanti di Piazza Affari, che offrono le opportunità più interessanti in termini di dividend yield.
L’importanza del dividendo nell’attuale contesto macro
Alla luce dei recenti progressi sul fronte dell’inflazione nell’eurozona, con ogni probabilità la Bce taglierà i tassi di 25 punti base a giugno, come anticipato dalla stessa presidente Lagarde e da altri funzionari del Consiglio direttivo. Più incerto il percorso futuro dei costi di finanziamento, viste anche le indicazioni peggiori delle attese giunte stamani dai dati sui salari negoziati. Tuttavia, gli operatori continuano a prevedere fra i due e i tre tagli complessivi nel corso dell’anno.
La situazione è più complicata negli Usa, dove il processo disinflazionistico sta incontrando maggiori difficoltà e i membri della Federal Reserve continuano a predicare cautela (come emerge dalle minute dell’ultima riunione), suggerendo che i tassi potrebbero rimanere su livelli restrittivi ancora per un tempo piuttosto prolungato.
In ogni caso, la prospettiva di un allentamento della politica monetaria è concreta e accresce l’attenzione per il mercato azionario e l’importanza dei dividendi, in grado di offrire rendimenti stabili e di rappresentare una fonte di reddito diretta e affidabile, in vista di una normalizzazione delle cedole obbligazionarie.
Inoltre, tensioni geopolitiche e incertezze economiche possono generare volatilità dei mercati, spingendo gli investitori alla ricerca di strumenti di mitigazione del rischio. In tal senso, le azioni che pagano corposi dividendi diventano estremamente appetibili.
Cos’è il dividend yield
Per valutare la bontà dei dividendi pagati da una società gli investitori non devono guardare solo all’ammontare della cedola, ma anche e soprattutto al suo rendimento, espresso dal dividend yield: un valore percentuale determinato attraverso il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo di mercato dell’azione stessa.
La formula per il calcolo del dividend yield è dunque: (Dividendo Annuale per Azione / Prezzo Attuale dell’Azione) × 100
Questo parametro, così come tutti i principali multipli, viene particolarmente utilizzato nell’analisi comparativa con l’obiettivo di confrontare il posizionamento di un’impresa rispetto ad altre. Più è elevato il dividend yield, migliore è il giudizio sulla capacità dell’azienda di remunerare il capitale investito. Tuttavia, è bene tenere presente che esso rappresenta una misura statica di rendimento e non tiene conto del rischio d’impresa.
Ftse Mib, la classifica dei dividend yield
Il dividend yield rimane un indicatore fondamentale per gli investitori, essendo un segnale diretto della capacità di un’azienda di generare un ritorno costante agli azionisti rispetto al prezzo corrente delle sue azioni. Nel contesto attuale di Piazza Affari, diverse aziende si distinguono per i loro rendimenti elevati. Nella tabella sottostante i titoli del Ftse Mib vengono ordinati in base al Dividend yield decrescente, quindi dal titolo che vanta il rendimento più alto a quello più contenuto.
Al vertice della classifica troviamo Banco BPM, con un dividend yield dell’8,6%, grazie a un dividendo per azione complessivo di 0,560 euro. Intesa Sanpaolo segue con un rendimento dell’8,4% e un dividendo per azione di 0,296 euro. Banca Popolare di Sondrio si posiziona al terzo posto con un dividend yield del 7,8%.
In coda alla classifica troviamo aziende come Ferrari e STMicroelectronics (con rendimenti dello 0,6%), che mostrano una diversa strategia di remunerazione agli azionisti rispetto al settore bancario, predominante nelle posizioni alte della classifica.
Titolo | Ultimo prezzo (€) | Dividendo per azione (€) | Dividend yield | Prossimo dividendo stimato (€) | Variazione stimata Dividendo a/a |
Banco BPM | 6,51 | 0,5600 | 8,6% | 0,5950 | 6,2% |
Intesa Sanpaolo | 3,54 | 0,2960 | 8,4% | 0,3440 | 16,2% |
Bca Pop Sondrio | 7,15 | 0,5600 | 7,8% | 0,4650 | -17,0% |
Stellantis | 20,59 | 1,5500 | 7,5% | 1,5870 | 2,4% |
Italgas | 4,93 | 0,3520 | 7,1% | 0,3860 | 9,7% |
Banca Mediolanum | 10,73 | 0,7000 | 6,5% | 0,7850 | 12,1% |
Eni | 14,42 | 0,9400 | 6,5% | 1,0270 | 9,3% |
Enel | 6,62 | 0,4300 | 6,5% | 0,4660 | 8,4% |
Snam | 4,34 | 0,2820 | 6,5% | 0,3000 | 6,4% |
Poste italiane | 12,48 | 0,8000 | 6,4% | 0,9840 | 23,0% |
BPER Banca | 4,77 | 0,3000 | 6,3% | 0,4310 | 43,7% |
Mediobanca (**) | 14,60 | 0,8500 | 5,8% | 1,1090 | 30,5% |
Azimut | 24,72 | 1,3800 | 5,6% | 1,7850 | 29,3% |
Generali Assicurazioni | 23,42 | 1,2800 | 5,5% | 1,4620 | 14,2% |
A2A | 1,91 | 0,0958 | 5,0% | 0,1000 | 4,4% |
Banca MPS | 5,01 | 0,2500 | 5,0% | 0,4740 | 89,6% |
UniCredit | 36,30 | 1,7800 | 4,9% | 2,4720 | 38,9% |
Inwit | 10,02 | 0,4800 | 4,8% | 0,5490 | 14,4% |
FinecoBank | 15,08 | 0,6900 | 4,6% | 0,7320 | 6,1% |
Terna | 7,72 | 0,3396 | 4,4% | 0,3740 | 10,1% |
Hera | 3,36 | 0,1400 | 4,2% | 0,1500 | 7,1% |
Unipol Gruppo | 9,15 | 0,3800 | 4,2% | 0,4570 | 20,3% |
ERG | 24,14 | 1,0000 | 4,1% | 1,0000 | 0,0% |
Tenaris (*) | 15,69 | 0,6000 | 3,8% | 0,7030 | 17,2% |
Pirelli&C | 6,05 | 0,1980 | 3,3% | 0,2780 | 40,4% |
Recordati | 48,78 | 1,2000 | 2,5% | 1,5040 | 25,3% |
Iveco Group | 11,38 | 0,2200 | 1,9% | 0,4640 | 110,9% |
Moncler | 60,54 | 1,1500 | 1,9% | 1,3390 | 16,4% |
Leonardo | 23,59 | 0,2800 | 1,2% | 0,3040 | 8,6% |
Prysmian | 59,00 | 0,7000 | 1,2% | 0,8500 | 21,4% |
Diasorin | 98,70 | 1,1500 | 1,2% | 0,9950 | -13,5% |
Brunello Cucinelli | 94,05 | 0,9100 | 1,0% | 1,1470 | 26,0% |
Amplifon | 33,43 | 0,2900 | 0,9% | 0,3870 | 33,4% |
Interpump Group | 44,02 | 0,3200 | 0,7% | 0,3680 | 15,0% |
Campari | 9,55 | 0,0650 | 0,7% | 0,0760 | 16,9% |
Ferrari | 385,80 | 2,4430 | 0,6% | 2,9350 | 20,1% |
STMicroelectronics (*) | 39,18 | 0,2400 | 0,6% | 0,2770 | 15,4% |
Nexi | 6,08 | – | – | 0,0180 | – |
Saipem | 2,31 | – | – | 0,0650 | – |
Telecom Italia | 0,25 | – | – | 0,0020 | – |
(*) Dividendo in dollari
(**) Il dividendo di 0,85 euro è riferito all’esercizio chiuso il 30 giugno 2023
Fonte: Bloomberg, elaborazione Ufficio Studi FOL, dati al 23 maggio 2024
L’impatto dei dividendi sul Ftse Mib
Il Ftse Mib, come la maggior parte degli indici, è un price index, ossia un indice calcolato sommando le capitalizzazioni di mercato di tutte le società che ne fanno parte. Tuttavia, il calcolo di questa tipologia di indice non tiene conto dei dividendi, motivo per cui la performance del Ftse Mib non riflette pienamente il ritorno per gli investitori, considerando solo l’apprezzamento in conto capitale (capital gain). Esso è infatti definito un indice a “distribuzione“, invece che ad “accumulazione“, la quale caratterista intrinseca di reinvestimento dei dividendi fa si che le quotazioni dirette subiscano un aumento di valore nominale.
Più nel dettaglio, il giorno dello stacco della cedola i titoli inclusi nell’indice subiscono nominalmente un deprezzamento, teoricamente pari al dividendo pagato; poiché Piazza Affari è una delle Borse più generose al mondo in termini di dividendi (mediamente del 3-4% annuo), nel lungo periodo questo effetto finisce per pesare sul Ftse Mib (come avvenuto questo lunedì).
Per ovviare a questo problema e rappresentare più correttamente la remunerazione totale dell’indice, è possibile prendere come riferimento la versione Total Return del Ftse Mib che tiene conto anche dello stacco e del reinvestimento di dividendi.