Roubini mette in guardia dall’esuberanza irrazionale dei mercati: ci sono ben 8 grandi rischi che potrebbero affondare l’economia
Ventitré anni fa Alan Greenspan denunciò per la prima volta che i mercati finanziari erano in piena bolla. Il presidente della Fed parlò di esuberanza irrazionale dei mercati, una frase che divenne famosa e fece tremare i polsi agli investitori a cavallo di un bull market che a Wall Street sembrava inarrestabile. Le aziende americane scontavano utili che non trovavano alcuna rispondenza con le iper quotazioni in borsa. Il Dow Jones quotava 6.000 punti e da allora (correva il 1996) sarebbe salito ancora del 90% prima di stornare pesantemente dopo gli attentati del 11 settembre 2001.
Esuberanza irrazionale dei mercati
La circostanza di allora trova oggi molte similitudini, con Wall Street sui massimi, a quota 28.000 punti, in un contesto economico globale in forte rallentamento e sull’orlo della recessione. E a parlare di “esuberanza irrazionale dei mercati” è Nouriel Roubini, famoso docente di economia statunitense, nonché ex consigliere economico alla Casa Bianca sotto la presidenza Clinton e molto seguito negli ambienti finanziari di tutto il mondo. Secondo Roubini, che nota uno scollamento sempre più marcato fra economia reale e prezzi delle azioni in borsa, vi sono otto grandi rischi che i mercati non vedono e che potrebbero affondare l’economia spingendo i Paesi in recessione.
Otto motivi di forte preoccupazione
In primo luogo, Roubini fa notare che a fronte dell’entusiasmo degli investitori che in questo momento investono in borsa, i dati economici che giungono dalla Cina, dalla Germania e dal Giappone confermano il rallentamento della crescita economica, anche se a un ritmo meno intenso. In secondo luogo, anche se Cina e Stati Uniti hanno raggiunto una specie di tregua, la battaglia commerciale è lungi dal terminare e probabilmente si intensificherà in vista delle elezioni presidenziali del 2020. Il terzo motivo di preoccupazione di Roubini riguarda le tensioni fra Pechino e Hong Kong che potrebbero subire una escalation nel 2020 con evidenti ripercussioni su una delle piazze finanziarie più importanti del mondo. Poi, quarta ragione di preoccupazione, è la Brexit che, per il momento appare innocua, ma la situazione potrebbe subire un’accelerazione con le elezioni in Gran Bretagna. Al quinto posto, ci sono le sanzioni imposte dagli Stai Uniti all’Iran con ripercussioni su tutta l’area medio orientale e sull’andamento del prezzo del petrolio. Il sesto pericolo è dato dall’azione delle banche centrali che hanno condotto una politica monetaria pericolosa portando i tassi d’interesse a zero e potrebbero trovarsi senza munizioni in caso di recessione. Il settimo pericolo è rappresentato dal populismo che lotta contro la globalizzazione, il commercio internazionale e l’immigrazione. Le proteste attualmente in corso in Bolivia, Chile, Ecuador, Egitto, Francia, Spagna, Hong Kong, Indonesia, Iraq, Iran e Líbano hanno tutte la stessa matrice e sono tutte negative per la crescita economica. Infine, all’ottavo posto Roubini cita il presidente degli Stai Uniti Donald Trump che sta distruggendo l’ordine internazionale che regna dalla seconda guerra mondiale e ha rappresentato finora principale fonte di stabilità ed equilibrio.