La guerra è iniziata. Ma i mercati sono scettici

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Nelle ultime 72 ore, il Medio Oriente ha assistito a un’escalation che, non molto tempo fa, sarebbe stata sufficiente a scatenare il panico sui mercati globali. Ciononostante, stamattina, all’apertura delle contrattazioni, l’impressione era l’opposto: un mondo che appare indifferente, freddo, quasi intorpidito. Perché?
Cosa è successo nelle ultime 72 ore
Venerdi sera (sabato notte italiane), gli Stati Uniti hanno lanciato l'”Operazione Midnight Hammer”: sette bombardieri stealth B-2 hanno colpito obiettivi nucleari iraniani utilizzando 14 bombe anti-bunker progettate per penetrare strutture fortificate. Fordow, Natanz e Isfahan distrutti.
Il più importante tra questi è proprio Fordow, un impianto sotterraneo scavato in profondità nella montagna (uno dei luoghi più protetti dell’intera infrastruttura nucleare iraniana, progettato per resistere a un attacco convenzionale e proseguire le operazioni anche sotto bombardamento).
A Fordow avviene l’arricchimento dell’uranio a livelli superiori al 60%, quelli tenuti da tutti perché ad un passo tecnico dal diventare materiale militare (bomba atomica). L’Iran ha infatti progressivamente rialzato i livelli di arricchimento negli ultimi anni e aumentato il numero di centrifughe attive, molte delle quali proprio a Fordow.
Gli Stati Uniti sono dovuti entrare in guerra, per forza. Solo i bunker-buster americani GBU-57, guidati da satelliti e sganciati da bombardieri stealth B-2 americani hanno la capacità di penetrare decine di metri nel sottosuolo e danneggiare un sito simile. Ed è esattamente ciò che è accaduto.
Secondo gli analisti, l’obiettivo dell’attacco non era simbolico, ma operativo, ovvero rallentare o neutralizzare le capacità iraniane di arrivare alla soglia nucleare.
Stamattina si vocifera però che l’iran abbia pensato bene di spostare la produzione in altri siti, negli ultimi giorni. il che renderebbe l’attacco un fiasco totale. Da verificare.
Nel giro di poche ore:
Il Parlamento iraniano ha votato per chiudere lo Stretto di Hormuz, la rotta attraverso cui scorre il 20% del petrolio mondiale.
Le navi commerciali hanno iniziato a deviare all’ingresso dello Stretto.
La Russia ha avvertito che “alcuni paesi sono pronti a fornire testate nucleari all’Iran”.
Il ministro degli Esteri iraniano è volato a Mosca per colloqui ad alto livello.
I ribelli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno minacciato nuovi attacchi contro le navi statunitensi.
Teheran ha accennato all’attivazione di cellule dormienti all’estero.
Trump ha dichiarato: “Non vogliamo la guerra, ma se dovessero reagire, la nostra risposta sarà molto più dura”.
Khamenei, il massimo decisore in Iran, rimane in silenzio.
E i mercati?
Lunedì 23 giugno, i mercati hanno aperto senza alcun segno di panico. Nel momento in cui scrivo stamattina prima dell’avvio degli scambi in Europa:
Nasdaq: -0,3%
S&P 500: -0,2%
EuroStoxx 50: -0,5%
Brent: -0,3% a 78,45 dollari
WTI: +1,4% a 74,6 dollari
Oro: -0,3%
Dollaro USA: +0,3%
VIX: in calo a 21,43 (-1%)
Rendimento dei Treasury a 10 anni: stabile al 4,39%
Ma perché i mercati sono così freddi davanti a questa problematica geopolitica?
A prima vista, è difficile da capire.
Ma ecco le cinque ragioni più plausibili:
1. Nessun blocco effettivo dello Stretto. Il parlamento iraniano ha votato, sì, ma solo la Guida Suprema può dare il via libera definitivo. Le petroliere continuano a navigare.
2. Nessuna rappresaglia iraniana per ora.
A meno che non si assista a un contrattacco con attacchi missilistici, droni, ecc il mercato considera l’attacco statunitense “contenuto” e circoscritto alla regione
3. Stanchezza geopolitica.
Dopo anni di tensioni tra Iran e Occidente, gli operatori sono diventati quasi “insensibili”, purtroppo è diventato quasi normale. Tra Ucraina e Gaza, aggiungere un nuovo fronte fa poca differenza per i mercati.
4. Gli Stati Uniti possono gestire gli shock dell’offerta di petrolio.
teniamolo bene a mente, trump non vuole petrolio a 100 dollari durante un anno elettorale. gli investitori si aspettano pressioni diplomatiche o strategiche su Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e addirittura Russia per aumentare la produzione, se necessario. Anche lo scisto statunitense può aumentare. Trump non vuole la benzina a $ 4 al gallone!
5. Gli asset rifugio sono divisi.
Il dollaro è forte. L’oro è piatto. Il Bitcoin è in calo. Il VIX è in calo. I capitali si stanno spostando, ma non stanno fuggendo dal sistema.
Secondo diversi analisti, il destino del petrolio potrebbe essere
1. Nessuna interruzione nei flussi fisici di petrolio: i prezzi si ritirano nella fascia tra i 70 e i 75 dollari.
2. Calo parziale delle esportazioni o incertezza prolungata: il petrolio rimane vicino ai 75-85 dollari.
3. Blocco totale o attacchi alle infrastrutture dell’OPEC+: i prezzi schizzano a 120-150 dollari.
Al di là delle stime, delle previsioni, delle analisi, la cosa che più personalmente mi ha lasciato perplesso è il fatto che i mercati siano calmi, estremamente calmi. mi sono chiesto: cos’altro deve succedere? non sono un catastrofista, chiariamoci, ma è palese che tutti stamattina ci aspettavamo una reazione forte sui mercati, qualcuno gridava al panico e ho visto gente correre alle stazioni di benzina per fare rifornimento per tutto il mese.
E’ ovvio che non significa che rimarrano per sempre asettici. La vera prova del nove è la prossima mossa dell’Iran.
ma una cosa è certa: la guerra non è più una previsione. È già in corso.
E se il rischio passa da “latente” a “reale”, i mercati potrebbero svegliarsi all’improvviso, e troppo tardi.
In tale contesto, seppur di calma apparente, è bene restare lucidi e avere un buffer consistente di liquidità a disposizione per mediare eventuali ricadute degli asset investiti. il cash deve essere visto come asset, non come parte del portafoglio non investita. Il pericolo è dietro l’angolo, potrebbe succede fra un ora o fra una settimana. Chissà. sicuramente meglio avere più cartucce a propria disposizione.