Notizie Indici e quotazioni Wall Street, pochi motivi per sorridere alla riapertura

Wall Street, pochi motivi per sorridere alla riapertura

22 Gennaio 2008 11:03

La seduta d’esordio settimanale delle borse europee, preceduta da quella delle piazze finanziarie dell’Estremo Oriente, è stata la peggiore da quella dell’11 settembre 2001. Con Wall Street chiusa per la festività del Martin Luther King Day e una settimana povera di dati macroeconomici in arrivo dagli Stati Uniti, ben pochi si sarebbero aspettati un simile disastro, che è proseguito nella notte sui listini asiatici per venire arginato solo parzialmente oggi. Le borse europee, dopo un’apertura in forte ribasso sono riuscite infatti a ridurre le perdite rincuorate dal recupero messo a segno dai future americani. I quali si mantengono tuttavia in territorio negativo in attesa di una seduta priva di dati macroeconomici di rilievo ma che prevede alcuni appuntamenti importanti in grado di aumentare l’incertezza e la tensione sui mercati.

 

Prima dell’apertura di Wall Street il segretario al Tesoro Usa, Henry Paulson, terrà un discorso sull’economia e sul mercato immobiliare, argomento quantomai spinoso in un frangente come quello attuale. Paulson è stato incaricato dal presidente Bush di discutere con il Congresso il piano di stimolo fiscale per evitare una caduta degli Stati Uniti in recessione e ha affermato che “i costi del non agire stanno diventando troppo elevati” e che “l’intervento dovrà in particolar modo essere rivolto a stimolare i consumi”. Il mercato attende che emerga qualche indicazione su quali provvedimenti verranno presi e che, secondo quanto confermato dallo stesso Paulson, potranno avere un valore complessivo di 140-150 miliardi di dollari. Se il segretario al Tesoro riuscirà a scalfire l’unica certezza che in questo momento i mercati finanziari stanno scontando, ossia una recessione negli Usa, allora potremmo assistere a una discesa in campo positiva per Wall Street. Non è un compito facile, tuttavia, soprattutto perché Paulson dovrà parlare anche di comparto immobiliare e su questo frangente le notizie non sono positive. Tra l’altro l’unico dato macroeconomico di rilievo atteso in settimana dagli Stati Uniti (giovedì) sarà proprio quello relativo alle vendite di case esistenti a dicembre, con un consensus che ottimisticamente prevede un incremento dello 0,4%.

 

A Paulson faranno da contraltare le notizie in arrivo dalla Corporate america. Sono attese oggi le trimestrali di Bank of America, Wachovia, Apple, Texas Instruments e Ambac. E se dal mondo tecnologico potrebbero arrivare timidi segnali di speranza, con un consensus che prevede un utile per azione a 1,61 dollari da 1,14 per Apple e a 0,52 centesimi da 0,45 per Texas Instruments il panorama appare ben poco sereno nei restanti tre casi. Per Bank of America le stime indicano un crollo dell’utile per azione trimestrale a 0,18 dollari contro 1,19 dello stesso periodo dello scorso anno, mentre Wachovia dovrebbe aver chiuso l’ultimo trimestre del 2007 con profitti a 0,33 dollari per azione da 1,19 precedente. Discorso a parte per Ambac il cui titolo è stato affossato dalle vendite nelle ultime tre sedute (-71%) insieme con il leader del settore delle società assicuratrici di titoli obbligazionari, Mbia (-47%).

 

L’attività di Ambac, come anche di Mbia, consiste nell’emettere strumenti in grado di coprire dal rischio di insolvenza degli emittenti obbligazionari. Le garanzie prestate su titoli legati ai mutui subprime e la crescita delle insolvenze hanno fatto tuttavia aumentare i rimborsi agli acquirenti di questi strumenti di garanzia (Credit Default Swap) rendendo gli assicuratori più fragili. Tanto che Fitch ha già tagliato il rating su Ambac da AAA ad AA e presto altre società di rating potrebbero seguire. Per rendersi conto dell’entità del problema basti pensare che Bill Gross di Pimco, il più grande gestore obbligazionario al mondo, ha calcolato che con 45mila miliardi di dollari di Cds sul mercato, un tasso di insolvenza all’1,25% porterebbe le perdite a 250 miliardi. Una crisi di tale comparto secondo gli esperti potrebbe ulteriormente penalizzare il sistema finanziario con perdite a catena nei prossimi mesi.

 

E così, come unico faro direzionale molti si rivolgono alla Federal Reserve, attesa al taglio dei tassi nella prossima riunione a fine mese. Il mercato arriva in questo momento a scontare un taglio netto di 75 punti base che porterebbe i tassi di riferimento negli Usa al 3,50% a cui seguirebbe un ulteriore intervento a marzo per 50 punti base. Tuttavia non vi può essere certezza sull’entità del prossimo taglio della Federal Reserve, fino a settimana scorsa orientata verso una riduzione di mezzo punto percentuale e la data delle riunione appare molto lontana alla luce dell’attuale turbolenza nelle borse. Da qui nasce un’altra indiscrezione che potrebbe regalare un sorriso agli operatori di borsa: la Fed potrebbe annunciare un intervento straordinario.

 


Il grafico del tasso di riferimento Usa dal 1980 a oggi. In grigio i periodi di recessione.Fed Funds dal 1980 a oggi. In grigio i periodi di recessione.Fonte: Federal Reserve

Fonte: Federal Reserve