Xiaomi vs Apple, in borsa i cinesi escono con le ossa rotte. Nel 2020 possibile riscossa con ondata smartphone 5G
Xiaomi, da molti indicata come l’astro nascente del settore degli smartphone grazie ai prezzi competitivi dei suoi device e alla leadership in Cina, continua a soffrire fortemente alla borsa di Hong Kong. Il saldo da inizio anno del titolo della società Internet con smartphone e dispositivi smart interconnessi da una piattaforma Internet of Things è negativo di oltre il 30%. I valori attuali in Borsa (8,89 dollari di Hong Kong) sono vicini ai minimi (8,35 dollari di Hong Kong) dall’Ipo, considerata la maggiore degli ultimi anni nel settore tech con una valutazione di 54 miliardi di dollari.
Dalla quotazione (6 luglio 2018) Xiaomi ha bruciato circa 28 miliardi di dollari di valore di mercato, lasciando sul terreno circa il 47%.
Una performance che non è benché minimo paragonabile a quella di Apple che, nello stesso arco temporale, ha guadagnato circa il 42%. Da inizio 2019 il colosso di Cupertino ha messo a segno quasi un +70% toccando ieri nuovi massimi storici a 267,84 dollari.
I numeri del terzo trimestre
Xiaomi ha annunciato i risultati consolidati del terzo trimestre che si è chiuso al 30 settembre 2019. Durante questo periodo, i ricavi totali del gruppo sono aumentati del 5,5% rispetto all’anno precedente attestandosi a 53,7 miliardi di yuan, raggiungendo nel terzo trimestre i ricavi totali più alti dalla sua fondazione.
Nello specifico, il segmento degli smartphone ha realizzato ricavi per 32,3 miliardi di yuan (circa 4,2 miliardi di euro), in diminuzione del 7,8% rispetto al terzo trimestre 2018. Secondo un report di Canalys citato nel documento ufficiale di Xiaomi, il volume di vendite di 32,1 milioni di prodotti si traduce in una quota di mercato del 9,2%. A penalizzare il fatturato di Xiaomi è la forte dipendenza dal mercato degli smartphone in Cina, da cui dipendono i due terzi delle sue entrate. Nel 2019 la crescita delle vendite del colosso cinese ha iniziato a rallentare a causa del saturo mercato degli smartphone in Cina e della crescente concorrenza di Huawei e Samsung. Al tutto si aggiungono anche i dazi e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.
L’utile netto rettificato non-IFRS è stato di 3,5 miliardi di yuan, con un incremento del 20,3% rispetto all’anno precedente. L’utile per azione è pari a 0,106 yuan. L’utile netto totale rettificato del gruppo nei primi tre trimestri è stato pari a 9,2 miliardi di yuan, già superiore all’utile netto dello scorso anno. Nel corso del terzo trimestre, Xiaomi ha continuato ad operare con prudenza, migliorando costantemente la propria capacità di resistenza al rischio e ottimizzando significativamente l’utile lordo che, pari al 15,3%, è aumentato del 25,2% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 8,2 miliardi di yuan. La liquidità totale è stata pari a 56,6 miliardi di yuan.
Tali risultati sono stati possibili grazie alla strategia dell’azienda, che si focalizza già da tempo sul mercato degli smartphone e sul cosiddetto AIoT, ovvero l’unione tra l’Internet of Things e l’Intelligenza Artificiale. “Dal momento dell’adozione della strategia dual core ‘Smartphone + AIoT’, il gruppo ha fatto progressi continui con l’incoraggiante risultato di un’espansione della base utenti” ha dichiarato Lei Jun, Founder, Chairman e ceo di Xiaomi.
Pronta al passaggio al 5G con nuovi smartphone
L’azienda ha infine annunciato che nel corso del 2020 prevede di lanciare sul mercato almeno “10 modelli di smartphone 5G nel 2020”, approfittando della diminuzione del costo dei componenti. “In previsione della prossima era della tecnologia 5G, nel 2020, il gruppo continuerà a focalizzarsi sui trend di mercato e ad operare con prudenza. Con cash flow e redditività sani e stabili, siamo pronti a cogliere e rispondere alle enormi opportunità di mercato che deriveranno dall’adozione diffusa del 5G” ha spiegato Lei Jun.