World Economic Outlook, Fmi: ‘Italia più a rischio shock, taglio stime Pil per spread’
Arriva il World Economic Outlook (WEO), il rapporto sull’economia globale che il Fondo Monetario Internazionale comunica due volte l’anno, e le prospettive per l’Italia non sono affatto confortanti.
In realtà, a non essere confortante è l’outlook per l’intera economia mondiale, anch’esso oggetto di downgrade, a causa della minaccia rappresentata dalla guerra commerciale.
Nel caso specifico dell’Italia, le motivazioni del downgrade sono attinenti soprattutto al percorso di politica economica che il governo M5S-Lega ha intenzione di avviare, ai contrasti con l’Unione europea, alla necessità di preservare la riforma Fornero.
In realtà, rispetto all’aggiornamento delle previsioni dello scorso luglio, l’outlook sull’Italia è stato lasciato invariato: si continua a prevedere un rialzo del Pil dell’1,2% nel 2018 e dell’1% nel 2019, meno del +1,5% del 2017.
Le stime sono dunque invariate rispetto all’aggiornamento del World Economic Outlook di luglio ma, rispetto all’aprile di quest’anno, sono state riviste al ribasso di 0,3 punti percentuali per quest’anno e di 0,1 punti per il prossimo.
L’Italia viene considerata inoltre da Washington “più a rischio” di potenziali “shock” e, di conseguenza, , è cruciale “che il governo operi nel quadro delle regole europee”, avverte il responsabile economista del Fondo Monetario Internazionale Maurice Obstfeld, commentando nella conferenza stampa sul World Economic Outlook la decisione di tagliare le stime sul Pil italiano.
La posizione sulla Fornero, già nota, è ben chiara nel nuovo World Economic Outlook:
“In Italia le passate riforme pensionistiche e del mercato del lavoro dovrebbero essere preservate e ulteriori misure andrebbero perseguite, quali una decentralizzazione della contrattazione salariale per allineare i salari con la produttività del lavoro a livello aziendale”.
Arrivano intanto le dichiarazioni del vicepremier leghista Matteo Salvini che, nel commentare la fiammata dello spread alla vigilia, spiega la sua posizione:
“Preoccupati mai! Responsabili si, ma indietro non si torna”.
“Noi andiamo avanti tranquilli e responsabili – continua il vicepremier, che parla da Lione, in occasione del G6 dei ministri dell’Interno – Non esistono piani B o marce indietro, siamo convinti che le misure che abbiamo previsto creeranno lavoro e ricchezza”.
Il vicepremier Matteo Salvini ha continuato ad attaccare il mondo della finanza e Bruxelles riguardo allo spread e alla vigilia, intervenendo al convegno i Ugl “Crescita economica e prospettive sociali in un’Europa delle Nazioni”, nell’incontro con Marine Le Pen, si è così espresso:
“Se volessi pensare male direi che dietro lo spread di questi giorni c’è una manovra di speculatori alla Soros che puntano al fallimento di un Paese per comprare le aziende sane rimaste, a prezzi di saldo. A nome del governo dico che non toneremo indietro. Chi vuole speculare sull’economia italiana sappia che perde tempo”. Così il ministro dell’Interno
“Riguardo allo spread a 300 vorrei dire che siamo di fronte allo scontro tra economia reale e quella virtuale, tra vita vera e realtà finanziaria. Se volessi pensare male crederei che c’è chi agita lo spread perché torna l’Italia che cresce e non è quella che svende le sue aziende”.
Tornando all’Fmi, dal World Economic Outlook emerge che il Fondo ha tagliato le stime, per l’appunto, di tutta la crescita globale, con una sforbiciata che, a causa della guerra commerciale, ha interessato sia gli Stati Uniti che la Cina.
A soffrire un downgrade anche l’intera Eurozona su cui, oltre che alle tensioni commerciali, pesano anche i timori sulla Brexit.
Il Pil della Germania è stato rivisto anch’esso al ribasso, all’1,9% sia per il 2018 che per il 2019, a causa del rallentamento delle esportazioni e della produzione industriale.
Il punto è che l’Italia si conferma comunque l’economia con la crescita più bassa in Europa. La ‘colpa’ viene data all’aumento dello spread e all’incertezza sull’agenda del governo M5S-Lega:
“Abbiamo visto lo spread aumentare e questo ha contribuito al downgrade”, ha spiegato Obstfeld, aggiungendo che per l’Italia “è imperativo che le politiche fiscali preservino la fiducia dei mercati”.
Ancora, il taglio delle stime rispetto ad aprile è legato al “deterioramento della domanda esterna e interna e all’incertezza sull’agenda del nuovo governo”.
Detto questo, sul tasso di disoccupazione dell’Italia, l’Fmi stima un calo dall’11,3% del 2017 al 10,8% di quest’anno. Per il 2019 si attende il 10,5%.
Atteso in ritirata anche il debito pubblico-Pil, dal 131,8% del 2017 al 130,3% del pil quest’anno e al 128,7% del pil nel 2019, scendendo infine al 125,1% nel 2023.
E anche il deficit-Pil è visto scendere dal 2,3% del 2017 all’1,7% nel 2018 e nel 2019, per attestarsi al 2,2% nel 2023.