Commodity della settimana: rame, stimoli cinesi e produzione ancora debole spingono i prezzi

Rame che torna al centro della rubrica settimanale sulle commodities dopo una settimana di alti e bassi, ma con un una serie di fattori che potrebbero caratterizzarne l’andamento del prezzo dei futures nel prossimo periodo. Gli stimoli cinesi cominciano infatti a prendere piede e ad interessare i principali asset oggetto di trasformazione industriale, tra cui il rame rappresenta uno dei principali elementi. A questo si aggiunge un contesto macroeconomico in cui l’offerta da parte di alcuni dei principali produttori fatica a soddisfare le esigenze di mercato a causa di difficoltà operative e rallentamenti negli investimenti in raffinerie.
Outlook tra stimoli ed equilibrio domanda/offerta
Il mercato del rame sta vivendo un periodo di rinnovato interesse, grazie ai recenti sviluppi economici globali, con particolare attenzione rivolta alla Cina. Sebbene i segnali di ripresa economica siano ancora agli albori e privi di dati ufficiali in termini di miglioramenti sul fronte della produzione industriale, le nuove misure di stimolo adottate dal governo di Pechino hanno fornito un raggio di speranza per il settore.
A giovare di questa iniziativa ci sono principalmente i mercati relativi ai metalli preziosi, la cui domanda ha ricominciato a crescere in linea con l’allentamento delle politiche monetarie messe in atto. Come riportato da Global X, la Cina ha implementato una serie di provvedimenti mirati a stabilizzare l’economia e raggiungere l’obiettivo di crescita del Pil al 5%, stimolando principalmente il settore immobiliare, che rappresenta una parte significativa della domanda di rame, utilizzato nelle infrastrutture e nella costruzione di edifici. Qualora la politica economica e monetaria promossa dalla Banca Centrale cinese producesse gli effetti desiderati, ecco allora che questi potrebbero presto tradursi in una spinta significativa per il prezzo del rame.
Lato offerta lo scenario predominante è ancora caratterizzato da incertezza e volatilità. Sebbene il Cile, uno dei maggiori produttori mondiali di rame, stia progressivamente recuperando dopo le difficoltà operative degli ultimi anni, la produzione e l’offerta mineraria faticano a ripartire in modo significativo. In questo contesto diventa probabile prevedere una carenza di rame nei prossimi mesi, andando ad incrementare la pressione sui prezzi a causa di un’offerta che potrebbe non riuscire a soddisfare le richieste di consumo.
In ottica di lungo periodo le prospettive per la produzione mineraria non migliorano: pesano i limitati investimenti effettuati negli ultimi anni che hanno ridotto la pipeline di nuovi progetti, aggravando la carenza di forniture disponibili. Questo ha contribuito a far salire il prezzo di lavorazione e raffinazione, mettendo sotto pressione gli impianti di fusione, che potrebbero essere costretti a chiudere in caso di un ulteriore calo delle tariffe, come sottolineato da Global X.
Punto tecnico sul grafico del rame
Prezzo del future del rame quotato sul LME che sembra essersi risvegliato dopo la discesa estiva, grazie ad una serie di fattori strutturali ma al contempo interpretabili anche a livello grafico. Nonostante un saldo che negli ultimi sei mesi rimane con segno negativo (-5% circa), da inizio anno la performance si conferma ancora positiva (+10%) grazie al rimbalzo avviato ad agosto. Il prezzo dell’asset si muove ora in un range di mercato compreso nell’area di $ 9.400/tonnellata-10.000/tonnellata.
La ripresa del rame non è una casualità, con l’analisi precedentemente condotta si sono evidenziati alcuni tra i principali segnali che a livello grafico venivano presentati e che preannunciavano un potenziale tentativo di rialzo. Questo è avvenuto principalmente grazie alla rottura rialzista della trendline (in blu) di medio periodo, il cui pullback è stato sostenuto dal supporto statico (in giallo) in area $ 8.800/tonnellata.
Da quel momento, i volumi sono tornati a crescere ma senza trovare un apporto al momento significativo. Un impulso decisivo su questo fronte potrebbe giungere una volta che l’economia cinese riprenda la propria corsa verso i target di crescita prefissati. Questo però non esclude un nuovo tentativo di correzione nel breve termine, seppure lo scenario più probabile segni una direzione rialzista. Un importante segnale potrà essere dato qualora il supporto statico in area $ 9.400/tonnellata riesca a sostenere la pressione delle correnti in vendita che stanno caratterizzando queste ultime sedute di mercato.
Sul grafico del RSI a 14 periodi il movimento dell’oscillatore conferma appieno il contesto grafico manifestatosi sulla serie storica, con un movimento su un livello neutrale in termini di pressioni negoziali, ma che giace su un importante livello di supporto statico (in viola). L’eventuale rottura di questo livello potrebbe causare un rallentamento sui prezzi nel breve termine, ma, tuttavia, una potenziale accelerazione andrebbe a rompere al rialzo la resistenza dinamica (in verde) che comporterebbe una ripresa del prezzo. In questi termini, e visti il sentiment in cambiamento per le politiche monetarie internazionali e per il nuovo contesto macroeconomico in atto, lo scenario più probabile è pertanto una crescita del future del rame, ma attenzione ad eventuali sorprese.