Zona Euro: ancora segno meno per l’inflazione, giovedì la parola alla Bce
Eurolandia si conferma in deflazione. Per il terzo mese consecutivo l’indice dei prezzi al consumo nei Paesi aderenti la moneta unica si è confermato in territorio negativo mettendo a segno, nella lettura preliminare, un -0,1% annuo, in miglioramento rispetto al -0,2% della precedente rilevazione.
Sale anche il dato “core”, quello calcolato al netto delle componenti più volatili, passato dallo 0,7 allo 0,8 per cento. A fronte del +1% stimato per i prezzi comparto servizi, livello maggiore da un anno, i prodotti energetici segnano un rosso dell’8,1% (dal -8,7% di aprile). Sia il dato completo che l’indice “core” sono in linea con le stime degli analisti.
Nonostante gli indici dei prezzi siano decisamente lontani dal 2% del target fissato dalla Banca centrale europea, è molto probabile nella riunione dell’Eurotower in calendario giovedì a prevalere sia un atteggiamento attendista.
Con il piano di acquisto asset da 80 miliardi mensili in svolgimento e tassi ai minimi storici, l’istituto guidato da Mario Draghi dovrebbe prendere tempo in vista del pieno dispiegamento degli effetti dei provvedimenti adottati finora e delle nuove misure.
Una revisione al rialzo è invece attesa per quanto riguarda le stime di inflazione, anche alla luce della ripresa dei prezzi del greggio. Rispetto ai minimi toccati a gennaio, le quotazioni dell’oro nero sono salite di oltre 60 punti percentuali.
“La Zona Euro non è ancora fuori dalla deflazione”, rileva Bert Colijn, Senior Economist di ING. “Anche se le quotazioni del greggio sono notevolmente cresciute negli ultimi mesi, l’effetto sui prezzi è ancora limitato”. L’andamento dell’indice “depurato”, continua Colijn, “rileva che le quotazioni basse influenzano ancora i prezzi ‘core'”.
In vista dell’avvio dell’acquisto dei piano di acquisto dei corporate bond (QE Plus) e del TLTRO II (Targeted Longer-Term Refinancing Operations), “la Bce -conclude Colijn- potrà utilizzare i dati odierni per giustificare le nuove misure di allentamento in partenza il mese prossimo”.
Mario Draghi non dovrà apparire troppo “falco” nonostante “la risalita del greggio e una crescita economica robusta”, rileva Reinhard Cluse di UBS. In termini pratici “bisognerà evitare di lanciare segnali relativi la durata del QE oltre il marzo 2017 e rinviare la pubblicazione di guidance ai meeting dell’8 settembre o dell’8 dicembre”.