Zona Euro: la deflazione mostra i muscoli, indice “core” ai minimi storici
Si accentua il calo dei prezzi al consumo di Eurolandia. In attesa dell’inizio dello shopping della Banca centrale europea (e che questo inizi a fare effetto), a gennaio i dati preliminari diffusi da Eurostat, l’istituto centrale di statistica europeo, hanno evidenziato una preoccupante intensificazione della deflazione europea.
Dopo il -0,3% tendenziale registrato dal dato tedesco, la stima flash relativa la Zona Euro ha evidenziato che nel primo mese dell’anno i prezzi al consumo tra i Paesi aderenti la moneta unica hanno segnato un calo annuo dello 0,6%, maggiore sia rispetto al -0,2% a/a fatto segnare a dicembre e sia rispetto alla contrazione di mezzo punto percentuale stimata dagli analisti (a dicembre i prezzi al consumo sono scesi in territorio negativo per la prima volta dal 2009).
A spingere la deflazione è la discesa delle quotazioni dei prodotti energetici, -8,9% su base annua (-6,3% a dicembre) in scia del -45% registrato dalle quotazioni del Brent negli ultimi tre mesi. Segno meno anche per cibo, alcohol e tabacco (-0,1%, contro la variazione nulla dell’ultimo mese del 2014) e per il comparto dei beni industriali non energetici (da 0,0% a -0,1%). Attesi in aumento i prezzi dei servizi che nel mese corrente dovrebbero segnare un +1% (+1,2% a dicembre).
Nel complesso l’indice “core”, quello elaborato al netto delle componenti più volatili, ha evidenziato un incremento di mezzo punto percentuale (nuovo minimo storico), in arretramento rispetto al +0,7% precedente e al di sotto del +0,6% stimato dal consenso degli analisti. La discesa del “core” ai minimi storici è sintomatica del fatto che la contrazione dell’indice generale sta lentamente coinvolgendo anche i beni non direttamente correlati con il comparto energetico.
L’andamento dei prezzi al consumo tende inevitabilmente a rafforzare la decisione della Banca centrale europea di stampare moneta per acquistare titoli di Stato ma preoccupa perché le misure approvate dall’Eurotower impiegheranno mesi prima di incidere direttamente sulla dinamica dei prezzi al consumo. Le statistiche dell’Eurostat non stanno influenzando il mercato valutario, dove l’euro passa di mano a 1,1351 dollari, lo 0,3% in più rispetto al dato precedente.