Commodity della settimana: argento, volatilità in aumento tra domanda incerta e mosse Fed

Fonte immagine: iStock
L’argento torna al centro dell’attenzione degli addetti ai lavori. La commodity sta attraversando una fase complessa, caratterizzata da un mix di fattori macroeconomici, industriali e finanziari. La domanda del metallo prezioso è al centro di una crescente volatilità sostenuta dal settore fotovoltaico, che svolge ancora un ruolo centrale nella sfida della transizione energetica, e dall’evoluzione geopolitica, che potrebbe modificare gli equilibri economici globali. A tal proposito, un ulteriore driver per il prossimo futuro che dovrà essere monitorato riguarda la politica monetaria della Fed, la quale potrebbe influire sul mercato e, di conseguenza, sul prezzo dell’argento, come alternativa all’oro come bene rifugio in un’ipotesi di ritorno di fiamma dell’inflazione. Di seguito un approfondimento al grafico del future della commodity.
Argento tra incertezze e una domanda ancora forte
Il mercato dell’argento torna sotto la lente d’ingrandimento degli investitori, in quanto partecipe di una fase che lo vede altamente esposto agli shock di domanda e offerta, rendendolo uno degli asset più sensibili agli sviluppi macroeconomici.
Secondo il report “Price Sensitivity of Above-Ground Silver Stocks” del The Silver Institute, l’industria fotovoltaica è diventata uno dei principali driver di domanda di argento negli ultimi anni, con un consumo che ha superato i 194 Moz (milioni di once). Il settore si è affermato come il segmento in più rapida crescita per l’utilizzo del metallo, sostenuto dalla transizione energetica e dagli investimenti in energie rinnovabili. Tuttavia, l’evoluzione dell’economia globale e le paure di un’eventuale recessione potrebbero ridurre gli acquisti industriali, impattando la domanda complessiva del metallo. Se l’economia dovesse rallentare, i settori manifatturiero ed elettronico — che rappresentano un’ampia fetta del consumo di argento — potrebbero frenare la loro attività, limitando la crescita dei prezzi.
Un altro elemento critico per il futuro dell’argento è la politica monetaria della Federal Reserve (Fed). In un contesto di alta inflazione e di incertezza economica, la Fed sta valutando le prossime mosse sui tassi di interesse, che potrebbero avere effetti significativi sul mercato dei metalli preziosi. Il ritorno dell’inflazione rappresenterebbe infatti un elemento ostativo alla domanda di metalli preziosi, in quanto preventiverebbe un atteggiamento restrittivo della banca centrale, mantenendo tassi elevati per un periodo più prolungato. Questo avrebbe un effetto ribassista sulla pressione dei prezzi dell’argento, in quanto tassi alti rendono gli investimenti in asset a rendimento fisso (come i bond) più appetibili rispetto ai metalli preziosi, riducendo la domanda di argento al solo target di bene rifugio.
Il mercato dell’argento si trova a un bivio tra fattori di sostegno e rischi al ribasso. Il settore industriale e fotovoltaico continuano a rappresentare un pilastro per la domanda, ma la volatilità e l’incertezza sulla politica monetaria Usa rendono difficile prevedere un trend stabile. Con queste premesse, l’argento resterà uno degli asset più sensibili alle dinamiche macroeconomiche nei prossimi mesi.
Punto tecnico sul grafico del future dell’argento
Grafico del future dell’argento quotato al COMEX in una fase di retest dopo il rally sui massimi relativi a quattro mesi. Momento di pausa per riprendere fiato a seguito di una performance che nel complesso registra un +8,8% circa da inizio anno e dopo aver segnato un ritorno in area $ 34,24/oncia nell’accelerazione cominciata dai minimi relativi di fine 2024.
Nonostante una correzione che dai massimi relativi di metà febbraio registra un risultato negativo di oltre il -5%, la tendenza di fondo del grafico dell’argento presenta un trend rialzista (in blu) di medio e lungo periodo. Questo è inoltre stato rinvigorito con la rottura al rialzo della trendline (in bianco) di breve periodo che aveva caratterizzata la correzione cominciata sui massimi relativi di ottobre 2024. Un segnale del ritorno dell’interesse da parte degli investitori giunge anche da una crescita nei volumi di negoziazione in concomitanza della conferma dell’inversione data dal pattern di doppio minimo alla rottura della resistenza statica (in giallo) in area $ 30,35/oncia.
Ad oggi il range di oscillazione del prezzo è rinchiuso nell’intervallo segnato dal supporto in area $ 31,45/oncia e dalla resistenza in area $ 34,00/oncia, i quali risultano i livelli chiave da tenere monitorati per un’eventuale ripresa del rally o tentativo di retest della trendline di medio termine. Sotto questo aspetto gli sviluppi in tema di politica monetaria potranno essere un driver importante per definire la direzionalità del prossimo movimento.
Segnali di momentanea neutralità giungono anche dal grafico del RSI a 14 periodi, il quale risulta compreso tra i livelli di supporto e resistenza statici (in viola). Un’eventuale rottura di questi punti chiave potrebbe anticipare il comportamento del prezzo sulla serie storica.
Sulla base di una correlazione positiva storica rispetto al prezzo dell’oro, lo scenario più probabile suggerisce una visione rialzista nel prossimo periodo con potenziali target ambiziosi, ben oltre i massimi relativi di ottobre 2024. Attenzione tuttavia a venti contrari sul fronte macroeconomico che potrebbero invece invalidare la struttura e di conseguenza le proiezioni.