Wall Street: senza Qe non sa più salire e gli utili delle aziende potrebbero deludere
L’indice S&P500 ha rinnovato i suoi massimi, l’ultima volta, lo scorso 25 febbraio, il Dow Jones Industrial il 3 dello stesso mese. Forse Wall Street aveva abituato fin troppo bene gli investitori con la corsa quasi ininterrotta degli ultimi anni. Ora, tuttavia, viene trascurata dagli investitori che scelgono di tornare alla Vecchia Europa.
I venti contrari che soffiano sull’azionario americano non cesseranno presto secondo Russ Koesterich, global chief investment strategist di BlackRock. Un’affermazione che induce a riflettere visto che arriva in concomitanza con l’avvio della stagione delle trimestrali (stasera dopo la chiusura di Wall Street il tradizionale esordio con Alcoa) e che tra i venti contrari lo strategist cita “la caduta delle attese sugli utili, in parte conseguenza di un pronunciato rallentamento dell’economia statunitense”.
Economia che, come afferma lo stesso Koesterich, dovrebbe riaccelerare nel secondo trimestre. “Il problema per l’azionario Usa – riprende lo strategist – è che la Fed si sta preparando ad alzare i tassi di interesse, rimuovendo uno dei fattori di spinta (il Quantitative easing)”. Il che significa che i mercati potranno ora fare affidamento solo sulla crescita degli utili aziendali ma “sfortunatamente, c’è ben poco da questo punto di vista. Le stime degli analisti suggeriscono che gli utili del primo trimestre delle aziende dell’S&P500 saranno inferiori del 5% rispetto a quelli registrati al termine dei primi tre mesi dello scorso anno”. Sono diversi i fattori contro i quali le compagnie si scontrano “inclusa una crescita economica più debole di quanto atteso, il rapido apprezzamento del dollaro e l’accelerazione, seppur modesta, della crescita dei salari. McDonald’s è stata l’ultima società ad annunciare un incremento dei salari orari nei suoi negozi”.
Di questo “rallentamento” economico si è data la colpa “all’inverno rigido e allo sciopero nei porti della West Coast. Tuttavia bisogna sottolineare l’ampia misura delle delusioni arrivate dai dati macroeconomici. Solo la scorsa settimana il Chicago purchasing manager index è sceso a 46,3 punti in marzo, minimi dal 2009, l’Ism nuovi ordini è caduto a 51,8, i livelli più bassi dal 2013″. Per non parlare del dato più atteso che forse è anche quello che più ha deluso, la rilevazione sulle nuove buste paga nei settori non agricoli pubblicate venerdì scorso: “A marzo i non-farm payroll si sono attestati a 126.000 unità al di sotto delle più pessimistiche aspettative. Continuiamo a pensare che i fondamentali del mercato del lavoro americano siano solidi ma anche che il Pil relativo al primo trimestre sarà una nuova delusione”.